In attesa di leggere la sentenza,
la Corte Costituzionale ha preannunciato di aver ritenuto legittima la
“riforma” Madia di soppressione del CFS e suo assorbimento/smembramento,
udienza precedentemente rinviata per accorpare in un unico procedimento le sentenze
dei vari Tribunali Amministrativi Regionali che si sono via via espressi
sull'argomento, per giunta tutti sollevando l'incostituzionalità del decreto
legislativo n. 177 del 2016: Abruzzo, Veneto e da ultimo il TAR del Molise. Nonostante
la certezza della stroncatura da parte dei Giudici di Palazzo della Consulta,
per la sentenza bisognerà attendere ancora, probabilmente anche un mese.
Tramontata la via giudiziaria, la
palla torna alla politica, anche perché in questi mesi si sono susseguite le
iniziative parlamentari sull’argomento, in entrambe le articolazioni del
Parlamento. Alla Camera dei Deputati hanno presentato una proposta l’onorevole
Luca De Carlo di Fratelli d’Italia (che è anche sindaco di Calalzo di Cadore),
l’onorevole Maurizio Cattoi del Movimento 5 Stelle, l’onorevole Silvia Benedetti
del Gruppo Misto. Al Senato della Repubblica, invece, segnaliamo l’iniziativa
del senatore Isabella Rauti di Fratelli d’Italia, dei senatori Claudio Barbaro
e Paolo Arrigoni della Lega, del senatore Giuseppo Moles di Forza Italia.
Tranne la proposta dell’on. Cattoi, che prevede la creazione di una forza di
polizia nell’ambito del Dipartimento Pubblica Sicurezza del Ministero
dell’Interno, tutte le altre proposte auspicano il ripristino dello status quo
ante il decreto legislativo 177/2016, ovvero il pieno ripristino del Corpo
Forestale dello Stato.
Ma è dall’Europa che potrebbe
esserci un ripescaggio, dal momento che presso la Corte Europea dei Diritti
dell’Uomo pende un ricorso relativo alla militarizzazione del personale:
seppure la presentazione di un ricorso alla Corte non ha effetti sospensivi e
comunque la Corte di Strasburgo non interverrà a favore dei ricorrenti presso
le autorità dello Stato contro il quale è stato presentato il ricorso, in casi
eccezionali può richiedere a uno Stato di adottare determinate misure o di
astenersi dal compiere determinate azioni, in attesa dell’esame del ricorso (si
tratta in genere di casi in cui vi è il rischio concreto che il ricorrente
possa subire danni gravi alla persona) ed inoltre per l’Italia vige l’obbligo
di attuare le misure necessarie ad adempiere le sentenze di condanna (articoli
34 e 46 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo).