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martedì 27 novembre 2018

I GRE Lazio "sposano" le Vie Francigene

Il sistema dei Cammini del Lazio

Prestigioso riconoscimento internazionale per la nostra organizzazione: l’assemblea dei soci dell’Associazione Europea delle Vie Francigene (AEVF) ha ammesso i Gruppi Ricerca Ecologica Lazio nella particolare categoria riservata alle associazioni pubbliche e private, senza fini di lucro e non a scopo commerciale, che pur non versando contributi economici svolgono attività in sostegno del progetto complessivo di valorizzazione delle Vie Francigene e che hanno sottoscritto con l'associazione un protocollo di intesa. La Via Francigena promuove infatti un patrimonio legato alle identità culturali europee partendo da un itinerario storico che si esprime attraverso un fascio di strade, sulle quali si è formata la storia dell’Europa nei secoli scorsi: un percorso di 1800 km che attraversa l’Inghilterra, la Francia, la Svizzera e l’Italia sugli antichi passi dei pellegrini medievali che camminavano verso i luoghi santi della Cristianità. Il Consiglio d’Europa ha abilitato ufficialmente l’AEVF a dialogare con istituzioni europee, regioni, collettività locali per promuovere i valori dei cammini e dei pellegrinaggi, partendo dallo sviluppo sostenibile dei territori attraverso un approccio culturale, identitario, turistico.

Tra la fine del primo millennio e l’inizio del secondo, la pratica del pellegrinaggio assunse un’importanza crescente. I luoghi santi della Cristianità erano Gerusalemme, Santiago de Compostella e Roma, e la Via Francigena rappresentò lo snodo centrale delle grandi vie della fede. Il pellegrinaggio divenne presto un fenomeno di massa, e ciò esaltò il ruolo della Via Francigena che divenne un canale di comunicazione determinante per la realizzazione dell’unità culturale che caratterizzò l’Europa. Ed insieme ai pellegrini, viaggiavano anche le merci e le idee.

La Via Francigena nell'Italia medioevale (di Gaetano Dini)
Tuttavia la ricostruzione del “vero” tracciato della Via Francigena sarebbe oggi un’impresa impossibile, poiché questo non è mai esistito: ha invece senso ritrovare le principali mansioni e i principali luoghi toccati dai viandanti lungo la Via. Più che di una vera e propria strada, infatti, si trattava di “aree di strada”, il cui percorso variava per cause naturali (straripamenti, frane), per modifiche dei confini dei territori attraversati e la conseguente richiesta di gabelle, per la presenza di briganti. Il fondo veniva lastricato solo in corrispondenza degli attraversamenti dei centri abitati, mentre nei tratti di collegamento prevaleva la terra battuta.

Il percorso oggi riconosciuto ufficialmente dal Consiglio d’Europa come itinerario della Via
Francigena, ricalca le tappe indicate nel memoriale lasciato da Sigerico, arcivescovo di Canterbury, a ricordo del pellegrinaggio da lui compiuto alla fine del X secolo. Attraverso il Gran San Bernardo e la costa toscana, Sigerico entrò nel Lazio tra Radicofani e Proceno. La prima tappa laziale della Francigena segnalata nel “diario di viaggio” dell’Arcivescovo di Canterbury, è Acquapendente, dove si trova il sacello a imitazione del Santo Sepolcro di Gerusalemme. 

Da lì il percorso tocca Bolsena, Viterbo (nota per il miracolo di santa Rosa), Capranica, Sutri, Campagnano e Formello, per giungere a Roma varcando Monte Mario, l’antico Mons Gaudii, nome che probabilmente richiamava la gioia dei pellegrini giunti ormai al cospetto della Città Eterna dopo il loro interminabile e pericoloso cammino: in tutto 180km di magnifici paesaggi, antichi borghi e aree naturali protette, dalla Tuscia al cuore della cristianità.

Ma a Roma confluisce anche un altro percorso Francigeno, conosciuto come Via Francigena del Sud, originariamente percorso dai pellegrini in transito fra la Capitale e gli approdi pugliesi da dove salpavano le navi dirette verso la Terra Santa. La Regione Lazio sin dal 2008 ha messo in atto una sinergia di interventi volti a valorizzare i cammini meridionali francigeni, investendo notevoli risorse per il recupero di diversi tracciati a sud di Roma, individuando due principali direttrici.

Una è quella della Via Prenestina – Via Latina, che attraversa la Provincia di Roma e di Frosinone sino ai confini col Molise, coinvolgendo 43 Comuni e che si articola in due varianti, una che conduce verso Cassino e l’altra che si snoda lungo la Val di Comino. Nel territorio si trovano le due grandi Abbazie laziali di Casamari e Montecassino.

L’altra è la direttrice Appia, che scende dai Castelli Romani nella Provincia di Latina, passa per l’antica città portuale di Terracina (dove già una parte dei pellegrini sceglievano la rotta marittima verso Gerusalemme) e giunge al fiume Garigliano, ai confini con la Campania. Il percorso, che interessa ventinove Comuni, segue l’antica via consolare lungo le pendici dei Monti Lepini, Ausoni e Aurunci, è ricco di siti archeologici e incrocia le Abbazie di Fossanova e Valvisciolo.