Altri quattro mesi di emergenza, poi sarà il caos. Tanto ha accordato la
Regione Lazio a Roma Capitale in materia di gestione rifiuti. Dopodiché, senza
soluzioni strutturali che punteranno all’autosufficienza, sarà crisi. Ma almeno da qui a
gennaio gli impianti del resto della Regione dovranno accollarsi i rifiuti
prodotti nell’Urbe.
Facciamo un passo indietro, esattamente al 5 luglio,
quando a fronte di una Roma sommersa di rifiuti il Presidente della Regione
Lazio emise un’ordinanza [1] valida fino al 20 settembre con cui obbligava Ama a “mettere
in campo mezzi e risorse straordinarie per togliere i sacchetti di immondizia
dalle strade “, quasi commissariandola.
L'area di Malagrotta |
Subito dopo, il 9 luglio, la cabina di regia costituita dal
Sindaco di Roma, dal Presidente della Regione e dal Ministro dell’Ambiente
aveva individuato nell’invio all’estero la principale via d’uscita alla crisi:
premesso che questa opzione è di per sé una follia economica, Ama non ha
trovato nessuno (o quasi) disposto a siglare contratti. La risposta dal resto d’Italia
è stata anche peggiore: dopo il no di Abruzzo ed Emilia, che si è aggiunto a
quello interno della Rida di Aprilia ed allo stop del Tmb di Ama di Rocca
Cencia per manutenzione, le speranze residue sarebbero legate alle Marche (ma
solo per il trattamento di 5mila tonnellate al mese, per giunta senza alcuno
smaltimento, quando Roma produce ogni giorno una tale enorme quantità di
rifiuti). L’azienda capitolina per il trattamento dei rifiuti è in enorme ed
ingiustificabile ritardo anche rispetto ad altri “obblighi”: come dotarsi di
altri impianti mobili di trattamento (i tritovagliatori, di cui è operativo
solo quello di Ostia per giunta a scartamento ridotto per l’ostilità della
popolazione e degli amministratori municipali), attivare centri di trasbordo e
individuare stazioni di trasferenza. Ed anche la situazione nei due impianti
privati di Malagrotta getta benzina sul fuoco: dovevano essere in manutenzioni
fino a metà settembre, ci resteranno fino a metà novembre (almeno) per motivi
giudiziari.
Sul fronte raccolta va anche peggio: grazie ad un’ordinanza
della Sindaca del 5 agosto [2], al rientro dalle vacanze agostane i romani hanno
dovuto fare i conti con il divieto di conferire la frazione multimateriale
leggero (plastica e metalli) e la frazione indifferenziata/secco residuo in
sacchi non trasparenti, ciò sia al fine di facilitare i controlli di Ama sia
per favorire una maggiore coscienza ambientale dei cittadini dal momento che la
differenziata langue. Le prime multe (dai 25 ai 500 euro) hanno scatenato il
panico tra i troppo riottosi abitanti della Capitale, infastiditi dall’obbligo ma
anche dalla necessità di procurarsi nei supermercati i sacchetti idonei (trasparenti
o semi-trasparenti, come la Direzione Rifiuti ha annunciato che chiarirà a
breve con una circolare).
Ovviamente ciò che altrove è normale da anni, a Roma viene
messo in discussione in Tribunale, dal momento secondo il III Municipio -
Montesacro a luglio 2005 il sacchetto trasparente sarebbe stato censurato dal
garante della privacy! E via a sacchetti vengono infilati alla chetichella nei
bagagliai delle auto, per essere conferiti ad esempio in un territorio
adiacente dove magari i controlli sono meno stringenti o addirittura la
raccolta porta a porta non è nemmeno ancora partita: già, perché da anni i GRE
LAZIO denunciano l’assurdità di sperimentazioni avviate a macchia di leopardo,
che appunto generano comportamenti patologici come il conferimento dei rifiuti
nei territori confinanti in aggiunta quelli che per lo stesso motivo vengono
portati a Roma dai pendolari direttamente da Comuni dell’Area Metropolitana più
virtuosi dell’Urbe (come denunciato dalla stessa Sindaca).
Su tutto ciò pesa anche il nuovo Governo tra forze politiche
che invece sono da mesi in aperto contrasto sul territorio, dal momento che
oltre al possibile cambio dei decisori istituzionali, c’è finanche l’ipotesi di
una nuova discarica che la Regione Lazio ha chiesto di localizzare al
Campidoglio nonostante le recenti direttive europee fissino nel 10% il tetto
massimi di rifiuti urbani che possono finire in discarica: e mentre l’amministrazione
di Roma Capitale vorrebbe puntare su economia circolare e digestori anaerobici,
una discarica senza adeguati impianti per il riciclo a monte rischia di essere
un’inaccettabile “soluzione Malagrotta” (tra l’altro Cerroni già ha messo le
mani più o meno su tutti i potenziali siti sul tavolo). E se PD e M5S sembrano
avviati verso l’unità nel Governo Conte, da una parte Nicola Zingaretti e dall’altra
la coppia Davide Barillari / Virginia Raggi hanno una visione diametralmente
opposta delle soluzioni da adottare, al punto da rendere altamente improbabile
un compromesso.
Nel frattempo, dopo la nostra denuncia della formazione di
oltre 125 discariche abusive nell’arco del 2018 nel solo quadrante est [3], Ama e
Campidoglio si aspettano che dal 1 settembre almeno la soluzione all’abbandono
di rifiuti arrivi dal cielo: non in senso spirituale, ma grazie al monitoraggio
del territorio tramite i satelliti ottici ed ai satelliti radar della
costellazione Cosmo-SkyMed (Ama ha siglato un accordo con e-GEOS, una joint
venture tra Telespazio, Gruppo Leonardo e Agenzia Spaziale Italiana). Una
soluzione di concreta difesa dell’ambiente e della salute dei cittadini che
anche i Gre Lazio suggeriscono da anni, ma che andrà sicuramente integrata con
altre misure di prevenzione e controllo direttamente sul territorio. Oltre che
di una seria bonifica, dal momento che gli inquinanti di origine antropica
dispersi nell’ambiente (soprattutto metalli pesanti e particolato) ha raggiunto
livelli impressionanti, come anche recentemente confermato da uno studio sui
licheni condotto dall’INGV (l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia) e
dall’ARPA Lazio (l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Regione
Lazio) pubblicato sulla rivista scientifica “Science of the Total Environment” [4].
[1] Ordinanza n.11902 del 5 luglio 2019 ai sensi dell'art. 191del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152 per assicurare il ripristinodella raccolta dei rifiuti di Roma Capitale