I litorali italiani come piccole discariche: rilevati in 64 arenili nazionali oltre 770 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia per un totale che supera i 180.000 oggetti spiaggiati. Critica anche la situazione nei fondali marini: il range finale di oggetti ritrovati per Km2 è compreso tra 66 e 99 e il primato, con il 77%, spetta alla plastica (essenzialmente buste, bottiglie, involucri per alimenti e attrezzi da pesca). E in superfice la situazione non cambia: nei nostri mari i rifiuti galleggiano con una densità media di 3 oggetti per km2.
Continua l’invasione delle specie aliene: nei mari nazionali sono ormai presenti oltre 250 specie non indigene di cui il 68% con “fissa dimora” lungo le nostre coste.
Troppi rifiuti sia in spiaggia che in acqua
Dal programma di monitoraggio previsto dalla Strategia Marina è possibile avere una prima base di riferimento sulla quantità dei rifiuti marini nei diversi comparti: su 64 spiagge italiane monitorate dal SNPA, tra il 2015 e il 2017, la media dei rifiuti ritrovati ogni 100 metri lineari di spiaggia supera i 777 oggetti, dei quali l’80% di plastica (bottiglie e sacchetti di plastica, contenitori per alimenti, cassette per il pesce in polistirolo, lenze da pesca in nylon, ecc.). Il restante 20 % è composto da rifiuti sanitari (cotton fioc e assorbenti), vetro e ceramica (materiali da costruzione e lampadine), carta e cartone (pacchetti e mozziconi di sigaretta, tetra pack), metallo (bombolette spray e lattine), gomma (palloncini e pneumatici), tessuti abbigliamento, tappezzeria ecc.), legno (bastoncini di gelati, cassette, ecc.). Non va meglio se si “scende a fondo”: 289 le stazioni monitorate a diverse profondità (tra i 10 e gli 800 m) con un range finale di oggetti ritrovati per Km2 nei fondali marini compreso tra 66 e 99; il primato, anche in questo caso, spetta alla plastica che raggiunge un quantitativo pari al 77% (essenzialmente buste, bottiglie, involucri per alimenti e attrezzi da pesca). Monitorata anche la situazione in superfice: nei nostri mari i rifiuti galleggiano con una densità media di 3 oggetti per km2. Notevole lo sforzo di campionamento per capire l’entità del problema: su 30 mila km di transetti lineari analizzati, per un totale di 2725 km2 di area monitorata con protocolli condivisi, rilevati complessivamente oltre 7700 oggetti di grandezza superiore a 20 cm. Di questi l’88% è composto da rifiuti marini di origine antropica e il 12% di origine naturale.
Il problema dei rifiuti in colonna d’acqua non è solo quello dei macrorifiuti ma anche quello dei microrifiuti, ossia particelle più piccole di 5 mm. In circa 427 mila m2 campionati dalla Strategia Marina (circa 60 campi di calcio), la densità delle micro particelle rilevate è maggiore di 175 mila particelle per km2.
Se si considera che la superficie delle acque territoriali italiane (12 miglia dalla linea di base) è di circa 155.000 km2, è possibile stimare che circa 28 miliardi di particelle galleggiano nelle acque intorno all’Italia.
Ulteriore conferma della grande quantità di rifiuti presenti nei nostri mari viene anche dai risultati ottenuti dall’ISPRA dalle analisi condotte attraverso la tartaruga marina Caretta caretta: su 150 esemplari di tartarughe morte spiaggiate, il 68 % presentava plastica ingerita con una media di 12 oggetti per animale.
Specie aliene: l’invasione è in continuo aumento.
Oltre 250, di cui il 68% ormai stabili lungo le coste nazionali. È il numero complessivo, in continuo aumento, delle specie aliene ritrovate nei mari italiani. Quelli non indigeni sono organismi introdotti accidentalmente o intenzionalmente dall’uomo al di fuori della loro area di distribuzione e, provocando severi impatti ecologici, ingenti danni economici ad attività̀ produttive e, a volte, conseguenze negative anche sulla salute umana, costituiscono una delle principali minacce per la biodiversità in Italia, in Europa e nel mondo. Le aree considerate a maggior rischio di introduzione sono i porti e gli impianti di acquacultura: in queste zone sono 47 le specie aliene rilevate (fitoplancton, mesozooplancton e benthos), nel periodo 2015-2017, delle quali 24 di recente introduzione.
L’ISPRA, oltre a coordinare le attività di monitoraggio della Strategia Marina, prosegue il controllo continuo e di allerta precoce delle specie aliene marine attraverso campagne di sensibilizzazione e informazione ai cittadini (come avvenuto nei casi del Redlip Blenny o la bavosa della bocca rossa, del pesce palla maculato, specie altamente tossica al consumo e del pesce scorpione, pericoloso per le spine velenose) e attraverso i social. La pagina FB Oddfish, infatti, mettendo in diretta collaborazione il mondo scientifico con quello dei pescatori, costituisce una rete informale per il monitoraggio delle specie aliene e un esempio di come accrescere la consapevolezza ambientale.
Aree Marine protette: in Italia due nuove aree protette.
Sono due le nuove aree protette istituite di recente in Italia: quella di “Capo Testa-Punta Falcone” in Sardegna, nata nel 2018, e la neonata AMP di “Capo Milazzo” in Sicilia (2019). Con le due new entry salgono a 29 le aree protette nel Belpaese alle quali si aggiungono i Parchi sommersi marini di “Baia” e “Gaiola”. Il tutto a fronte di una lista complessiva di aree di reperimento di 52 siti e quindi di nuove 21 AMP da istituire in futuro. Complessivamente le 31 AMP interessano 307.614 ha (in 9.753 ha è vietata la pesca per favorire al massimo il recupero della naturalità dei popolamenti ittici). Presenti anche 2 Parchi nazionali con estensione a Mare: l’Arcipelago di La Maddalena, l’Arcipelago Toscano e il Santuario Pelagos, per la protezione dei Cetacei.