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consigli e idee dalla rete news dalle Istituzioni aree protette energie in circolo

venerdì 20 dicembre 2019

La nuova Malagrotta sarà a Tragliatella (XIV municipio)

Il dado è tratto... pare: la nuova discarica di Roma dovrebbe sorgere nel territorio del Municipio XIV e precisamente in una cava dismessa a Tragliatella Campitello, una frazione contigua all'omonima. 

Se questa decisione del Campidoglio potrebbe avviare la pax con la Regione, non possiamo tuttavia non biasimare la scelta, dal momento che Tragliatella tutto è fuorchè una zona non abitata. 

Tra l'altro è un sito estrememente vicino al complesso lacuale Bracciano - Martignano (che è SIC, ZPS e parco naturale) ed al Monumento naturale di Galeria Vecchia, in una zona idrogeologicamente estremamente delicata, cosa che desta non poche preoccupazioni. 

Nelle more di leggere i documenti ufficiali e valutare le azioni conseguenti a difesa del territorio e dell'ambiente, nell'immagine predisposta dai GRE riportiamo l'inquadramento territoriale dell'area scelta dal Campidoglio per ospitare la nuova discarica di Roma Capitale:

Fonte: elaborazione dei Gre Lazio da Google Maps

lunedì 16 dicembre 2019

TAR, niente cave nelle aree protette


Un sentenza importante, quella adottata dal Tar Puglia, la quale, richiamando la giurisprudenza comunitaria, ha ribadito che nelle aree protette non è possibile alcun bilanciamento tra le esigenze di tutela della fauna e gli interessi socio-economici in quanto vige la prevalenza delle esigenze di tutela ambientale. Nella fattispecie, il ricorso verteva contro il diniego di  apertura di nuove cave in area SIC in forza di una èrevisione regionale recante il divieto assoluto di realizzare nuove cave e dei livelli di tutela superiori da parte delle Regioni, che sull'argomento detengono competenza esclusiva residuale. I giudici amministrativi, con il provvedimento pubblicato lo scorso 5 dicembre, hanno pertanto rigettato il ricorso della ditta individuale che chiedeva di poter aprire una nuova cava di materiali lapidei (pietra calcarea da taglio) in un sito dell'agro del Comune di Ruvo di Puglia ricadente nel SIC Murgia Alta.

Ma leggiamo la sentenza...

venerdì 13 dicembre 2019

Inquinamento dell'aria nel Lazio, ARPA mette online i dati giorno per giorno

L'Agenzia regionale per la protezione dell'Ambiente, ARPA, rende pubbliche e disponibili giorno per giorno le misure, le elaborazioni e le valutazioni dello stato di qualità dell’aria del territorio regionale e delle cause meteorologiche che la determinano. 

Tutte queste informazioni sono organizzate secondo le scale temporali previste dalla Normativa Vigente, rispettando quanto previsto dal D.Lgs.195/2005 (che recepisce la Direttiva 2003/4/CE) e per questo totalmente disponibili al pubblico.

Va ricordato che col termine valutazione si intende (Direttiva 2008/50/CE) l’attribuzione, concettualmente ad ogni punto del territorio, di livelli di concentrazione al suolo degli inquinanti previsti dalla normativa e delle principali variabili meteorologiche (cioè la ricostruzione dei relativi campi spaziali degli stessi) sulla base dell’uso combinato (assimilazione) delle misure disponibili e delle simulazioni modellistiche. I domini territoriali considerati nella realizzazione delle valutazioni sono l’intero territorio regionale (con cella di 4x4 km) e la città di Roma (con cella 1x1 km).

In particolare, le informazioni attualmente disponibili sono:
  • le analisi meteorologiche a grande scala,
  • le misure meteorologiche al suolo rilevate nelle postazioni dell’Aeronautica Militare, raccolte dalla Base Dati dell’Università del Wyoming,
  • i radiosondaggi giornalieri realizzati dall’Aeronautica Militare a Pratica di Mare , raccolte dalla Base Dati dell’Università del Wyoming,
  • le misure micrometeorologiche e la stima dell’altezza di rimescolamento realizzate dalla rete micrometeorologica di Arpa Lazio,
  • le misure di concentrazione di CO, SO2, NOx, NO2, O3, PM10, PM2.5, Benzene, Toluene, Xyleni ottenute dagli analizzatori automatici presenti nelle stazioni di misura della rete regionale della qualità dell’aria,
  • le misure di Piombo, metalli pesanti ed IPA ottenute analizzando periodicamente in laboratorio i filtri di particolato,
  • i bollettini giornalieri prodotti dalle Sezioni Provinciali di Arpa Lazio,
  • i bollettini settimanali prodotti dal Centro Regionale della Qualità dell’Aria,
  • le sintesi annuali di tutte le informazioni e la determinazione degli eventuali superi rispetto dei limiti di legge.
 

giovedì 12 dicembre 2019

Tarquinia, la Regione Lazio blocchi l'inceneritore in area protetta


Il progetto di realizzazione a Tarquinia di un “impianto di recupero energetico”, presentato dalla A2A Ambiente S.p.A. di Brescia e dal costo di 400 milioni di euro, è una vera follia perché l’area di Pian D’Organo – Pian dei Cipressi ricade interamente in una zona identificata come Important Bird Areas, e specificamente la IBA 210 - Lago di Bracciano e Monti della Tolfa: è per questo che i Gruppi Ricerca Ecologica Lazio hanno presentato alla Regione Lazio le proprie osservazioni ostative al prosieguo dell’iter amministrativo in corso per il rilascio dell’autorizzazione  per l’impianto, che da progetto avrà una potenza termica di combustione di 200 MWt al massimo carico termico continuo, due canne di espulsione fumi alte 70 metri e sarà alimentato annualmente con 481.000 tonnellate di rifiuti speciali non pericolosi.

Secondo i GRE LAZIO, «nell’ambito della Rete Natura 2000, le Important Bird Areas (IBA, le aree importanti per gli uccelli) vengono ad assumere un ruolo chiave per una reale salvaguardia della biodiversità, essendo coinvolte nell’istituzione delle ZPS. La “Direttiva Uccelli - Conservazione di tutte le specie di uccelli selvatici” (Direttiva 79/409/CEE, recepita in Italia fin dal 1992) nonché la “Direttiva Habitat - Conservazione degli habitat naturali e seminaturali e della flora e della fauna selvatiche” (Direttiva 92/43/8CEE recepita dall'Italia nel 1997) fissano i criteri di tutela del territorio e salvaguardia dell’ambiente e delle specie. La Commissione Europea negli anni '80, poiché la Direttiva "Uccelli" non fornisce criteri omogenei per l'individuazione delle ZPS, ha commissionato all'International Council for Bird Preservation un'analisi dei siti importanti per la tutela delle specie di uccelli in tutti gli Stati dell'Unione. Secondo la Corte di Giustizia dell’Ue (sentenze nelle cause C-3/96, C-374/98, C-240/00 e C-378/01), “l’elenco delle zone di grande interesse per la conservazione degli uccelli selvatici, più comunemente conosciute come IBA, è il riferimento scientifico per l’identificazione e la designazione delle Zone di Protezione Speciale. In Italia l'inventario europeo IBA (Important Bird Areas) è stato curato dalla LIPU a seguito dell’incarico affidato all’associazione dal Ministero dell’Ambiente mediante specifica convenzione stipulata in data 12 dicembre 2000. Tuttavia la Regione Lazio non ha ancora provveduto ad ampliare la perimetrazione della ZPS IT6030005 “Comprensorio Tolfetano Cerite Manziate” (né di diverse altre) così da includervi interamente il perimetro della IBA210 - Lago di Bracciano e Monti della Tolfa».

«L’area in esame è comunque già contigua alla Zona di Protezione Speciale, da cui dista meno di 200 metri – continuano i GRE: assolve all’obiettivo di ridurre il disturbo dovuto alle attività antropiche e costituisce elemento utile alla definizione della rete ecologica territoriale. Per questi motivi l’area IBA 210 è già segnalata ai fini della tutela e dell’eliminazione della lacuna di conservazione nell’ambito delle Unità Territoriali Ambientali n.3 Monti della Tolfa e n.4 Monti Sabatini e Tuscia meridionale dai PTPG della Provincia di Roma e di Viterbo. La realizzazione dell’impianto e soprattutto il suo esercizio in attività avrebbero un elevato impatto ambientale sull’elevata sensibilità ecologica dell’area (habitat di rapaci come nibbio reale, nibbio bruno, biancone, falco pecchiaiolo e pellegrino, ma anche di succiacapre, occhione, ghiandaia marina e passeriformi degli ambienti aperti quali calandra, calandrella, tottavilla, calandro, averla piccola, averla cenerina), comprometterebbe qualunque tutela della rete ecologica territoriale e configurerebbe violazione delle finalità di tutela previste nella Direttiva Uccelli».

L’incompatibilità urbanistica emerge anche dagli atti amministrativi, come già evidenziato dal Sindaco di Tarquinia con la propria nota del 16 agosto 2019: la delibera n. 31 del 10 aprile 2008 “Approvazione Piano Quadro di indirizzo e coordinamento zona DI in loc. Pian D’Organo — Pian dei Cipressi” esclude categoricamente insediamenti come cementifici, inceneritori, industrie chimiche, depositi inquinanti, discariche e comunque tutti quelli previsti dal D.M. che individua le attività nocive ed inquinanti.

Ma ci sono anche altri motivi tali da indurre un rigetto categorico della proposta: «la Regione Lazio non può ignorare che sull’area interessata hanno gravato per anni diversi stressor, tra cui i più impattanti sono stati sicuramente la centrale Torrevaldaliga Nord (la dodicesima più inquinante d’Europa), il Centro tecnico logistico interforze N.B.C. per lo smaltimento di armi chimiche, il Porto di Civitavecchia con il relativo traffico sia navale che terrestre ed il cementificio. Eppure nel progetto della A2A manca una caratterizzazione della qualità dell’aria presente all’interno dell’area d’intervento, e l’analisi di impatto ambientale si basa solo marginalmente sulla citazione di alcuni dati macro. Negli ultimi trent’anni, invece, è stata ampiamente evidenziata tramite svariati studi epidemiologici una mortalità e un rischio di cancro al fegato, mesotelioma e malattie respiratorie superiore alla media per gli abitanti di Tarquinia, Civitavecchia e dintorni, al punto che si possa addirittura parlare di vera e propria emergenza sanitaria, come rivelano i dati del Registro Tumori Lazio istituito con legge regionale n°7 del 12 giugno 2015 e coordinato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale».

venerdì 6 dicembre 2019

Rifiuti, non ci siamo: i 7 siti dove forse verrà realizzata una discarica!

Le inefficienze della Regione Lazio e di Roma Capitale stanno per abbattersi ancora una volta sui cittadini. La relazione firmata dai tecnici Laura D'Aprile, Paola Camuccio e Flaminia Tosini (rispettivamente dirigenti dei dipartimenti competenti su ambiente e rifiuti di Roma Capitale, Città Metropolitana, Regione Lazio) ha individuato le aree idonee per la  ti, ecco dove potrebbe sorgere la discarica. I sette siti scelti dai tecnici di Regione e Comune
discarica di servizio per Roma basandosi su precisi elementi:
  • volumetria residua utile per garantire lo smaltimento per almeno sei mesi
  • presidi ambientali già esistenti o possibilità di loro realizzazione
  • procedibilità amministrativa per l’autorizzazione all’esercizio di discarica per i codici EER indicati in ordinanza e tipologia di procedimento
  • stima dei tempi necessari per completamento ed esercizio.
Adesso la parola finale spetterà alla sindaca Virginia Raggi che dovrà decidere dove avverrà lo smaltimento per i rifiuti derivanti dal trattamento dei rifiuti solidi urbani ed aventi EER 191212, 190501, 190503 prodotti dagli impianti contrattualizzati per il trattamento dei rifiuti urbani prodotti da Roma Capitale.

Vediamo quali sono i siti e le loro caratteristiche principali (e soprattutto le criticità):
 


Ipotesi principali:

Falcognana
Municipio: IX
Destinazione attuale: discarica di rifiuti pericolosi (il fluff delle autovetture)
Disponibilità: Ecofer Ambiente Srl
Capacità disponibile: 850.000 metri cubi
Criticità: compatibilità con le attività attuali, opposizione dei cittadini, viabilità insufficiente
Tempi di realizzazione: 30 giorni (ma va integrata con una rete biogas)

Via Canestrini (zona Ardeatina)
Municipio: IX
Destinazione attuale: discarica di rifiuti inerti
Disponibilità: Adrastea Srl
Capacità disponibile: in via di esaurimento (verrebbe utilizzata per il deposito preliminare dei rifiuti ‘per la presenza di baie gia’ autorizzate ed in esercizio in D15).
Criticità: vicinanza alla discarica di Falcognana, diniego di Roma Capitale ad un ampliamento, viabilità insufficiente
Tempi di realizzazione: 30 giorni (ma va integrata con una rete biogas)

Monte Carnevale
Municipio: tra l'XI ed il XII
Destinazione attuale: ex cava - in via di rilascio l'autorizzazione per discarica di rifiuti inerti e amianto (la Conferenza dei Servizi si chiuderà il 13 dicembre)
Disponibilità: la New Green Srl ha presentato il progetto per la discarica di interti
Capacità disponibile: 1.500.000 metri cubi
Criticità: vicinanza alla discarcia di Malagrotta, distanza di Monte Carnevale: mai partito il ripristino ambientale. A difendere l'ex cava restano solo i cittadini
soli 200 metri dal Sic Macchiagrande inserito nella Riserva statale del litorale romano, opposizione dei cittadini di Valle Galeria ed incompatibilità urbanistica



Tempi di realizzazione: 60 giorni (ma va integrata con una rete biogas)

Siti idonei alternativi:

Corcolle / San Vittorino
Municipio: VI
Destinazione attuale: discarica di rifiuti inerti non in esercizio (autorizzazione in fase di rinnovo)
Disponibilità: Daf S.r.l. (l'ex cava è di proprietà Salini)
Capacità disponibile: 100.000 metri cubi
Criticità: vicinanza al sito Unesco di Villa Adriana, opposizione dei cittadini



Tempi di realizzazione: 200 giorni

Via della Pisana 1205
Municipio: XI
Destinazione attuale: discarica di rifiuti inerti (edilizia e demolizione)
Disponibilità: Cerchio Chiuso S.r.l.
Capacità disponibile: 900.000 metri cubi
Criticità: elevati tempi di realizzazione



Tempi di realizzazione: 180 giorni  (ma va integrata con una rete biogas)

Via della Selvotta
Municipio: IX
Destinazione attuale: discarica di rifiuti inerti
Disponibilità: Quattro A
Capacità disponibile: 300.000 metri cubi
Criticità: viabilità inadeguata



Tempi di realizzazione: 45 giorni 

Via Laurentina km 11,200
Municipio: IX
Destinazione attuale: discarica di rifiuti inerti
Disponibilità: Co.r.tac.
Capacità disponibile: 290.000
Criticità: impianto non in esercizio e quindi occorrono nuove autorizzazioni, elevati tempi di realizzazione



Tempi di realizzazione: 200 giorni 

venerdì 29 novembre 2019

Comitato europeo dei diritti sociali: violati i diritti dei Forestali

Lo scioglimento del Corpo Forestale nei Carabinieri (e in parte anche nella Guardia di Finanza) ha violato i diritti del personale: lo ha sancito il Comitato europeo per i diritti sociali, ribaltando la sentenza 170/2019 della Corte Costituzionale.

Anche in questo caso, il ricorso è stato presentato dagli ex sindacati del personale UGL-CFS e SAPAF: ed infatti far confluire una forza civile nei Carabinieri viola i diritti sociali dei dipendenti che, divenendo personale militare, hanno perso le libertà sindacali prima garantit. 

La sentenza è del 3 luglio, ma è stata pubblicata solo il 26 novembre scorso. Per il Comitato, i diritti lesi sono i seguenti:
  • il diritto del personale a guadagnarsi da vivere con un'occupazione liberamente esercitata, in violazione dell'articolo 1, paragrafo 2, della Carta Sociale Europea riveduta ("la Carta"), poiché la misura controversa incide sostanzialmente sulle condizioni di lavoro del personale interessato, indipendentemente dal fatto che accettino di acquisire uno status militare o optino per una riassegnazione a una carica civile;
  • il diritto di organizzarsi, in violazione dell'articolo 5 della Carta, preso separatamente o in combinato disposto con l'articolo G della Carta, poiché i diritti sindacali delle persone trasferite alla Forza dei Carabinieri e alla Guardia di Finanza sono limitati a seguito di il loro acquisizione dello status militare;
  • il diritto di contrattare collettivamente, in violazione dell'articolo 6, paragrafo 2, della Carta, a causa delle restrizioni eccessive imposte alle persone trasferite alla Forza dei Carabinieri e alla Guardia di Finanza, a seguito della loro acquisizione dello status militare.
Il Comitato europeo dei diritti sociali è un ente istituito nel 1995 ai sensi dell'articolo 25 della Carta sociale europea ed è composto da 15 membri (14 esperti indipendenti eletti dal Comitato dei Ministri che rimangono in carica sei anni, mandato rinnovabile una volta, più il Presidente).

Le sue funzioni sono le seguenti:
  • esamina i rapporti inviati dagli Stati membri del Consiglio d'Europa che indicano il rispetto delle disposizioni accettate;
  • determina se lo Stato in oggetto sia in conformità con le disposizioni contenute nella Carta sociale europea ed emette "conclusioni", ovvero decisioni in merito pubblicate annualmente. In caso d'inottemperanza a seguito della conclusione nella quale lo Stato non sia in conformità, interviene il Comitato dei Ministri il quale chiede al Paese di adottare determinate riforme per garantire conformità alla Carta. Gli Stati sono tenuti a redigere un rapporto ogni 5 anni sulle disposizioni non accettate.
E infatti in seguito alla decisione pubblicata dal Comitato europeo dei diritti sociali,  l’On. Luca De Carlo di Fratelli d’Italia (primo firmatario di una proposta di legge per la ricostituzione del Corpo Forestale dello Stato) ha interrogato il Governo sul futuro dei forestali: «Il Comitato ha giudicato l’assorbimento del Corpo Forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri come una violazione  della Carta sociale europea in quanto tale fusione è andata ad incidere negativamente sui diritti sociali dei dipendenti che, divenendo personale militare, hanno perso le libertà sindacali prima garantite. – ha spiegato l’On. De Carlo e ha continuato – Sono troppi gli aspetti negativi legati allo smantellamento della Forestale che ci spingono a sollecitare il Governo ad intervenire tempestivamente. Non solo l’assenza di un corpo di prevenzione ambientale a cui l’Italia con la riforma Madia ha rinunciato e che si sta pesantemente in questi giorni caratterizzati da frane, smottamenti e crolli, ma anche sul piano del personale troviamo in questa decisione la dimostrazione del fatto che lo smembramento è stato un totale fallimento. Continuiamo a lavorare per il ripristino e la ricomposizione di un corpo di tutela ambientale ad ordinamento civile».

Caos rifiuti: la Regione mette tutti contro tutti!


Comuni contro Regione. Commissioni e consiglio regionale contro la Giunta. Cittadini contro istituzioni. Impianti che vanno a fuoco nemmeno fossero autobus dell’Atac e progetti di nuovi siti in aree assurde. È questo il quadro desolante della fallimentare gestione del ciclo rifiuti nel Lazio. Dal 2013, anno in cui finalmente fu messo uno stop ai 240 ettari della discarica di Malagrotta, è emergenza continua. Ed il nuovo piano rifiuti atteso dal 2012 e proposto da Zingaretti ad agosto 2018 sembra essersi arenato. Nel frattempo i privati si sfregano le mani per il business generato dal caos e decine di comunità locali sulle barricate per evitare che in zone salubri vengano realizzati nuovi impianti al servizio del grande male del Lazio, ovvero Roma: eggià, perché il vero problema sono le quasi 1.700.000 tonnellate di rifiuti prodotti annualmente nella Capitale e che in passato venivano fatte “nascondere sotto il tappeto” da Cerroni. Il piano del Campidoglio di recupero dei materiali post-consumo è sostanzialmente fallito, con una raccolta differenziata che non arriva nemmeno al 45%, e quindi ogni giorno bisogna trovare posto ad oltre 2.560 tonnellate di rifiuti prodotti. E, seppur parrebbe che i primi mesi del 2020 saranno quelli buoni per la calendarizzazione del nuovo piano regionale di gestione rifiuti, i nuovi fronti aperti (che si sommano a quelli storici come Rocca Cencia, Malagrotta, Colleferro, o Civitavecchia) sono innumerevoli:

  • Roma, Via Prenestina 1280 – l’Agricola Salone Spa vorrebbe realizzare un impianto a biomasse, nonostante la vicinanza all’Istituto Emilio Sereni e agli abitati di Colle Monfortani e Colle Prenestino: il sito, inoltre, è urbanisticamente ed ambientalmente incompatibile. Il Municipio VI di Roma Capitale e le associazioni (tra cui i Gre Lazio) si sono espressi in maniera nettamente contraria e così anche la Commissione regionale Ambiente. Si attende la decisione dell’Ufficio competente circa l’ammissibilità o meno del progetto
  • Tarquinia (Viterbo) – la multiutility bresciana A2A ha presentato un progetto di realizzazione di un inceneritore, nonostante l’incompatibilità urbanistica del sito, che ricade anche in zona IBA. Le Amministrazioni comunali interessate (Tarquinia, Civitavecchia, Allumiere, Tolfa) e le associazioni (tra cui i Gre Lazio) si sono espresse in maniera nettamente contraria e così anche il Consiglio regionale del Lazio, nonostante l’Ufficio competente abbia ammesso il progetto ed avviato la Conferenza dei Servizi.
  • Roma Capitale, Cesano Osteria Nuova – qui la Eco Demolizioni Srl vorrebbe realizzare un impianto di gestione di rifiuti urbani e speciali non pericolosi. Contrari i Comuni braccianesi, il Municipio, i comitati, le associazioni (tra cui i Gre Lazio)
  • Roma Capitale, Casal Selce – qua AMA dovrebbe realizzare un mega impianto di compostaggio di qualità. Nonostante l’opposizione dei comitati locali, la Conferenza dei Servizi ha dato il proprio via libera
  • Roma Capitale, Pian dell’Olmo – la società Torre di Procoio Srl (riconducibile alla famiglia abruzzese Maio, imprenditori nel mondo dei rifiuti) vorrebbe realizzarvi una discarica in una cava nella località Pian dell’Olmo, sulla via Tiberina, formalmente nel comune di Roma ma a un tiro di schioppo dal comune di Riano. I più netti contro il progetto sono stati i sindaci di Riano, Castelnuovo di Porto, Monterotondo, Formello e Sacrofano (comuni limitrofi all’area interessata dell’eventuale discarica), insieme alle associazioni (tra cui i Gre Lazio)
  • Magliano Sabina (Rieti) – la Regione parrebbe intenzionata a realizzarvi una discarica per accogliere 2200 tonnellate al giorno di rifiuti indifferenziati provenienti da Roma e che la Capitale non potrà più smaltire dopo la chiusura dell’impianto di Colleferro
  • Magliano Romano (Roma) – il braccio di ferro tra Regione da una parte e Comune, comitati, Raggio Verde e Gre Lazio dall’altra dura da anni. Ora però anche la Commissione Ambiente della Regione ha detto di no all’ampliamento di una discarica di inerti a ridosso dal Parco di Veio.
  • Roma Capitale, Divino Amore – a soli 3 km e poco meno dalla Falcognana, i cittadini sono in allarme rosso per l'ipotesi circolata in Campidoglio di “punire” il territorio andando ad individuare nell'Agro Romano la discarica di Roma