Il palazzo della Regione Lazio |
Salvare la biodiversità per
Salvaguardare il Lazio
Lo sviluppo
sostenibile e la valorizzazione del capitale naturale della nostra Regione è un
elemento centrale del programma: vanno tutelati la Rete Natura 2000, i parchi
nazionali e regionali e, più in generale l’intero territorio con particolare
riferimento alla qualità delle acque, delle foreste e delle filiere
alimentari.
La conservazione
delle emergenze naturali e della biodiversità, non può essere perseguita
tutelando solo parti circoscritte di territorio (parchi, riserve naturali, siti
di importanza comunitaria o Zone di Protezione Speciale). È necessario che tutto il territorio sia
gestito in modo olistico, assumendo il sistema ambientale come “principio
ordinatore” anche degli ambiti insediativi e infrastrutturali, partendo dalla
conoscenza dell’eterogeneità ambientale della regione e dal riconoscimento dei
suoi ambiti territoriali omogenei in termini ecologici e vegetazionali e
definendo su questa base le indicazioni e gli indirizzi di tutela, recupero e
valorizzazione.
È necessario e
possibile, anche riferendosi agli attuali strumenti normativi e alle
convenzioni internazionali, contrastare lo sfruttamento irrazionale e violento
del territorio laziale, causa di degrado ambientale, economico e sociale.
All’epoca della devastazione, deve seguire il recupero e l’armonia tra uomo e
territorio. La Regione deve favorire l’applicazione di un’efficiente normativa
per la manutenzione del territorio e la riqualificazione delle aree urbane
dotata di risorse economiche adeguate.
Normative e azioni
efficaci contro il consumo di suolo devono essere considerate prioritarie e
fondamentali per bloccare la devastazione del territorio laziale, la frequente
esposizione della popolazione “abusiva” al rischio idrogeologico,
l'impermeabilizzazione dei suoli e l’impossibilità di gestire adeguatamente le
acque piovane. La cementificazione, dal punto di vista ecologico, è
innanzitutto una forma di desertificazione e, nel nuovo e necessario paradigma
biofilo, va quindi bloccata.
Le normative per il
contenimento del consumo del suolo e la pianificazione paesaggistica devono
essere immediatamente attuate e potenziate rispettando il parere vincolante
delle Soprintendenze e degli Enti preposti alla tutela ambientale. In
quest’ottica biofila anche le città laziali vanno riqualificate dal punto di
vista ambientale trasformandole in parchi e giardini in opposizione al
frequente status di deserto urbano inquinato. Collaborare con la natura, creare
neo-ecosistemi urbani in grado di perpetuarsi indefinitivamente senza spese
antropiche se non relativi a pulizia e sorveglianza, favorire l’orticoltura
urbana e il verde verticale rappresentano grandi opportunità per risanare le
città in modo economico ed ecologico.
Va favorita la
burocrazia regionale e favorite azioni per sviluppare l'uso delle rinnovabili e
rendere più efficiente il sistema produttivo e il patrimonio edilizio laziale.
Le sorgenti del Peschiera, in provincia di Rieti |
La salvaguardia delle caratteristiche fisiche (morfologiche, idrologiche, idrauliche), delle caratteristiche chimico-fisiche (qualità delle acque) e delle biocenosi tipiche delle comunità naturali a fronte delle derivazioni, presuppone la verifica di tutti i livelli di zero idrometrico e ne va garantito il non superamento monitorando in maniera trasparente l’entità delle captazioni di ogni tipo ed il corretto funzionamento dei sifoni di sicurezza (ove presenti).
Monitorare le risorse idriche ricercando prioritariamente le perdite di rete sugli adduttori di grosso diametro, così da conseguire (in minor tempo e spesa) centinaia di l/s di economie, e contestualmente ricorrere alle nuove tecnologie per contrastare il fenomeno delle perdite occulte.
Per quanto riguarda l’acqua, fonte primaria di vita, le politiche devono tendere alla riqualificazione ecologica dei corsi d’acqua (anche rispettando le aree golenali ed eliminando ogni refluo non depurato), alla protezione integrale delle falde superficiali e profonde, al mantenimento della proprietà pubblica.
Un monitoraggio continuo ed integrato sia delle risorse idriche che dello stato di conservazione della flora e della fauna presenti, permetterebbe altresì di tutelare l’integrità degli habitat e delle relative specie.
È necessario anche assicurare la quantità di risorse finanziarie adeguate ad accompagnare un serio e articolato programma di investimenti nell'intero territorio regionale che consenta, in via prioritaria, di risolvere il problema della potabilizzazione delle acque contenenti livelli di arsenico e altri inquinanti superiori ai limiti imposti dalla normativa e che fognature e depurazione coprano il 100 % della popolazione del Lazio.
Difendere la Qualità tutelando
il germoplasma e le produzioni locali
È necessario
favorire tutte le iniziative possibili per favorire i consumi a chilometro
zero. In particolare in campo agricolo favorire per quanto possibile iniziative
atte a proteggere il germoplasma locale delle piante eduli in quanto
selezionato nel corso dei secoli in risposta alle variazioni di clima e
patogeni.
Deve essere quindi opportunamente sostenuta l’attività dell’ARSIAL per la piena attuazione della Legge regionale di tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario[2]. La diffusione delle cultivar locali resistenti ai patogeni permette di evitare l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti favorendo l’ecocompatibilità delle attività agricole, con particolare riferimento ai Siti di Interesse Comunitario e alle altre aree protette che, in quest’ottica, potrebbero essere individuati come laboratori sperimentali viventi.
E’ necessario incrementare ad ogni livello i controlli relativi al rischio derivante dall’esposizione a alimenti e cibi contaminati, sia con particolare attenzione alla presenza di aree contaminate, sia per quanto riguarda l’importazione da paesi a rischio e senza adeguata legislazione.
Deve essere quindi opportunamente sostenuta l’attività dell’ARSIAL per la piena attuazione della Legge regionale di tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario[2]. La diffusione delle cultivar locali resistenti ai patogeni permette di evitare l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti favorendo l’ecocompatibilità delle attività agricole, con particolare riferimento ai Siti di Interesse Comunitario e alle altre aree protette che, in quest’ottica, potrebbero essere individuati come laboratori sperimentali viventi.
E’ necessario incrementare ad ogni livello i controlli relativi al rischio derivante dall’esposizione a alimenti e cibi contaminati, sia con particolare attenzione alla presenza di aree contaminate, sia per quanto riguarda l’importazione da paesi a rischio e senza adeguata legislazione.
Roma - Movimentazione di rifiuti abusivi in zona Collatina |
Nell’ambito degli
ecosistemi agricoli, vanno identificate le aree ad alto valore naturalistico[3]
(che nel Lazio sono prevalentemente zone di raccordo tra la pianura e la
collina e quelle prettamente collinari), rispetto alle quali si registra
l’arretratezza del quadro normativo laziale, attivando successivamente una
gestione a favore del paesaggio e della biodiversità. Tali aree vanno
localizzate in primis rispetto alle aree protette (riserve, parchi), Sic, Zps,
Iba, zone umide d'importanza internazionale stilato ai sensi della Convenzione
di Ramsar, rafforzando le connessioni e potenziando il ruolo di queste aree
allo scopo di aumentare la biodiversità.
La Regione Lazio, tra l’altro, non ha ancora dati cartografici completi ed omogenei sulla vegetazione e sulla flora; anche i dati sui sistemi agricoli, sugli ordinamenti colturali, sull’uso dei fitofarmaci e dei fertilizzanti sono insufficienti. Parimenti, la Regione Lazio non si è mai dotata di alcuno strumento utile a pianificare e valorizzare il patrimonio escursionistico, al fine di garantirne una migliore fruizione e di integrare e qualificare l’offerta turistica dell'intero territorio laziale: va pertanto istituita la Rete Escursionistica del Lazio, riportante i percorsi escursionistici ufficiali ed i relativi punti di interesse escursionistici (rifugi, punti di ristoro, sorgenti, trasporti, emergenze culturali, ambientali, ....).
La Regione Lazio, tra l’altro, non ha ancora dati cartografici completi ed omogenei sulla vegetazione e sulla flora; anche i dati sui sistemi agricoli, sugli ordinamenti colturali, sull’uso dei fitofarmaci e dei fertilizzanti sono insufficienti. Parimenti, la Regione Lazio non si è mai dotata di alcuno strumento utile a pianificare e valorizzare il patrimonio escursionistico, al fine di garantirne una migliore fruizione e di integrare e qualificare l’offerta turistica dell'intero territorio laziale: va pertanto istituita la Rete Escursionistica del Lazio, riportante i percorsi escursionistici ufficiali ed i relativi punti di interesse escursionistici (rifugi, punti di ristoro, sorgenti, trasporti, emergenze culturali, ambientali, ....).
Estate 2017, incendi nella campagna romana |
La gestione del
patrimonio naturale deve essere inquadrata all’interno delle normative
sopranazionali che regolamentano e legiferano in materia di conservazione della
natura[4]. Tutte le
aree ZSC (Zone Speciali di Conservazione), i SIC (Siti di Interesse
Comunitario) e le ZPS (Zone di Protezione Speciali) del territorio del Lazio devono
essere dotate di piani di gestione corredati dalla redazione di misure di
conservazione. Nella pianificazione e programmazione territoriale va tenuto conto
della valenza naturalistico – ambientale dei SIC e delle ZSC[5], così come
particolare attenzione andrà posta alle valutazioni di incidenza a cui sono
sottoposti i piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani
agricoli e faunistico – venatori e loro varianti.
La specificità di ciascuna Misura di Conservazione o dei vari Piani di Gestione dovrà trovare sintesi in un soggetto che gestisca unitariamente il patrimonio boschivo regionale ed a cui dovranno fare riferimento tutti gli enti gestori delle singole aree Natura 2000[6] e che dovrà definire gli assetti fitogeografici dei contingenti forestali dei vari distretti regionali, mettendo in luce i fenomeni legati alla rarefazione e alla coesistenza delle specie, sottoponendo gli interventi di gestione al non interferimento con l’equilibrio creatosi, e definendo forme di gestione dedicate e specificamente elaborate per le singole classi di vegetazione.
Al pari di altre regioni, il Lazio deve inoltre dotarsi al più presto di un Inventario Forestale Regionale[7], presupposto per un Piano Forestale Regionale (PFR) svincolato dal PSR, così da estenderne il campo di applicazione anche ai boschi pubblici. Nella Regione Lazio, inoltre, va costituito l’albo regionale delle ditte boschive e quello degli operatori boschivi, un aspetto deficitario per la gestione dell’intero patrimonio boschivo che non consente di qualificare gli operatori ed ostacola i diversi organi di controllo e di gestione dei soprassuoli boschivi. Rispetto agli alberi monumentali[8], oltre a gestire l’elenco nazionale, la Regione dovrà operare un censimento di II livello, esercitare il potere sostitutivo e il monitoraggio normativo su tutti gli strumenti di pianificazione.
La specificità di ciascuna Misura di Conservazione o dei vari Piani di Gestione dovrà trovare sintesi in un soggetto che gestisca unitariamente il patrimonio boschivo regionale ed a cui dovranno fare riferimento tutti gli enti gestori delle singole aree Natura 2000[6] e che dovrà definire gli assetti fitogeografici dei contingenti forestali dei vari distretti regionali, mettendo in luce i fenomeni legati alla rarefazione e alla coesistenza delle specie, sottoponendo gli interventi di gestione al non interferimento con l’equilibrio creatosi, e definendo forme di gestione dedicate e specificamente elaborate per le singole classi di vegetazione.
Al pari di altre regioni, il Lazio deve inoltre dotarsi al più presto di un Inventario Forestale Regionale[7], presupposto per un Piano Forestale Regionale (PFR) svincolato dal PSR, così da estenderne il campo di applicazione anche ai boschi pubblici. Nella Regione Lazio, inoltre, va costituito l’albo regionale delle ditte boschive e quello degli operatori boschivi, un aspetto deficitario per la gestione dell’intero patrimonio boschivo che non consente di qualificare gli operatori ed ostacola i diversi organi di controllo e di gestione dei soprassuoli boschivi. Rispetto agli alberi monumentali[8], oltre a gestire l’elenco nazionale, la Regione dovrà operare un censimento di II livello, esercitare il potere sostitutivo e il monitoraggio normativo su tutti gli strumenti di pianificazione.
Riconoscere le Guardie
ambientali volontarie e le Guide ambientali
Al pari di quasi tutte le altre regioni italiane a statuto
ordinario, approvare il regolamento per la disciplina del servizio di vigilanza
ambientale mediante l’impiego delle Guardie Ambientali Volontarie[9]
nonché adeguare la normativa[10]
in materia di esercizio delle professioni turistiche di accompagnamento
includendovi le modalità di espletamento dell’attività professionale di Guida Ambientale
Escursionistica.
Il fiume Tevere nei pressi dell'Isola Tiberina |
Uno strumento di governance
necessario per la gestione integrata a livello di bacino o di sottobacino, per
dare una risposta al dissesto idrogeologico, per avere strumento per la
riqualificazione fluviale o lacustre valorizzandoli con attività di educazione
ambientale, sportive e culturali, ma soprattutto indispensabile per la tutela
degli ecosistemi.
È necessario mantenere un giusto equilibrio tra salvaguardia dell’ambiente e capacità di continuare a fornire servizi economici, sociali e culturali alle comunità, secondo le politiche di gestione raccomandate dalla strategia globale per la conservazione di flora e fauna e dalla direttiva quadro sulle acque.
Il miglioramento della qualità delle acque interne, congiuntamente all’individuazione ed eliminazione di tutti gli scarichi non depurati, all’attuazione dei protocolli previsti per il riutilizzo delle acque reflue, e all’assorbimento dell’azoto proveniente dai suoli agricoli circostanti che deve essere anch’esso attentamente monitorato contribuirà anche alla salvaguardia degli ecosistemi litorali.
È necessario mantenere un giusto equilibrio tra salvaguardia dell’ambiente e capacità di continuare a fornire servizi economici, sociali e culturali alle comunità, secondo le politiche di gestione raccomandate dalla strategia globale per la conservazione di flora e fauna e dalla direttiva quadro sulle acque.
Il miglioramento della qualità delle acque interne, congiuntamente all’individuazione ed eliminazione di tutti gli scarichi non depurati, all’attuazione dei protocolli previsti per il riutilizzo delle acque reflue, e all’assorbimento dell’azoto proveniente dai suoli agricoli circostanti che deve essere anch’esso attentamente monitorato contribuirà anche alla salvaguardia degli ecosistemi litorali.
Diffondere la cultura della
sostenibilità tramite la Certificazione Ambientale
Far aderire la
Regione e promuovere tra enti locali e soggetti controllati l’adesione allo
strumento volontario Eco-Management and
Audit Scheme (EMAS) per valutare e migliorare le proprie prestazioni
ambientali e fornire al pubblico e ad altri soggetti interessati informazioni
sulla propria gestione ambientale, con lo scopo prioritario di contribuire alla
realizzazione di uno sviluppo economico sostenibile. Maturando la
consapevolezza che l’amministrazione regionale debba avviare un processo di
modernizzazione inquadrato nelle politiche per la sostenibilità, sarà possibile
conseguire:
- aumento dell’efficacia e dell’efficienza nella gestione delle problematiche ambientali;
- individuazione di soluzioni strategiche per la riduzione degli impatti sull’ambiente;
- recupero di competitività (ad es. nel settore turistico, dei trasporti pubblici ecc.);
- miglioramento delle condizioni ecologiche e dell’immagine del territorio;
- miglioramento della qualità della vita dei cittadini.
È necessaria un’adeguata strategia per le bonifiche dei 1095
siti inquinati laziali.
Le attività di cava, essendo distruttive dal punto di vista ecologico e paesaggistico, devono essere fortemente ridotte a favore del riciclo dei materiali edili. Le cave già esistenti, spesso abbandonate, possono diventare siti per la produzione di compost e la raccolta di inerti con lo scopo di risagomare il paesaggio distrutto, o spazi per il tempo libero.
Gli attuali progetti definiti per contrastare il rischio idrogeologico sono di dubbia efficacia: vanno pertanto verificati attingendo al tesoretto delle contabilità speciali dei Commissari regionali e una verifica della trasparenza, dell’esatta consistenza e della disponibilità di miliardi aggiuntivi dai fondi di sviluppo e coesione, dal cofinanziamento della Regione o dai fondi europei a disposizione della Regione.
Le attività di cava, essendo distruttive dal punto di vista ecologico e paesaggistico, devono essere fortemente ridotte a favore del riciclo dei materiali edili. Le cave già esistenti, spesso abbandonate, possono diventare siti per la produzione di compost e la raccolta di inerti con lo scopo di risagomare il paesaggio distrutto, o spazi per il tempo libero.
Gli attuali progetti definiti per contrastare il rischio idrogeologico sono di dubbia efficacia: vanno pertanto verificati attingendo al tesoretto delle contabilità speciali dei Commissari regionali e una verifica della trasparenza, dell’esatta consistenza e della disponibilità di miliardi aggiuntivi dai fondi di sviluppo e coesione, dal cofinanziamento della Regione o dai fondi europei a disposizione della Regione.
Impedire l'utilizzo di sostanze tossiche
e nocive sia in agricoltura che in area urbana
Definizione ed approvazione delle linee guida
regionali al Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti
fitosanitari[12] nonché
dei relativi protocolli tecnici approvati dal Servizio fitosanitario regionale,
fornendo indicazioni alle Autorità competenti (Comuni, provincie, soggetti
gestori dei parchi, ecc.) in materia di impiego dei prodotti fitosanitari
tossici e/o nocivi nelle aree frequentate dalla popolazione nonché fornendo
indicazioni agli utilizzatori professionali per l’uso dei prodotti fitosanitari
nelle aree agricole e soprattutto quelle adiacenti o prossime a quelle
frequentate dalla popolazione, privilegiando misure di controllo biologico e
trattamenti con prodotti ammessi in agricoltura biologica ed escludendo i
prodotti fitosanitari con specifiche frasi di rischio, regolamentando i
trattamenti nelle aree frequentate dalla popolazione e dai gruppi vulnerabili. Per
quanto riguarda le acque di falda è necessario ricercare le sostanze
effettivamente utilizzate nei territori agricoli ad agricoltura tradizionale,
stimolando comunque, a tutti i livelli e proprio per l’impatto che hanno sul
comparto idrico, la sostituzione di sostanze tossiche e nocive per gli esseri
umani e per l’ambiente. Attualmente vengono, infatti, ricercate da ARPA Lazio
le sole sostanze prioritarie sottostimando il peso delle attività agricole.
QUALE DI QUESTI CANDIDATI SOTTOSCRIVERA' QUESTE PROPOSTE?
[1] La determinazione del deflusso
minimo necessario per soddisfare le necessità dell'ambiente, che prende il nome
di deflusso minimo vitale (DMV), in Italia è affidata congiuntamente alle
autorità di bacino e alle regioni. L'art. 3, comma 1, lettera i), della legge
183/89 (Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della
difesa del suolo) include la
tutela del deflusso minimo vitale negli alvei tra le attività di pianificazione
e programmazione dell'autorità di bacino. L'azione di tutela deve garantire che
l'insieme delle derivazioni non pregiudichi il deflusso minimo vitale. L'art. 5
del decreto legislativo 275/1993 (Criteri
nel rilascio di concessioni di derivazioni d'acqua) e l'art. 3, comma 3, della legge
36/94 (Disposizioni in materia di risorse
idriche, nota anche come legge Galli)
ribadiscono il concetto, affermando che le derivazioni devono essere regolate
in modo da garantire il deflusso necessario alla vita negli alvei e non
danneggiare gli equilibri degli ecosistemi interessati. Anche il decreto
legislativo 152/99 con le successive modificazioni (contenente disposizioni
sulla tutela delle acque e sul recepimento di direttive CEE), il decreto
ministeriale 28 luglio 2004 (Linee guida
per la predisposizione del bilancio idrico di bacino, comprensive dei criteri
per il censimento delle utilizzazioni in atto e per la definizione del minimo
deflusso vitale, di cui all'articolo 22, comma 4, del decreto legislativo 11
maggio 1999, n. 152) e il decreto legislativo 152/2006 (Norme in materia ambientale, che
recepisce la direttiva europea sulle acque 2000/60), ribadiscono la necessità
di intervenire sulle derivazioni d'acqua per garantire il deflusso minimo
vitale negli alvei, che costituisce uno degli elementi che i piani di tutela
devono considerare nell'elaborazione delle misure volte ad assicurare
l'equilibrio del bilancio idrico. Il decreto ministeriale dà anche criteri e
metodologie per la definizione del deflusso minimo vitale.
[2] Legge regionale 1 marzo 2000, n
15. Tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario
[3] Allo stato attuale le aree agricole
ad alto valore naturalistico (HNVF) sono distinte nelle seguenti tipologie:
· Tipo 1:
Aree agricole con una proporzione elevata di vegetazione semi-naturale;
· Tipo 2:
Aree agricole dominate da agricoltura estensiva o da un mosaico di aree
seminaturali e coltivate, intervallate da tipici elementi strutturali di
piccola scala, quali siepi, muretti a secco, ruscelli, boschetti.
· Tipo 3: Aree agricole che
ospitano specie rare o una elevata percentuale di popolazioni o specie europee
o mondiali.
[4] In particolare la Direttiva
92/43 (c.d. direttiva “Habitat”) che mira alla conservazione della biodiversità
[5] DPR 120/2003, art.6, comma 1
[6] Va superata la L.R. 39/2002, che
non fornisce la caratterizzazione di dettaglio necessaria alla redazione di
linee guida per l’attuazione dei Piani di Assestamento Forestale in aree ad
elevato valore documentario afferenti alla Rete Natura 2000. Gli interventi
selvicolturali devono tutelare i valori biologici intrinseci e lo stato di
salute della vegetazione di tipo forestale nelle aree protette.
[7] Gli Inventari Forestali
Regionali sono validissimi strumenti di monitoraggio di aspetti informativi e
gestionali, in modo da poter avere una giusta identificazione e demarcazione
degli ecosistemi forestali, da tutte le altre tipologie di ambiente. Essi
permettono, inoltre, una integrazione di informazioni qualitative e
quantitative dei seguenti aspetti:
-
definizione
di un programma degli interventi selviculturali, con quantificazione delle
masse legnose prelevabili;
-
stabilire e
verificare le possibili destinazioni dei boschi in funzione della loro
caratteristica, accessibilità e polifunzionalità; individuare gli interventi
selviculturali più opportuni e idonei per il miglioramento delle potenzialità
dei diversi boschi;
-
valutazione
delle possibili evoluzioni dei singoli popolamenti in funzione delle
caratteristiche fisiche stazionali e degli interventi proposti.
[8] Decreto del Capo Dipartimento
delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale prot. n. 5450
del 19.12.2017 e redatto ai sensi dell'art.7 della legge 14 gennaio 2013, n. 10
e del relativo decreto attuativo 23 ottobre 2014
[9] Istituite da leggi regionali,
queste figure di volontari ricoprono la qualifica di guardie particolari
giurate. Inoltre, sono pubblici ufficiali ed agenti di polizia amministrativa
e, quando espressamente previsto dalla normativa, rivestono il ruolo
particolare di agenti di polizia giudiziaria.
[10] La legge regionale del Lazio, n.
50/85 disciplina l’attività della professione di guida, accompagnatore e
interprete turistico in recepimento della normativa statale, legge 17 maggio
1983, n. 217 (Legge quadro per il turismo
e interventi per il potenziamento e la qualificazione dell'offerta turistica),
che stabiliva le funzioni ed i compiti amministrativi concernenti le
professioni turistiche. Tali funzioni sono state svolte dalla Regione Lazio
fino all’entrata in vigore della L. R. 6 agosto 1999, n. 14, art. 76, lett. d),
che ha delegato l’esercizio delle stesse funzioni alle Province. La
sopramenzionata normativa è stata di fatto superata dalla successiva Direttiva
2005/36/CE del Parlamento europeo relativa al riconoscimento delle qualifiche
professionali, pubblicata su Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del
30.9.2005 e dal recepimento da parte dello Stato attraverso il D.Lgs. 9.11.07,
n. 206. Il 3 settembre 2013 è entrata in vigore la legge n. 97/2013 (Disposizioni
per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia
all’Unione europea) che prevede all’art. 3, comma 1, che l’abilitazione alla
professione di guida turistica sia valida su tutto il territorio nazionale.
[11] Il collegato alla Legge di stabilità del 2015
ha disciplinato i Contratti di Fiume per legge, inserendoli nel Codice
dell’Ambiente: «Art. 68-bis. – (Contratti
di fiume). – 1. I contratti di fiume concorrono alla definizione e
all’attuazione degli strumenti di pianificazione di distretto a livello di
bacino e sottobacino idrografico, quali strumenti volontari di programmazione
strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle
risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali, unitamente alla
salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale di tali
aree». La Regione Lazio, con deliberazione del 18/11/14, numero: 787, ha
aderito alla Carta nazionale dei Contratti di fiume. La proposte di legge
regionale sulla Disciplina dei Contratti di Fiume n. 254/2015 è stata recepita
con modifiche nella Legge di Stabilità regionale 2017, approvata il 31 dicembre
2016, n. 17 e pubblicata sul BUR del 31/12/2016 n.105 (articoli 95, 96 e 97)
con una dotazione di risorse assolutamente insufficiente: 100.000,00 euro per
l’anno 2017, a 100.000,00 euro per l’anno 2018 e a 200.000,00 euro per l’anno
2019, iscritte a legislazione vigente, a valere sul bilancio regionale 2017-2019,
nell’ambito del programma 01 “Difesa del suolo” della missione 09 “Sviluppo
sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente”.
[12] D.Lgs. del 14/08/2015, n.150 di
recepimento della Direttiva 229/128/CE (pubblicato in G.U. del 12/02/2014,
n.35)