La linea ferroviaria Roma Nord, che percorrendo 102 km in parallelo alla via Flaminia congiunge piazzale Flaminio a Viterbo passando per Civita Castellana e utilizzata nei giorni feriali da oltre 21.000 utenti, rischia di morire. I comitati dei pendolari lo denunciano da anni, ma i ritardi della Regione Lazio nell'adeguare ed ammodernare l'importante tratta extraurbana rischiano di portarla alla chiusura.
Per questi motivi i comitati hanno
convocato una grande manifestazione per il prossimo sabato 16 novembre a
piazzale Flaminio, a cui i Gruppi Ricerca Ecologica Lazio aderiscono e
saranno presenti, invitando tutti i cittadini a fare altrettanto seppur
non direttamente fruitori di questa linea ferroviaria.
Seppur si partisse oggi, i lavori durerebbero 4 - 5 anni (tra raddoppio di binario, segnalamento ferroviario, acquisto nuovi treni): decisamente troppo per resistere alle nuove prescrizioni dell'Autorità nazionale per la sicurezza ferroviaria in vigore da 1 luglio 2019. L'ANSF, infatti, pretende in primis (giustamente, diciamo noi) che i treni abbiano un apparato frenante idoneo, ma non solo. La dotazione di sicurezza dei treni della Roma Nord è infatti decisamente datata, ed addirittura sulla tratta extraurbana (quella tra Montebello e Viterbo) è basata su una superata tecnologia degli anni'50. Per questo ATAC è stata costretta dall'ANSF ad emanare una direttiva interna che dà le seguenti indicazioni per la parte extraurbana:- la velocità massima della linea consentita è 50 km/h, salvo eventuali limitazioni più restrittive di velocità notificate secondo le modalità regolamentari in vigore;
- su tutti gli attraversamenti è imposta la battuta d’arresto, pertanto tutti i treni prima di impegnare gli stessi devono arrestarsi e l’agente di condotta (macchinista-capotreno) può riprendere la marcia dopo essersi accertato del relativo stato di libertà e dell’assenza dei transiti sugli stessi;
- su tutti i deviatoi di linea non comandati da ACEI è imposta la battuta d’arresto, pertanto tutti i treni prima di impegnare tali enti devono arrestarsi e l’agente di condotta può riprendere la marcia dopo essersi accertato del corretto posizionamento degli stessi.
Rallentamenti, ritardi e soprressioni sono pertanto inevitabili, danneggiando pesantamente le comunità che più si servono di questo mezzo di trasporto pubblico fondamentale per penetrare a Roma da nord e alle quali adesso si paventa addirittura lo spettro di una chiusura della linea. E la conseguenza più immediata ai disagi non potrà che essere un impressionante aumento del traffico veicolare (e conseguentemente dello smog) sulla Flaminia, la Cassia e la Tiberina.