Lo scorso 5 maggio scorso denunciammo l'ennesimo scempio di platani capitozzati, questa volta effettuato a Tivoli sulla S.P. 51/ab Maremmana Inferiore II che termina a Ponte Lucano: decine e decine di platani furono potati con un taglio del tutto irrazionale, indefinibile, eseguito tra l'altro in uno momento totalmente sbagliato giacché si era in piena ripresa vegetativa e nonostante tali alberi abbiano a disposizione lo spazio sufficiente per svilupparsi.
Ovviamente, come spesso accade in questa triste Italia, nessuno se ne è fregato: non la Città Metropolitana di Roma Capitale (a cui, avendo appaltato i lavori, avevamo chiesto spiegazioni urgenti), non il Comune di Tivoli (sul cui territorio comunque insistono le piante), non le Autorità competenti (nemmeno quelle preposte a prevenire i reati ambientali).
Ma quelle che sono state prodotte sono particolari tipi di gemme, chiamate avventizie (che si sviluppano solo in situazioni di stress) e da cui si sono originati velocemente moltissimi rami attaccati al tronco dei platani in modo precario e formati da legno debole: l'obiettivo della piante sottoposte a stress è infatti il nutrirsi il prima possibile e non creare una struttura solida, e per questi motivi i rami saranno soggetti a facili rotture in occasione di forti piogge o vento che risulteranno particolarmente pericolose dal momento che le chiome di questi platani si estendono su due carreggiate con intenso traffico veicolare.
Per il momento ribadiamo che l'intervento operato a Tivoli ha deturpato e compromesso questi giganti della flora arborea caratterizzati da un notevole sviluppo in altezza e da una chioma folta ed estesa. Ma non finisce qua, perchè al primo violento temporale invernale andremo a verificare quanto solidi sono i rami prodotti dai platani capitozzati: e là, sempre sperando che nessuno si faccia male, emergeranno tutte le responsabilità di chi ha fatto e di chi non ha controllato.
Restate con noi!