Adesso il rischio che l'influenza aviaria si sposti a Paesi europei precedentemente non interessati da focolai è alto ed il virus si stia diffondendo rapidamente in tutto il continente: ad ottobre sono stati segnalati oltre 300 casi in Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Svezia e Regno Unito. La maggior parte dei casi sono stati rinvenuti in uccelli selvatici, anche se ci sono stati alcuni focolai occasionali nel pollame che si teme possano con alta la probabilità diffondersi.
Distribuzione geografica dei rilevamenti di virus dell'influenza aviaria ad alta patogenicità nell'UE e nel Regno Unito per categoria di uccelli colpiti, 19 novembre 2020 (n = 302) |
Per fortuna finora non è stato segnalato alcun nuovo focolaio nell’uomo e il rischio di trasmissione al pubblico in genere resta molto basso. Tuttavia l'evoluzione di questi virus dev’essere monitorata attentamente per valutare il rischio concreto che emergano virus trasmissibili all'uomo.
I competenti enti nazionali sono stati pertanto esortati a continuare a esercitare opportuna sorveglianza sugli uccelli selvatici e sul pollame, e a mettere in atto misure di controllo per prevenire il contatto dell’uomo con uccelli infetti o morti. E' stato inoltre consigliato agli Stati membri di applicare nelle zone ad alto rischio le misure di attenuazione del rischio e di incremento della biosicurezza prescritte dalla Decisione di esecuzione (UE) 2018/1136 della Commissione.
Diffusione spaziale ipotetica del ceppo HPAI A (H5) sulla base dei dati genetici attualmente disponibili |