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venerdì 31 maggio 2019

Perchè il lago di Bracciano non si riempie?

Ricordate la crisi idrica del lago di Bracciano? Era l'anno della siccità, il 2017, quando le immagini dello splendido bacino interno a nord di Roma fecero il giro del mondo: l'acqua si ritirava, lasciando spazio alla spiaggia e ad una linea di costa sempre più avanzata, mentre i pontili si ritrovavano praticamente sulla terra ferma. Il braccio di ferro tra Regione Lazio e comunità locali da un lato, e Comune di Roma ed Acea dall'altro fu durissimo, giungendo fino allo stop delle captazioni imposto dal Presidente Zingaretti alla multiservizi capitolina [1].

Ma a preoccuparci furono soprattutto i danni al sistema ecologico del lago di Bracciano, ed in particolare alla distruzione della flora ripariale a vegetazione macrofitica sommersa e alla compromissione della riproduzione delle tre famiglie di Ciprinidi che caratterizzano l'ittiofauna meritevole di protezione ai sensi della Direttiva Habitat (la rovella - Rutilus rubilio, il varione - Leuciscus souffia, ed il barbo italico - Barbus plebejus) e che avviene in acque base tra maggio e luglio è ormai messa a serio rischio. 

Con pesanti ricadute sulla biodiversità: questo, infatti, è il principale lago del complesso Sabatino, che ospita anche i laghi di Martignano e Monterosi, e dal 1995 è un SIC (il sito di interesse comunitario IT6030010), con un perimetro di 31,5 km ed un'estensione di 5.864 ettari e coperto al 35% dall'habitat 3150 (Laghi eutrofici naturali con vegetazione del tipo Magnopotamion o Hydrocharition) e al 30% dall'habitat 3140 (Acque oligomesotrofe calcaree con vegetazione bentica di Chara spp.), sulla base di Natura 2000, la rete di aree destinate alla conservazione della biodiversità sul territorio dell'Unione Europea, istituita dall'Art. 3 della Direttiva 92/43/CEE del 12 maggio 1992, nota con il nome di "Direttiva Habitat", relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche.Ed il lago di Bracciano è anche all'interno della zona di protezione speciale denominata "Comprensorio Bracciano - Martignano" (ZPS IT6030085),  estesa per ben 19.554 ettari.

Al 28 maggio 2019, il livello delle acque del lago si presenta ancora eccessivamente basso: in particolare, infatti, le acque  sono a -128cm rispetto al valore di riferimento, ovvero lo zero idrometrico fissato a 163,04 metri sul livello del mare che è il limite per lo sversamento naturale del lago nel fiume Arrone. Poichè l'apporto dei piccoli fossi immissari al bacino della caldera è molto limitato, il lago di Bracciano può essere sostanziamente ritenuto come alimentato esclusivamente dalle sorgenti sotterranee e dlle acque meteoriche. In molti, già nel 2018 e ancor di più in questo piovoso inizio di 2019, si sono chiesti se la situazione fosse migliorata.

I nostri analisti hanno pertanto ricercato correlazioni tra l'indicatore della crisi idrici (rappresentato appunto dallo scostamento dallo zero idrometrico) e la pioggia caduta copiosa (ovvero la pioggia cumulata mensile espressa in millimetri, come rilevata dalla Stazione del SIARL di Bracciano localizzata in Prato Pianciano).

I dati analizzati sono quelli resi disponibili dall'Ente Parco e dal Siarl, pertanto l'indagine è possibile dal gennaio 2016. Tuttavia, nel grafico che segue si è ritenuto comunque di indicare i valori a partire dal 1 maggio 2015 in quanto è in quel periodo che il livello delle acque si trovava in corrispondenza dello zero idrometrico.

Elaborazione Gruppi Ricerca Ecologica da dati SIARL e Parco di Bracciano
I risultati dell'analisi sembrano mostrare con significativa evidenza l'assenza di correlazione duratura tra i due fenomoni. In particolare le piogge (certo non particolarmente elevate) cadute per tutto il 2016 e fino alla metà del 2017 sembano non aver avuto alcun impatto con il tendenziale abbassamento del livello del lago, con il valore record negativo di -198cm raggiunto il 29 novembre 2017.

L'intensificazione delle precipitazioni nel corso del 2018 (decisamente più piovoso sia del 2017 che del 2016) potrebbe aver arrestato la discesa, sicuramente congiuntamente allo stop dei prelievi operati da ACEA: rispetto all'entità di tali captazione non risultano disponibili dati storici indipendenti nel periodo di osservazione, Lago di Bracciano, continua lo stop ai prelievi: la Regione fa installare un misuratore per controllare Acea
sebbene con l'entrata in funzione del misuratore installato dall'Ente Parco in collaborazione con la Regione presso il nuovo acquedotto di Bracciano in località Marmotta o di Bracciano, continua lo stop ai prelievi: la Regione fa installare un misuratore per controllare Ace(ed inaguurato lo scorso 22 marzo in occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua) sarà possibile controllare quanta acqua prenderà la via di Roma d'ora in avanti (il lago garantisce l'8% del fabbisogno idrico della Capitale) [2].

Nei primi cinque mesi del 2019 le precipitazioni sono state copiose: la pioggia cumulata è stata pari ad oltre l'81% di quanta caduta in tutto il 2018. Se questo "aiuto" sosterrà la ripresa del livello del lago di Bracciano potremo dirlo solo nei prossimi mesi. Nel frattempo sebbene il livello continui a mantersi al di sotto di -125cm, sembrebbe esserci una tendenziale ripresa e ci si avvicina alla quota di 161,90 metri sul livello del mare [3].


Nel frattempo Acea si è dotata di un potabilizzatore di acqua del Tevere in zona Fidene-Castel Giubileo, subito a valle del depuratore di Roma-Nord, che tendenzialmente potrebbe anch'esso contribuire a ridurre il soddisfacimento del fabbisogno idrico con l'acqua del lago di Bracciano: sebbene ritenuta una fonte emergenziale (ma anche Bracciano lo è), l'impianto, infatti, dovrebbe immettere in rete una quantità di circa 500 litri al secondo. Tuttavia riteniamo che la soluzione da percorrere sia in primis quella della riduzione degli sprechi: restare ad un livello di perdite di rete pari al 44,5% come attualmente accade a Roma (a fronte di una media nazionale del 35%), resta inaccettabile e pertanto auspichiamo in un piano infrastrutturale che vada in primis nella direzione di dare una concreta risposta a tale fenomeno.


[1] la struttura azionaria del Gruppo ACEA è detenuta per il 51% da Roma Capitale, per il 23,33% da Suez, il 20,66% è collocato sul mercato mentre il 5,01% è di Catagirone (fonte www.gruppo.acea.it)
[2] fonte ACEA
[3] testo della convenzione con ACEA