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giovedì 11 giugno 2020

Tevere, ancora ignota la causa della moria di pesci

Lo scorso 1 giugno, a seguito delle segnalazioni della Polizia di Stato e dalla Polizia di Roma Capitale per la presenza di molte carcasse di pesci, il personale dell’ARPA Lazio è intervenuto assieme al personale della ASL RM1 ed ha effettuato un campionamento di acque superficiali nei pressi di ponte Vittorio Emanuele sul fiume Tevere.

Nel corso del sopralluogo è stata riscontrata la presenza nel punto di campionamento di circa una settantina di carcasse tutte di taglia medio grande, dai 40 ai 130 cm circa e comprendenti le famiglie dei Ciprinidi, Mugilidi e Siluridi.

Le specie presenti riconosciute sono state in ordine di abbondanza:
  • Barbus barbus – Barbo europeo
  • Liza sp. – Presumibilmente Cefalo calamita
  • Squalius squalus – Cavedano
  • Silurus glanis - Siluro
  • Bramis brama – Abramide comune
  • Cyprinus carpio – Carpa
  • Carassius sp. – Carassio
Al momento del sopralluogo e del campionamento nell'alveo del Tevere erano presenti numerosi esemplari vivi di piccole dimensioni e le misure dei principali parametri chimico-fisici rilevabili in campo con sonda multiparametrica hanno mostrato una situazione normale.


Si è avuta notizia di un evento meteorico intenso che avrebbe interessato la zona di Roma Nord e, pertanto, come prima ipotesi del fenomeno si è ipotizzato che le acque piovane avessero potuto dilavare il materiale particolato, ricco di sostanza organica degradabile, accumulato nel letto di fossi e sulle superfici e convogliato in tempi piuttosto rapidi la massa degradabile nel fiume, che, subendo una rapida degradazione, avrebbe potuto consumare l’ossigeno disciolto nelle acque. In queste condizioni le morie di pesci possono avvenire sia per “anossia” che per l’ostruzione meccanica delle branchie dovuta alla presenza di sostanze colloidali provenienti dal repentino dilavamento dei terreni circostanti: un evento acuto e di breve durata i cui effetti potevano essere rapidamente rientrati.

Nella tabella seguente sono riportati i risultati delle analisi chimiche di base eseguite sul campione prelevato il 1° giugno e su quello prelevato successivamente l’8 giugno:


L’area di campionamento ricade all'interno della rete di monitoraggio delle acque superficiali che ARPA Lazio esegue ai sensi del D. Lgs. 152/06, che prevede nel tratto urbano del fiume Tevere due punti di campionamento e nello specifico l’F4.06 Ripetta (circa 1 Km a monte del punto campionato) e l’F4.62 Marina di Roma (circa 25 Km a valle del punto campionato). Pertanto, per una valutazione più significativa dei dati rilevati nei campionamenti effettuati è stato ritenuto utile effettuare un confronto con la serie di risultati ottenuti nel 2019 presso le stazioni anzidette: da tale confronto è emerso un modesto innalzamento dei principali indicatori microbiologici di contaminazione fecale e un lieve aumento di Fosforo Totale e Ortofosfato mentre per gli altri parametri di base non si evidenziano alterazioni significative.

Inoltre, sui campioni prelevati a seguito dell’evento, sono stati eseguiti, oltre alle analisi di base, esami approfonditi sulla possibile presenza residua di altre sostanze.

Per quanto riguarda la presenza di sostanze potenzialmente tossiche per la fauna ittica, le analisi hanno evidenziato la presenza di Cipermetrina, in concentrazioni maggiori (0.014 μg/l) rispetto a dati medi dei monitoraggi periodici che l’Agenzia svolge sul fiume Tevere, nonché la presenza di un altro fitofarmaco: il Clothianidin.

La CIPERMETRINA è un insetticida universale usata da alcuni Comuni per la profilassi antizanzara nelle caditoie stradali, ma anche nelle irrorazioni mediante atomizzazione, nonché contro numerosi insetti infestanti le coltivazioni. Ma la Cipermetrina è tossica per i pesci: in test di laboratorio LC50 96-h (concentrazione letale per il 50% degli organismi esposti dopo 96 h di esposizione) è generalmente nell'intervallo di 0,7-350 μg/l. La tossicità acuta su Trota iridea (LC50) è in media 0, 82 mg/l (dati ISPRA – Quaderni 10/2015).


L’altro fitofarmaco riscontrato a seguito del campionamento del 1° giugno è il CLOTHIANIDIN (0.67 μg/l). Appartiene al un gruppo dei neo-nicotinoidi, il cui utilizzo comprende la concia delle sementi di mais, del cotone, della colza, della bietola e del girasole, trattamenti fogliari di molti fruttiferi e di piante ornamentali e trattamenti granulari al terreno. Il prodotto è altamente tossico per le api. Pertanto ne è stato definitivamente vietato l’uso dalla fine del 2018.

Il Clothianidin non è facilmente biodegradabile. Può permanere legato ai sedimenti e quindi può essere considerato persistente nei sistemi acquatici, ove comunque mostrerebbe scarso potenziale di accumulo negli organismi; ha una tossicità verso i pesci più bassa della Cipermetrina (LC50 96h > 100 mg/L).

La concentrazione rilevata nel campionamento del 1° giugno, risultata pari a 0.67 μg/l, può essere confrontata con la seguente tabella (fonte Regulation (EU) No 528/2012 concerning the making available on the market and use of biocidal products):



La presenza di tali sostanze non consente di escludere cause tossiche dovute a fenomeni temporanei e localizzati di contaminazione. Per questo motivo Arpa Lazio ha avviato un approfondimento in collaborazione con l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Lazio e della Toscana, al fine di incrociare i dati analitici riscontrati nelle acque con quelli che sono in corso di determinazione sugli esemplari delle carcasse dei pesci campionate nel fiume.

L’Agenzia ha inoltre effettuato ulteriori campionamenti delle acque fluviali al fine di seguire l’evoluzione del fenomeno. I dati fin qui analizzati tuttavia non forniscono ancora indicazioni chiare sulle possibili cause della moria di pesci rilevata e valutazioni più complete si potranno effettuare solo alla conclusione delle analisi ancora in corso, che prevedono i seguenti parametri: 
  • BOD5
  • Metalli
  • IPA
  • Solventi
  • Pesticidi
Vi terremo aggiornati!