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mercoledì 23 gennaio 2019

Com'è l'aria nel Lazio? Ce lo dice l'ARPA

Al di là dei luoghi comuni, la valutazione della qualità dell'aria di una determinata zona deve essere sempre operata secondo metodo scientifico ed in base a rilevazioni affidabili. L'Agenzia Regionale per la Protezione dell'Ambiente (in acronimo ARPA) è l'ente della pubblica amministrazione italiana, gestito dalla Regione Lazio, preposto a tale scopo. E l'Arpa ha diffuso la valutazione preliminare della qualità dell’aria laziale relativa all’anno 2018. 

Si tratta dei risultati ottenuti dalla rete automatica di monitoraggio della qualità dell’aria del Lazio dal 01/01/2018 al 31/12/2018 con riferimento alla verifica del rispetto dei limiti di legge previsti dal D.Lgs. n. 155/2010. A breve, Arpa Lazio rilascerà la versione definitiva della valutazione della qualità dell’aria, che conterrà anche le ricostruzioni modellistiche dei campi di concentrazione degli inquinanti sull’intero territorio regionale ottenute assimilando tutte le informazioni dei monitoraggi da punti di misura fissi o mobili e i risultati delle analisi di laboratorio per quanto riguarda metalli e benzapirene.
 
Nel 2018, la rete di monitoraggio della qualità dell’aria in gestione all’ARPA Lazio è stata costituita da 52 postazioni chimiche di misura, di cui 45 appartenenti al programma di valutazione della qualità dell’aria Regionale (DGR n.478/2016)
Tabella tratta dal rapporto ARPA
Relativamente al PM10, gli unici superamenti dei valori limite sono stati registrati  nella zona Valle del Sacco: il numero di superamenti del limite giornaliero è risultato superiore al valore consentito dalla norma nelle postazioni di Cassino, Ceccano, Colleferro Europa e Frosinone Scalo. Nell’Agglomerato di Roma sono stati registrati valori più elevati, sia per le medie annue che per il numero di superamenti del limite giornaliero di PM10, rispetto alle zone Appenninica e Litoranea ma in nessuna delle tre zone si ha un superamento dei limiti normativi. Il limite annuo relativo al PM2.5 invece non è mai stato superato in nessuna delle stazioni della rete regionale di monitoraggio.
Rispetto al biossido di azoto, invece, le criticità rilevate hanno riguardato il valore medio annuale e sono state maggiori nell’Agglomerato di Roma seppur presenti anche in zona Valle del Sacco: in particolare, la concentrazione media annuale ha superato il valore prescritto dalla legge nell’Agglomerato di Roma nelle stazioni di Cipro, Fermi, Francia, Magna Grecia e Tiburtina mentre, nella zona Valle del Sacco, solo nella stazione di Frosinone Scalo. Nella zona Litoranea è stata invece la stazione di monitoraggio di Civitavecchia “via Roma” a registrare la concentrazione media annua di biossido di azoto più elevata mentre in zona Appenninica il massimo è stato registrato a Viterbo. Ad ogni modo, i superamenti del valore limite orario sono sporadici, massimo uno per centralina, tre in totale nella regione: decisamente inferiori al massimo numero consentito in un anno (18).

Relativamente a Benzene, Biossido di zolfo e Monossido di carbonio, nel 2018 non sono stati rilevati superamenti dei valori limite in nessuna delle stazioni della rete di monitoraggio regionale.