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Pomezia - stabilimento EcoX
dal satellite si vede chiaramente che
l'impianto era stracolmo di rifiuti (fonte Google Maps) |
dott. G. Galletti – Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare
dott.ssa B. Lorenzin – Ministro della Salute
dott. N. Zingaretti – Presidente Regione Lazio
dott. R. Cantone - Presidente dell'Autorità Nazionale Anticorruzione
dott.ssa P. Basilone - Prefetto di Roma
dott. F. Prete - Procuratore Capo della Repubblica presso il Tribunale di Velletri
prof. B. De Bernardinis – Presidente ISPRA
dr. M. Lupo - Direttore generale ARPA Lazio
Dr. N. Mostarda – Direttore generale ASL Roma H
Comado Carabinieri Tutela per l'Ambiente
Lettera aperta alle Autorità:
10 interrogativi sul disastro ambientale di Pomezia
1)
L’impianto e l’attività svolta erano in regola con
le autorizzazioni?
Premesso che la Eco X S.r.l. non risulta tra i
soggetti per i quali sia stata rilasciata autorizzazione integrata ambientale
(conosciuta anche con l’acronimo AIA, o in inglese IPPC) di cui al D.lgs. n.
59/2005, le attività effettivamente condotte all’interno del perimetro
aziendale venivano svolte in modo regolare, in particolare rispetto al D.lgs.
152/06 e alla L.R. 27/98 come modificata con successiva Deliberazione di Giunta
5 agosto 2014 n. 548? Ed era in possesso del Documento di Valutazione dei
Rischi (DVR) di cui agli artt. 17 e 28 del D.lgs. 81 del 9 aprile 2008 e s.m.i.,
di cui la valutazione del rischio incendio è parte integrante? Chi ha
effettuato i controlli periodici?
2)
Cosa ha scatenato l’incendio la mattina del 5
maggio?
Negli ultimi due anni sono
andate a fuoco oltre cento tra discariche e aziende per il trattamento dei
rifiuti. Nel sito sulla Pontina Vecchia, dove già 10 anni fa ci sarebbe stato un incendio,
avrebbero dovuto esserci esclusivamente materiali speciali in attesa di
smaltimento, ed in particolare imballaggi: quindi carta, lavorati del legno,
plastiche, metalli. Forse anche cemento, secondo quanto dichiarato alla stampa dall’amministratore della ditta.
E parrebbe anche rifiuti ospedalieri. Era effettivamente così o nel sito erano
stoccati anche rifiuti tossici o pericolosi? Inoltre, quali sono state le
dinamiche dell’incendio? Diversi testimoni hanno parlato di un boato e di
fiamme sprigionatesi dall’esterno, probabilmente dalle enormi quantità di
materiali stoccati ripetutamente denunciate alle autorità competenti dai
cittadini e dal Comitato di quartiere Cinque Poderi, ma senza apparenti
risultati: sono stati effettuati controlli, a seguito di quelle reiterate
segnalazioni?
3)
La polizza rumena sull’impianto vale come carta
straccia?
Come è stato possibile che nel 2014 la Regione
Lazio, nonostante l’IVASS avesse posto il divieto alla compagnia rumena City
Insurance S.A. di assunzione di nuovi affari in Italia sin dal 2 luglio 2012
(provvedimento n. 2988), con una “presa d’atto” dell’affitto del ramo d'azienda
inerente il magazzino di Pomezia alla Eco Servizi per l'Ambiente Srl
(Determinazione n. G14725 del 17 ottobre 2014 a firma del direttore Manuela
Manetti) abbia autorizzato la Eco X S.r.l. anche alla sostituzione della
garanzia fideiussoria di € 725.000,00 con cui, dal 2010 e per 12 anni, doveva
essere assicurato l'impianto, proprio con l’istituto assicurativo italiano ma
con sede a Bucarest (tra l’altro attenzionato
anche dal Gico della GdF)? Chi risarcirà i cittadini, le aziende e le
amministrazioni pubbliche da questa polizza dai danni e per il risanamento
ambientale?
4)
Perché le istituzioni preposte stanno minimizzando
l’accaduto?
Gianfranco Amendola, ex Procuratore della
Repubblica di Civitavecchia, dalle pagine del Corriere della Sera del 10 maggio 2017 ha
lanciato un appello ad Arpa e ASL a non sottovalutare l’incidente. Perché,
soprattutto nelle prime fasi dell’emergenza e soprattutto da parte di Arpa e
dai massimi vertici della Regione Lazio, è sembrato che si volesse minimizzare
l’accaduto e tranquillizzare i cittadini, addirittura arrivando ad ipotizzare
che nella struttura non fosse presente amianto nonostante le indicazioni
dell’ASL Roma 6 fossero tutt’altre, come accertato e confermato anche dalla
Procura della Repubblica di Velletri? Perché, inoltre, non è stato
immediatamente allertato anche l’ISPRA del Ministero dell’Ambiente, della
Tutela del Territorio e del Mare?
5)
Con chi intratteneva relazioni industriali la Eco X
S.r.l.?
La Eco X S.r.l. di Pomezia è stata autorizzata per
dieci anni dalla Regione Lazio all’esercizio di un impianto di stoccaggio e
trattamento di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi (Determinazione del
21.04.2010, B2232 a firma del Direttore Dipartimento del Territorio Raniero De
Filippis). Ma con chi intratteneva relazioni industriali? Aveva anche partner
pubblici o relazioni con aziende pubbliche? Quali i legami con le associazioni ambientali
pubblicizzate sul sito istituzionale dell'azienda? E quali i rapporti con la “Caturano
Autotrasporti Srl” di Maddaloni (azienda colpita da interdittiva antimafia a
titolo definitivo, giusta sentenza del Consiglio di Stato n.3208 del 5 giugno
2014), i cui automezzi il 13 gennaio 2015 furono sopresi dalla Guardia di
Finanza di Avezzano trasportare rifiuti della stessa Eco Servizi per l’Ambiente
Srl in un capannone abbandonato ed appena riacquistato all'asta, sito nel
nucleo industriale di Avezzano, in via Nobel?
6)
La gestione locale della fase di emergenza è stata
idonea?
I piani di emergenza sono l’insieme delle procedure
operative di intervento per fronteggiare una qualsiasi calamità attesa in un
determinato territorio, incluso quindi il rischio industriale ed ambientale:
sono obbligatori ai sensi della legge 100 del 12 luglio 2012. Un piano
d’emergenza deve recepire il programma di previsione e prevenzione, ed è lo
strumento che consente alle autorità di predisporre e coordinare gli interventi
di soccorso a tutela della popolazione e dei beni in un’area a rischio. Sulla
base dei dati del Dipartimento dalla Regione Lazio, tra quelli interessati
dell’evento disastroso del 5/5/2017, i Comuni di Pomezia, Aprilia, Velletri,
Ciampino, Marino, Artena, Grottaferrata, Roma, Nettuno, Rocca Massima, Rocca
Priora, Cisterna di Latina, Norma, Sermoneta risultano tra quelli che si sono
dotati di un piano di emergenza comunale: nell’occasione, sono stati
tempestivamente ed idoneamente attivati?
Sebbene sia obbligatorio, inoltre, Ardea, Albano
Laziale, Anzio, Cori, Lariano, Genzano, Nemi, Ariccia, Castel Gandolfo, non
risulterebbero mai aver adottato il piano di emergenza comunale.
7)
Sono stati avviati controlli straordinari nelle
mense scolastiche?
Molte delle mense scolastiche dei territori delle
provincie di Roma e Latina servono quotidianamente pasti preparati utilizzando
materie prime fresche provenienti da produttori locali. Ad esempio, il servizio
di refezione scolastica del Comune di Roma Capitale (suddiviso in 11 Lotti) è
stato affidato valutando positivamente le politiche di approvvigionamento dei
prodotti alimentari che valorizzino l'impiego di alimenti a filiera corta, cioè
di prodotti che abbiano viaggiato poco e subito pochi passaggi commerciali
prima di arrivare alla cucina e alla tavola, nonché considerando le misure
volte al contenimento degli impatti legati al trasporto delle merci: di
conseguenza, l’8 maggio il Direttore del Dipartimento Servizi Educativi e
Scolastici di Roma Capitale ha disposto in via precauzionale il divieto di
approvvigionamento delle derrate alimentari destinate alle mense provenienti da
un raggio di 50 km dall’evento, fino a nuova disposizione. Gli altri sindaci
hanno adottato analoghe misure precauzionali straordinarie per la tutela della
salute dell’intera platea scolastica, verificando e disponendo che i pasti
serviti nelle scuole dalle ditte appaltatrici non contenessero prodotti anche
solo potenzialmente contaminati dagli inquinanti?
8)
Chi ci proteggerà da diossina e amianto?
Mentre Arpa si è affrettata a misurare le
concentrazioni di particolato ed idrocarburi nei luoghi esposti al disastro, il
vero pericolo è rappresentato:
·
dalle diossine (sottoposte alla
Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti del 2001) emesse
in atmosfera dalla combustione del sito e che possono essere trasportate per
grandi distanze e successivamente depositarsi, ed essere ritrovate nell’acqua,
nei terreni e nei sedimenti: possono quindi depositarsi sul suolo e sulle parti
arboree dei pascoli e dei seminativi rendendosi così disponibili per
l’ingestione da parte degli animali da pascolo e da allevamento; possono
inoltre essere trasportate dalle acque superficiali e raccolte nei sedimenti e
raggiungere quindi la fauna ittica. In ogni caso penetrando nella catena
alimentare: le diossine sono composti estremamente tossici per l'uomo e gli
animali, sono tra i più potenti veleni conosciuti, provocano l’endometriosi, e
sono classificate come sicuramente cancerogene (gruppo 1, Cancerogeni per
l'uomo dalla IARC, dal 1997 la TCDD);
·
dall’amianto, incapsulato
nella copertura del sito sulla Pontinia Vecchia e polverizzatosi in miliardi di
fibre che hanno ormai contaminato tutto il territorio e che semineranno
malattie e morte in tutto il circondario nei prossimi decenni, come già
ipotizzato dall'Osservatorio Nazionale Amianto: oltre ad avere
effetti fibrogeni, capaci di provocare l’insorgenza di asbestosi, placche
pleuriche, ispessimenti pleurici, complicazioni cardiovascolari, l’amianto ha
effetti cancerogeni provocando, oltre al mesotelioma della pleura, del
peritoneo, del pericardio e della tunica vaginale del testicolo e del polmone,
anche altre neoplasie, quali il cancro alla laringe e alle ovaie. Inoltre è
stata confermata l'associazione tra esposizione ad amianto e una maggiore
incidenza di cancro alla laringe, allo stomaco e al colon-retto.
Eventi quali quello in esame possono costituire una
possibilità di contaminazione dei comparti suolo, aria e acqua. Quale strategia
verrà posta in essere di fronte a questo disastro ambientale? Sono stati
elaborati dei modelli per definire l’area a rischio anche in relazione alla
ricaduta a distanza delle sostanze emesse? Quali inquinanti, anche alla luce
della bibliografia riconosciuta scientificamente, si intende analizzare? È
stata avviata la raccolta di campioni di prodotti agricoli, suolo, acqua?
9)
Chi riparerà i danni all’ambiente e ci sarà
trasparenza?
Chi monitorerà, negli anni, i danni ai delicati
ecosistemi dei seguenti patrimoni naturali del Lazio e, in caso di contaminazione,
l’eventuale pericolo per i fruitori nonché la bonifica (ove mai fosse
possibile)?
·
Parco Regionale dei Castelli
Romani
·
Riserva Naturale Regionale
“Sughereta” di Pomezia
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Riserva Naturale Statale “Tenuta
di Castelporziano” di Roma (con al suo interno la ZPS IT6030084 ed i SIC
IT6030027 e IT6030028)
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Riserva Naturale Regionale
“Decima Malafede” di Roma (la cui sughereta di Castel di Decima è il SIC
IT6030053)
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Riserva Naturale “Tor Caldara” di
Anzio (che è anche SIC IT6030046)
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Riserva Naturale Regionale “Villa
Borghese” di Nettuno
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Monumento Naturale "Giardino
di Ninfa" di Cisterna di Latina
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Monumento Naturale
"Torrecchia Vecchia" di Cisterna di Latina
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Monumento Naturale “Lago di
Giulianello” di Cori
·
Monumento Naturale “Madonna della
Neve” di Rocca Priora
·
ZPS “Monti Lepini” di Artena
(IT6030043)
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ZPS “Lago di Albano” a Castel
Gandolfo (IT6030038 e SIC IT6030039)
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SIC “Maschio dell'Artemisio”
(IT6030017) tra i comuni di Lariano – Nemi – Rocca di Papa – Rocca Priora –
Velletri
·
SIC “Cerquone – Doganella”
(IT6030018) tra Rocca di Papa - Rocca Priora – Artena
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SIC Litorale di Torre Astura
(IT6030048) a Nettuno
·
SIC “zone umide ad ovest del
Fiume Astura” (IT6030049) a Nettuno
·
SIC “Bosco di Foglino” a Nettuno
(IT6030047)
·
SIC “Macchia della Spadellata e
Fosso S. Anastasio” (IT6030044) ad Anzio
·
SIC “Lido dei Gigli” (IT6030045)
ad Anzio
Il D.lgs. 14 marzo 2013, n. 33 in attuazione della
legge 190/2012 (cosiddetta legge “anticorruzione”) obbliga le Amministrazioni
pubbliche a pubblicare sui loro siti istituzionali le informazioni ambientali
di cui sono in possesso. Quali azioni si sono intraprese e si intendono
intraprendere per informare la popolazione sui livelli di contaminazione
ambientale in relazione anche alle disposizioni di maggior tutela recate dalle
norme di settore, ovvero il D.lgs. 152/2006 (articolo 3), la legge 108/2001
(ratifica della Convenzione di Aarhus del 1998, testo base a livello Ue
sull’accesso alle informazioni ambientali e alla giustizia ambientale) e il D.lgs.
195/2005 che in attuazione della direttiva 2003/4/Ce regolano forme e modi
dell’accesso del pubblico alle informazioni ambientali?
10)
Chi ripagherà i danni all’economia tradizionale?
Gli inquinanti sprigionati dall’incendio di Pomezia
possono mettere letteralmente in ginocchio il comparto agroalimentare di un
territorio pari a circa un sesto dell’intera Regione Lazio. Le produzioni di
eccellenze nonché addirittura gli stessi riconoscimenti di tipicità potrebbero
svanire: i vini Cannellino di Frascati, il Frascati Superiore, l’Aprilia, il
Cori, il Frascati, il Nettuno, il Velletri, i derivati del latte di bufala
campana, il kiwi Latina, fragoline di Nemi, il pinolo del litorale Laziale,
l’uva pizzutello. Oltre a migliaia di ettari di produzioni biologiche frutto
degli sforzi degli imprenditori agrari. Chi ripagherà tutto ciò?
I
Gruppi Ricerca Ecologica Lazio, associazione regionale dei Gruppi di Ricerca
Ecologica riconosciuti dal Ministero dell'Ambiente ai sensi dell'art. 13 della
L. 349/86, annunciano sin d’ora che si costituiranno parte civile nel processo
penale