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martedì 1 agosto 2017

Roghi, le nostre proposte in Commissione di inchiesta

Che i roghi tossici configurino un atto criminale operato in contesti di elevato degrado sociale spesso in connessione alle attività della criminalità organizzata è fatto noto e notorio. Tuttavia l’aggravante del danno ambientale impone l’adozione urgente di provvedimenti atti a dotare il Lazio e in particolare Roma Capitale degli strumenti (sia operativi che normativi) atti a fronteggiare adeguatamente una significativa criticità per la salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini.


A tal proposito, i Gruppi Ricerca Ecologica del Lazio ritengono che un efficace controllo del territorio ed un efficiente contenimento dei roghi tossici non possa prescindere, parallelamente alla prevenzione operabile attraverso costanti azioni di controllo da parte delle forze dell’ordine nei contesti sociali maggiormente interessati al fenomeno, da interventi tesi direttamente a spezzare la filiera dell’illegalità, e cioè:

  1. bonificare le innumerevoli discariche e microdiscariche abusive presenti sul territorio di Roma Capitale sia su suoli pubblici che in aree private (che, oltre ad essere di per sé una piaga inquinante e pericolosa, rappresentano un’agevole fonte di approvvigionamento di materiali da incendiare per recuperarne parti commercialmente preziose), nonché operare interventi immediati di pulizia straordinaria e smaltimento dei rifiuti interni e in prossimità dei campi rom (in attesa del superamento degli stessi), prevenendo il reiterarsi degli illeciti;
  2. avviare una rete di stazioni di monitoraggio ambientale con sensori ottici multispettrali per effettuare un´analisi in tempo reale e rendere immediato l’intervento delle autorità competenti ad ogni avvio di rogo (così da rendere possibile l’applicazione di quanto disposto dall'articolo 256-bis del decreto legislativo n. 152 del 2006 recante norme in materia ambientale, cd. Codice ambientale), analogamente a quanto avviene in montagna per la prevenzione degli incendi: ciò consentirà – tra l’altro -  il monitoraggio automatico delle zone di interesse, l’identificazione automatica dei fumi nonché delle coordinate dei focolai. Intervenendo tempestivamente per reprimere l’atto illecito, oltre a prevenire l’inquinamento, renderà estremamente “svantaggioso” il compimento dell’atto criminale;
  3. estendere integralmente alla Regione Lazio tutti gli ambiti operativi del SISTRI, il Sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti nato su iniziativa del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare per permettere l'informatizzazione della tracciabilità dei rifiuti speciali a livello nazionale e dei rifiuti urbani della Regione Campania, e di cui l’Arma dei Carabinieri gestisce i processi ed i flussi di informazioni in esso contenuti: si tratta di comuni, imprese di trasporto e gli impianti di recupero e smaltimento dei rifiuti urbani ubicati nel territorio della regione Lazio, di cui al comma 4 dell’articolo 188-ter, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, ed i centri di raccolta comunali o intercomunali localizzati nel territorio della regione Lazio. Inoltre prevedere l’obbligatorietà dell’iscrizione al SISTRI per tutte le categorie di soggetti per i quali l’iscrizione al momento è volontaria, ovvero:


  • enti e imprese fino a dieci dipendenti produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi;
  • enti e imprese produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi da attività agricole ed agroindustriali che, indipendentemente dal numero di dipendenti, siano imprenditori agricoli ai sensi dell’art. 2135 del codice civile e conferiscano i propri rifiuti nell'ambito di circuiti organizzati di raccolta;
  • enti e imprese produttori iniziali di rifiuti speciali pericolosi da attività di pesca professionale e acquacoltura che indipendentemente dal numero di dipendenti, siano iscritti alla sezione speciale «imprese agricole» del registro delle imprese e conferiscano i propri rifiuti nell'ambito di circuiti organizzati di raccolta;
  • enti e imprese produttori iniziali di rifiuti non pericolosi;
  • trasportatori professionali di rifiuti speciali non pericolosi;
  • trasportatori in conto proprio di rifiuti speciali non pericolosi;
  • trasportatori in conto proprio di rifiuti speciali pericolosi non iscritti in categoria 5 e comunque non obbligati come produttori (con meno di dieci dipendenti);
  • trasportatori di rifiuti urbani;
  • gestori di rifiuti non pericolosi;
  • nuovi produttori di rifiuti non pericolosi derivanti da attività di trattamento di rifiuti non pericolosi (si intendono per tali gli enti o le imprese che sottopongono i rifiuti non pericolosi ad attività di trattamento ed ottengono nuovi rifiuti non pericolosi diversi da quelli trattati, per natura o composizione).

Restiamo a disposizione per un approfondimento di quanto sopra anche in sede di specifica audizione in Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie.