Lunedì
25 maggio si è svolta in forma simultanea e in modalità sincrona,
la Conferenza di Servizi convocata dalla Regione Lazio per discutere
del Procedimento di Valutazione di Impatto Ambientale ai sensi
dell’art. 27 bis, parte II del D.lgs.152/06 e s.m.i. e D.M.52/2015
relativo al progetto di “impianto per riciclo di biomasse” che la
Società proponente – la Soc. Azienda Agricola Salone a.r.l. -
intenderebbe realizzare a Roma in Via Prenestina 1280 (Km 13,00).
Più
precisamente quello che si vuole realizzare è un impianto di
riciclo di 75.000 tonnellate all'anno di biomasse per la produzione
di energia elettrica da immettere nella rete nazionale e
ammendante compostato di qualità da commercializzare e/o
impiegare per la fertilizzazione dei terreni agricoli e del
verde annesso al sito.
Alla
riunione, coordinata dall'ing. Flaminia Tosini e dell'Arch. Paola
Giorgioli dell'Area Valutazione di Impatto Ambientale della Regione
Lazio ed a cui i GRE LAZIO sono intervenuti come auditori insieme al
Comitato di Quartiere Nuova Ponte di Nona ed al Comitato Raccolta
Fondi (CRF) per la Tutela della Salute e dell’Ambiente del VI
Municipio di Roma, era ovviamente presente la Società proponente,
incredibilmente assistita anche dall'ex assessora capitolina
all'Ambiente Paola Muraro
che il 12 dicembre 2016 consegnò alla sindaca Virginia Raggi le proprie
dimissione in quanto aveva ricevuto un avviso di garanzia e
risultava indagata dal procuratore aggiunto Michele Prestipino e dal
pm Alberto Galanti per presunti reati ambientali legati al periodo in
cui era consulente in Ama, l’azienda municipalizzata per
l’ambiente.
Sul
proponente, che usufruendo di una proroga ha fornito le integrazioni
ed i chiarimenti richiesti, è però piombato subito un macigno:
l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino Centrale che
con una nota inviata pochi minuti prima della Conferenza di Servizi
ha rilevato che “l’attività di progetto sembrerebbe rientrare
nelle attività vietate che comportano pericolo per la risorsa
idrica, come indicato al co.4 dell’art.94 del D.lgs.152/2006”
ed ha pertanto richiesto ulteriore specifica documentazione tecnica
integrativa.
Un
parere negativo, quest'ultimo, che pone anche pesanti interrogativi
sui pareri di altri 3 Enti: in primis sul parere inviato il 17 marzo
da parte dell’Area Vigilanza e Bacini Idrografici della Direzione
Regionale Lavori Pubblici, Stazione Unica Appalti, Risorse Idriche e
Difesa Del Suolo (con cui comunicava che “in considerazione che
l’area medesima risulta esterna alle aree soggette ai vincoli
idraulici imposti dal vigente P.A.I. – Piano di Assetto
idrogeologico ed a distanza dal fiume Aniene superiore ai limiti
prescritti dal R.D. n.523 del 25.07.1904, questa Direzione Regionale
non è tenuta e/o competente al rilascio di pareri in merito.”
e pertanto non sarebbe stata coinvolta nel prosieguo dei lavori della
conferenza di servizi); poi su quello inviato il 20 marzo dall’Area
Tutela del Territorio – Servizio Geologico e Sismico Regionale
della Direzione Regionale Lavori Pubblici, Stazione Unica Appalti,
Risorse Idriche e Difesa del Suolo (con cui comunicava la non
attinenza del progetto in esame alle tipologie in carico all’Area);
ed infine sul parere inviato il 9 aprile dalla Direzione Operazioni
Investimenti e Ingegneria della Manutenzione dell’ACEA ATO2 S.p.A.
con cui “rilascia parere favorevole vincolato al recepimento
delle suddette prescrizioni in fase di redazione del progetto
esecutivo, che dovrà essere preventivamente inviato a questa Società
per il rilascio del parere definitivo”.
Ancora
assente, invece, l'ARPA Lazio sebbene il 23 marzo avesse
rappresentato che “al
fine di esprimere il parere di competenza (PAUR-AIA), è richiesto
che sia prodotta documentazione tecnica che riscontri, in modo
univoco ed esaustivo, le criticità evidenziate e che la medesima
risulti complessivamente revisionata allo scopo di renderla coerente
con le specificazioni fornite nella valutazione”.
L'architetto
Maria Luisa Mutschlechner del MIBACT ha sottolineato che le
precedenti autorizzazioni erano riferite ad un progetto diverso da
questo attualmente proposto in quanto non prevedevano interventi nel
suolo e/o sottosuolo, vista la rilevanza delle preesistenze
archeologiche del sito, tra cui i resti dell’Acquedotto Vergine,
nonché la norma di tutela del "paesaggio agrario di rilevante
valore", che prevede una normativa stringente che non sembra
possa essere rispettata adeguatamente dal progetto proposto in
esame: il contesto presenta il sistema dei Casali e la Tenuta del
Cavaliere, che sono sistemi di paesaggio che dovrebbero essere
tutelati sia dal punto di vista paesaggistico che dal punto di vista
dell’agricoltura storica tradizionale. Gravissimo invece quanto
dichiarato dalla Dr.ssa Cristina D’Agostini, per la parte
archeologica di competenza, in quanto parrebbe non essere stata
ancora coinvolta nel sopralluogo dovuto per l’avvio delle indagini
conoscitive preventive nel sito: il Proponente ha però smentito che
i lavori sarebbero già iniziati.
La
Città Metropolitana di Roma, rappresentata dalla dr.ssa. Maria
Zagari, ha preannunciato ulteriori integrazioni in relazione alle
emissioni in atmosfera nonchè chiarimenti per il riutilizzo delle
acque dal punto di vista industriale (nonché sul trattamento delle
acque di prima e seconda pioggia) dal momento che l’area di
intervento ricade nella fascia di attenzione dell’acquedotto
Vergine, secondo la perimetrazione approvata con DG.R.n. 537/2012
“Individuazione delle aree di salvaguardia degli impianti di
captazione dei Colli Albani: Acqua Vergine, Torre Angela, Finocchio,
Pantano Borghese. Attuazione della DGR 5817 del 14/12/1999” e
sembrerebbe esserci uno scarico idrico sul suolo di competenza della
Regione Lazio.
Il
Comune di Roma Capitale, Dipartimento di Tutela Ambientale, ha
invece trasmesso un parere con esito negativo in quanto il parere
della Sovrintendenza Capitolina, di fatto, non è superabile.
Analogamente il dott. Massimiliano Cafaro per il SUAP - Attività
produttive agricole del Comune di Roma, ha evidenziato che sebbene
il progetto dal punto di vista architettonico sia uguale al
precedente rilasciato, invece dal punto di vista amministrativo è
diverso in quanto la produzione di compost non è prevista né nella
NTA del PRG né da parte della norma paesaggistica regionale e che
soltanto nel caso della variante urbanistica per gli impianti dei
rifiuti potrebbe essere possibile l’attuazione (compresi impianti
di compostaggio): a tal proposito ha inoltre suggerito che
l’azienda Salone verifichi la possibilità o meno di avvalersi
delle attività nella multi imprenditorialità sancita all’art.57
bis della L.R.38/1999.
Il
Responsabile Unico per la Regione Lazio, il dott. Fabio Genchi, ha
rilevato la mancanza di alcuni pareri regionali per poter esprimere
il parere unico regionale ed in particolare: Area V.A.S.
dell’Urbanistica regionale, Area Qualità Ambientale, Area
Bonifica Siti inquinati, Area Rifiuti, ARPA Lazio e ASL Roma 2 -
Dipartimento di Prevenzione (competenza regionale): SIAN, SPRESAL,
SISP, Servizi Veterinari, Dipartimento di Epidemiologia del Serv.
Sanitario Regionale. Ha inoltre chiesto di chiarire se l’attività
di vendita del compostato e la produzione dell’energia siano
svolte direttamente dall’azienda agricola o da altro
soggetto/gestore. Ai fini della conservazione dei requisiti del
produttore agricolo, a livello normativo, ha rilevato la necessità
di chiarire l’attività prevalente dell’attuale attività
agricola, oppure se l’azienda stessa ha intenzione in futuro di
vendere compostato o produrre energia (art.2 bis della L.R.14/2006).
Il
Municipio VI delle Torri del Comune di Roma, rappresentato dalla
Presidente Katia Ziantoni e dall’Assessore all’Urbanistica
Sergio Nicastro, ha rilevato che sussistono le criticità già
evidenziate all’interno delle osservazioni presentate, risultando
sostanziale che l’impianto autorizzato non è ancora stato
realizzato ad oggi, ed il nuovo progetto cambia totalmente i codici
CER già autorizzati e cambia la natura progettuale del progetto
autorizzato originariamente; per quanto ai codici CER, oltre gli
sfalci verdi vengono aggiunti diverse tipologie di fanghi, ed altri
CER: il nuovo impianto ha natura industriale, è un impianto di
biogas. L’Assessore all’Urbanistica ha altresì ribadito la
forzatura della normativa urbanistica vigente del nuovo impianto di
natura industriale all’interno di una zona in cui sussistono
nuclei abitati ed edifici sensibili, come l’istituto Agrario
Sereni, zone edificate e densamente popolate, oltre che la criticità
della zona di captazione dell’acqua ad uso potabile.