La Valle del Cremera nella Zona del Sorbo, tra il comune di Formello e quello di Campagnano Romano, è una delle località più suggestive dell’area protetta del Parco di Veio.
A pochi chilometri dal territorio urbano di Roma, in quello che un tempo era il cratere del Sorbo, si sviluppa una vallata che ospita ampi pascoli, circondata da boschi misti di querce ed incisa dal fiume Cremera, un affluente di destra del Tevere, nel quale confluisce all’altezza del quartiere di Prima Porta,.
Le Valli del Sorbo sono riconosciute come Sito di Importanza Comunitaria – (IT6030011 – Valle Del Cremera – Zona del Sorbo) per la presenza dei caratteristici valloni tufacei della campagna romana, solcati da torrenti discretamente conservati e che ospitano una fauna interessante.
Lungo i versanti collinari ed in corrispondenza delle forre, l’area è caratterizzata da una vegetazione tipica degli ambienti freschi ed umidi. Il bosco misto è dominato dal cerro (Quercus cerris), cui si associano altre specie quali la Roverella (Quercus pubescens), l’Acero campestre (Acer campestre), l’Acero minore (A. monspessulanum), il Carpino nero (Ostrya carpinifolia) e l’Orniello (Fraxiunus ornus). In corrispondenza dei terreni pianeggianti, dove è diffuso il pascolo bovino ed equino, il prato è dominato da piante annuali, che alternano la loro presenza in funzione delle condizioni climatiche.
Le Valli del Sorbo |
Fra le specie faunistiche interessanti va ricordato il serpente cervone (Elaphe quatuorlineata), specie che si incontra luoghi ombreggiati lungo i bordi dei boschi, nelle brughiere e nei pendii rocciosi, e che ama gli ambienti caldi e piuttosto umidi e la salamandrina dagli occhiali (Salamandrina terdigitata). Nelle acque del Cremera abita il ghiozzo etrusco (Padogobius nigricans), un piccolo pesce un tempo comune e abbondante nei corsi d’acqua dell’Italia Centrale e ora in progressiva diminuzione a causa dell’inquinamento e del degrado ambientale al pari del vairone occidentale (Leuciscus souffia) anch’esso presente nel SIC. Tra gli uccelli si possono avvistare l’averla piccola (Lanius collirio) e il nibbio bruno (Milvus migrans). Una delle specie segnalate nel SIC è la Melanargia arge, una farfalla tipica dell’Italia Meridionale, particolarmente minacciata ed in via di diminuzione per cause naturali e ad opera dell’uomo e purtroppo non più rinvenuta nel Parco negli ultimi anni.
La Mola a Formello |
L'escursione organizzata dai Gruppi Ricerca Ecologica è lunga circa 7km ed inizia lungo il corso del Crèmera fino alle cascate della Mola di Formello, un mulino da grano ad acqua, edificato approfittando della cascata del fiume stesso, quando gli Orsini acquistarono il feudo di Formello (fine XIII sec.), al fine dare un nuovo impulso alle notevoli risorse agricole e naturali del territorio di Formello e Cesano.
La Mola è rimasta in funzione fino al 1950 circa; attualmente è ridotta a rudere, dopo aver macinato grano per sei secoli; adiacente alla mola è presente un antico ponte in blocchetti di tufo ad un'unica arcata, probabilmente realizzato nello stesso periodo del mulino ad acqua, che scavalca il fiume Crèmera sottostante con una luce di 8 metri ad un'altezza di 18 metri, permettendo così il raggiungimento della mola e la possibilità di percorrere un'antica via che consentiva il collegamento alla Cassia.
Oltrepassato il Cremera, il nostro percorso proseguirà inizialmente a ritroso lungo il Cremera, per poi dirigersi in salita verso un rupe sulla cui sommità si trova il Santuario della Madonna del Sorbo, un suggestivo monumento che fu prima fortilizio medievale (le prime notizie risalgono al 996 quando viene menzionato come " castellum ", forse sorto a seguito delle invasioni saracene del X sec.) e poi nel 1427, grazie al cardinale Giordano Orsini, appartenente alla famiglia nobile divenuta signora di queste terre, monastero dei Frati Carmelitani che lo trasformarono in un Santuario di Pellegrinaggio dedicato alla Madonna. Al 1682 risalgono due altari su progetto
di Carlo Fontana. Di pregio è la tavola della Madonna con il bambino
(XI-XIII sec.), oggi conservata nel Museo Parrocchiale di Campagnano.
Il Santuario della Madonna del Sorbo |
Il culto mariano, fu probabilmente rinvigorito attraverso la leggenda che narra di un guardiano privo di una mano che usava pascolare i maiali nella Valle del Sorbo. Un giorno, cercando una delle scrofe che si era allontanata, la ritrovò in atto di preghiera presso un albero di sorbo, dove era nascosta un’icona raffigurante la Madonna con il Bambino. La Vergine gli apparve, chidendogli di avvisare i formellesi della sua apparizione. Di fronte all'incredulità delle popolazioni locali, la Madonna compì un miravolo, facendo ricrescere la mano al giovane, e gli disse: "vai e convinci i tuoi paesani a costruire un santuario su questo colle. Chi verrà qui in processione avrà la mia grazia. Se non ti credono mostra loro la tua mano". Ed i formellesi costruirono un Santuario che custodisse l’albero del sorbo e l’icona che aveva parlato al giovane porcaio e che diventasse un luogo di pellegrinaggio.
- occhiali da sole
- cappello
- pile o felpa
- poncho o giacca anti-pioggia e vento
- crema solare
- maglietta di rcambio
- 1,5 litri di acqua
- scarpe adatte all'escursionismo o da trial running