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giovedì 22 febbraio 2018

10 proposte per una Regione Ecocompatibile


Il palazzo della Regione Lazio
Salvare la biodiversità per Salvaguardare il Lazio

Lo sviluppo sostenibile e la valorizzazione del capitale naturale della nostra Regione è un elemento centrale del programma: vanno tutelati la Rete Natura 2000, i parchi nazionali e regionali e, più in generale l’intero territorio con particolare riferimento alla qualità delle acque, delle foreste e delle filiere alimentari. 

La conservazione delle emergenze naturali e della biodiversità, non può essere perseguita tutelando solo parti circoscritte di territorio (parchi, riserve naturali, siti di importanza comunitaria o Zone di Protezione Speciale).  È necessario che tutto il territorio sia gestito in modo olistico, assumendo il sistema ambientale come “principio ordinatore” anche degli ambiti insediativi e infrastrutturali, partendo dalla conoscenza dell’eterogeneità ambientale della regione e dal riconoscimento dei suoi ambiti territoriali omogenei in termini ecologici e vegetazionali e definendo su questa base le indicazioni e gli indirizzi di tutela, recupero e valorizzazione.

È necessario e possibile, anche riferendosi agli attuali strumenti normativi e alle convenzioni internazionali, contrastare lo sfruttamento irrazionale e violento del territorio laziale, causa di degrado ambientale, economico e sociale. All’epoca della devastazione, deve seguire il recupero e l’armonia tra uomo e territorio. La Regione deve favorire l’applicazione di un’efficiente normativa per la manutenzione del territorio e la riqualificazione delle aree urbane dotata di risorse economiche adeguate.

Normative e azioni efficaci contro il consumo di suolo devono essere considerate prioritarie e fondamentali per bloccare la devastazione del territorio laziale, la frequente esposizione della popolazione “abusiva” al rischio idrogeologico, l'impermeabilizzazione dei suoli e l’impossibilità di gestire adeguatamente le acque piovane. La cementificazione, dal punto di vista ecologico, è innanzitutto una forma di desertificazione e, nel nuovo e necessario paradigma biofilo, va quindi bloccata.

Le normative per il contenimento del consumo del suolo e la pianificazione paesaggistica devono essere immediatamente attuate e potenziate rispettando il parere vincolante delle Soprintendenze e degli Enti preposti alla tutela ambientale. In quest’ottica biofila anche le città laziali vanno riqualificate dal punto di vista ambientale trasformandole in parchi e giardini in opposizione al frequente status di deserto urbano inquinato. Collaborare con la natura, creare neo-ecosistemi urbani in grado di perpetuarsi indefinitivamente senza spese antropiche se non relativi a pulizia e sorveglianza, favorire l’orticoltura urbana e il verde verticale rappresentano grandi opportunità per risanare le città in modo economico ed ecologico.

Va favorita la burocrazia regionale e favorite azioni per sviluppare l'uso delle rinnovabili e rendere più efficiente il sistema produttivo e il patrimonio edilizio laziale.


Le sorgenti del Peschiera, in provincia di Rieti
Garantire il minimo deflusso vitale e l'equilibrio del bilancio idrico[1]


La salvaguardia delle caratteristiche fisiche (morfologiche, idrologiche, idrauliche), delle caratteristiche chimico-fisiche (qualità delle acque) e delle biocenosi tipiche delle comunità naturali a fronte delle derivazioni, presuppone la verifica di tutti i livelli di zero idrometrico e ne va garantito il non superamento monitorando in maniera trasparente l’entità delle captazioni di ogni tipo ed il corretto funzionamento dei sifoni di sicurezza (ove presenti).
Monitorare le risorse idriche ricercando prioritariamente le perdite di rete sugli adduttori di grosso diametro, così da conseguire (in minor tempo e spesa) centinaia di l/s di economie, e contestualmente ricorrere alle nuove tecnologie per contrastare il fenomeno delle perdite occulte. 
Per quanto riguarda l’acqua, fonte primaria di vita, le politiche devono tendere alla riqualificazione ecologica dei corsi d’acqua (anche rispettando le aree golenali ed eliminando ogni refluo non depurato), alla protezione integrale delle falde superficiali e profonde, al mantenimento della proprietà pubblica. 
Un monitoraggio continuo ed integrato sia delle risorse idriche che dello stato di conservazione della flora e della fauna presenti, permetterebbe altresì di tutelare l’integrità degli habitat e delle relative specie. 
È necessario anche assicurare la quantità di risorse finanziarie adeguate ad accompagnare un serio e articolato programma di investimenti nell'intero territorio regionale che consenta, in via prioritaria, di risolvere il problema della potabilizzazione delle acque contenenti livelli di arsenico e altri inquinanti superiori ai limiti imposti dalla normativa e che fognature e depurazione coprano il 100 % della popolazione del Lazio.


Difendere la Qualità tutelando il germoplasma e le produzioni locali

È necessario favorire tutte le iniziative possibili per favorire i consumi a chilometro zero. In particolare in campo agricolo favorire per quanto possibile iniziative atte a proteggere il germoplasma locale delle piante eduli in quanto selezionato nel corso dei secoli in risposta alle variazioni di clima e patogeni. 
Deve essere quindi opportunamente sostenuta l’attività dell’ARSIAL per la piena attuazione della Legge regionale di tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario[2]. La diffusione delle cultivar locali resistenti ai patogeni permette di evitare l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti favorendo l’ecocompatibilità delle attività agricole, con particolare riferimento ai Siti di Interesse Comunitario e alle altre aree protette che, in quest’ottica, potrebbero essere individuati come laboratori sperimentali viventi. 
E’ necessario incrementare ad ogni livello i controlli relativi al rischio derivante dall’esposizione a alimenti e cibi contaminati, sia con particolare attenzione alla presenza di aree contaminate, sia per quanto riguarda l’importazione da paesi a rischio e senza adeguata legislazione.



Roma - Movimentazione di rifiuti abusivi in zona Collatina
Individuare e difendere gli ecosistemi agricoli ad alto valore naturalistico

Nell’ambito degli ecosistemi agricoli, vanno identificate le aree ad alto valore naturalistico[3] (che nel Lazio sono prevalentemente zone di raccordo tra la pianura e la collina e quelle prettamente collinari), rispetto alle quali si registra l’arretratezza del quadro normativo laziale, attivando successivamente una gestione a favore del paesaggio e della biodiversità. Tali aree vanno localizzate in primis rispetto alle aree protette (riserve, parchi), Sic, Zps, Iba, zone umide d'importanza internazionale stilato ai sensi della Convenzione di Ramsar, rafforzando le connessioni e potenziando il ruolo di queste aree allo scopo di aumentare la biodiversità. 
La Regione Lazio, tra l’altro, non ha ancora dati cartografici completi ed omogenei sulla vegetazione e sulla flora; anche i dati sui sistemi agricoli, sugli ordinamenti colturali, sull’uso dei fitofarmaci e dei fertilizzanti sono insufficienti. Parimenti, la Regione Lazio non si è mai dotata di alcuno strumento utile a pianificare e valorizzare il patrimonio escursionistico, al fine di garantirne una migliore fruizione e di integrare e qualificare l’offerta turistica dell'intero territorio laziale: va pertanto istituita la Rete Escursionistica del Lazio, riportante i percorsi escursionistici ufficiali ed i relativi punti di interesse escursionistici (rifugi, punti di ristoro, sorgenti, trasporti, emergenze culturali, ambientali, ....).



Estate 2017, incendi nella campagna romana
Tutelare il patrimonio boschivo tramite un nuovo approccio di Governance

La gestione del patrimonio naturale deve essere inquadrata all’interno delle normative sopranazionali che regolamentano e legiferano in materia di conservazione della natura[4]. Tutte le aree ZSC (Zone Speciali di Conservazione), i SIC (Siti di Interesse Comunitario) e le ZPS (Zone di Protezione Speciali) del territorio del Lazio devono essere dotate di piani di gestione corredati dalla redazione di misure di conservazione. Nella pianificazione e programmazione territoriale va tenuto conto della valenza naturalistico – ambientale dei SIC e delle ZSC[5], così come particolare attenzione andrà posta alle valutazioni di incidenza a cui sono sottoposti i piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico – venatori e loro varianti. 
La specificità di ciascuna Misura di Conservazione o dei vari Piani di Gestione dovrà trovare sintesi in un soggetto che gestisca unitariamente il patrimonio boschivo regionale ed a cui dovranno fare riferimento tutti gli enti gestori delle singole aree Natura 2000[6] e che dovrà definire gli assetti fitogeografici dei contingenti forestali dei vari distretti regionali, mettendo in luce i fenomeni legati alla rarefazione e alla coesistenza delle specie, sottoponendo gli interventi di gestione al non interferimento con l’equilibrio creatosi, e definendo forme di gestione dedicate e specificamente elaborate per le singole classi di vegetazione. 
Al pari di altre regioni, il Lazio deve inoltre dotarsi al più presto di un Inventario Forestale Regionale[7], presupposto per un Piano Forestale Regionale (PFR) svincolato dal PSR, così da estenderne il campo di applicazione anche ai boschi pubblici. Nella Regione Lazio, inoltre, va costituito l’albo regionale delle ditte boschive e quello degli operatori boschivi, un aspetto deficitario per la gestione dell’intero patrimonio boschivo che non consente di qualificare gli operatori ed ostacola i diversi organi di controllo e di gestione dei soprassuoli boschivi. Rispetto agli alberi monumentali[8], oltre a gestire l’elenco nazionale, la Regione dovrà operare un censimento di II livello, esercitare il potere sostitutivo e il monitoraggio normativo su tutti gli strumenti di pianificazione.



Riconoscere le Guardie ambientali volontarie e le Guide ambientali

Al pari di quasi tutte le altre regioni italiane a statuto ordinario, approvare il regolamento per la disciplina del servizio di vigilanza ambientale mediante l’impiego delle Guardie Ambientali Volontarie[9] nonché adeguare la normativa[10] in materia di esercizio delle professioni turistiche di accompagnamento includendovi le modalità di espletamento dell’attività professionale di Guida Ambientale Escursionistica.


Il fiume Tevere nei pressi dell'Isola Tiberina
Promuovere i Contratti di fiume e di lago[11]

Uno strumento di governance necessario per la gestione integrata a livello di bacino o di sottobacino, per dare una risposta al dissesto idrogeologico, per avere strumento per la riqualificazione fluviale o lacustre valorizzandoli con attività di educazione ambientale, sportive e culturali, ma soprattutto indispensabile per la tutela degli ecosistemi. 
È necessario mantenere un giusto equilibrio tra salvaguardia dell’ambiente e capacità di continuare a fornire servizi economici, sociali e culturali alle comunità, secondo le politiche di gestione raccomandate dalla strategia globale per la conservazione di flora e fauna e dalla direttiva quadro sulle acque. 
Il miglioramento della qualità delle acque interne, congiuntamente all’individuazione ed eliminazione di tutti gli scarichi non depurati, all’attuazione dei protocolli previsti per il riutilizzo delle acque reflue, e all’assorbimento dell’azoto proveniente dai suoli agricoli circostanti che deve essere anch’esso attentamente monitorato contribuirà anche alla salvaguardia degli ecosistemi litorali.


Diffondere la cultura della sostenibilità tramite la Certificazione Ambientale

Far aderire la Regione e promuovere tra enti locali e soggetti controllati l’adesione allo strumento volontario Eco-Management and Audit Scheme (EMAS) per valutare e migliorare le proprie prestazioni ambientali e fornire al pubblico e ad altri soggetti interessati informazioni sulla propria gestione ambientale, con lo scopo prioritario di contribuire alla realizzazione di uno sviluppo economico sostenibile. Maturando la consapevolezza che l’amministrazione regionale debba avviare un processo di modernizzazione inquadrato nelle politiche per la sostenibilità, sarà possibile conseguire:

  • aumento dell’efficacia e dell’efficienza nella gestione delle problematiche ambientali;
  • individuazione di soluzioni strategiche per la riduzione degli impatti sull’ambiente;
  • recupero di competitività (ad es. nel settore turistico, dei trasporti pubblici ecc.);
  • miglioramento delle condizioni ecologiche e dell’immagine del territorio;
  • miglioramento della qualità della vita dei cittadini.

Pomezia, lo stabilimento della Eco X andato a fuoco
Siti inquinati, cave e rischio idrogeologico

È necessaria un’adeguata strategia per le bonifiche dei 1095 siti inquinati laziali. 
Le attività di cava, essendo distruttive dal punto di vista ecologico e paesaggistico, devono essere fortemente ridotte a favore del riciclo dei materiali edili. Le cave già esistenti, spesso abbandonate, possono diventare siti per la produzione di compost e la raccolta di inerti con lo scopo di risagomare il paesaggio distrutto, o spazi per il tempo libero. 
Gli attuali progetti definiti per contrastare il rischio idrogeologico sono di dubbia efficacia: vanno pertanto verificati attingendo al tesoretto delle contabilità speciali dei Commissari regionali e una verifica della trasparenza, dell’esatta consistenza e della disponibilità di miliardi aggiuntivi dai fondi di sviluppo e coesione, dal cofinanziamento della Regione o dai fondi europei a disposizione della Regione. 


Impedire l'utilizzo di sostanze tossiche e nocive sia in agricoltura che in area urbana
Definizione ed approvazione delle linee guida regionali al Piano di azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari[12] nonché dei relativi protocolli tecnici approvati dal Servizio fitosanitario regionale, fornendo indicazioni alle Autorità competenti (Comuni, provincie, soggetti gestori dei parchi, ecc.) in materia di impiego dei prodotti fitosanitari tossici e/o nocivi nelle aree frequentate dalla popolazione nonché fornendo indicazioni agli utilizzatori professionali per l’uso dei prodotti fitosanitari nelle aree agricole e soprattutto quelle adiacenti o prossime a quelle frequentate dalla popolazione, privilegiando misure di controllo biologico e trattamenti con prodotti ammessi in agricoltura biologica ed escludendo i prodotti fitosanitari con specifiche frasi di rischio, regolamentando i trattamenti nelle aree frequentate dalla popolazione e dai gruppi vulnerabili. Per quanto riguarda le acque di falda è necessario ricercare le sostanze effettivamente utilizzate nei territori agricoli ad agricoltura tradizionale, stimolando comunque, a tutti i livelli e proprio per l’impatto che hanno sul comparto idrico, la sostituzione di sostanze tossiche e nocive per gli esseri umani e per l’ambiente. Attualmente vengono, infatti, ricercate da ARPA Lazio le sole sostanze prioritarie sottostimando il peso delle attività agricole.


QUALE DI QUESTI CANDIDATI SOTTOSCRIVERA' QUESTE PROPOSTE? 


Da sinistra: Stefano Parisi (appoggiato da FI, Lega, FdI, Energie per l'Italia, Noi con l'Italia); Roberta Lombardi (appoggiata dal M5S); Nicola Zingaretti (appoggiato da Pd, Insieme, +Europa, LeU, Lista Civica Nicola Zingaretti e Centro Solidale per Zingaretti); Mauro Antoninizioni regionali Lazio 2018, ecco i candidati alla presidenza (appoggiato da Casapound); Giovanni Paolo Azzaro (appoggiato dalla Democrazia Cristiana); Sergio Pirozzi  (appoggiato dalla Lista Pirozzi e dalla Lista Nathan); Elisabetta Canitano (appoggiata da Potere al Popolo); Jean-Leonard Touadì (appoggiato dalla Civica Popolare); Stefano Rosati (appoggiato da Riconquistare l'Italia)


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[1]  La determinazione del deflusso minimo necessario per soddisfare le necessità dell'ambiente, che prende il nome di deflusso minimo vitale (DMV), in Italia è affidata congiuntamente alle autorità di bacino e alle regioni. L'art. 3, comma 1, lettera i), della legge 183/89 (Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della difesa del suolo) include la tutela del deflusso minimo vitale negli alvei tra le attività di pianificazione e programmazione dell'autorità di bacino. L'azione di tutela deve garantire che l'insieme delle derivazioni non pregiudichi il deflusso minimo vitale. L'art. 5 del decreto legislativo 275/1993 (Criteri nel rilascio di concessioni di derivazioni d'acqua) e l'art. 3, comma 3, della legge 36/94 (Disposizioni in materia di risorse idriche, nota anche come legge Galli) ribadiscono il concetto, affermando che le derivazioni devono essere regolate in modo da garantire il deflusso necessario alla vita negli alvei e non danneggiare gli equilibri degli ecosistemi interessati. Anche il decreto legislativo 152/99 con le successive modificazioni (contenente disposizioni sulla tutela delle acque e sul recepimento di direttive CEE), il decreto ministeriale 28 luglio 2004 (Linee guida per la predisposizione del bilancio idrico di bacino, comprensive dei criteri per il censimento delle utilizzazioni in atto e per la definizione del minimo deflusso vitale, di cui all'articolo 22, comma 4, del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152) e il decreto legislativo 152/2006 (Norme in materia ambientale, che recepisce la direttiva europea sulle acque 2000/60), ribadiscono la necessità di intervenire sulle derivazioni d'acqua per garantire il deflusso minimo vitale negli alvei, che costituisce uno degli elementi che i piani di tutela devono considerare nell'elaborazione delle misure volte ad assicurare l'equilibrio del bilancio idrico. Il decreto ministeriale dà anche criteri e metodologie per la definizione del deflusso minimo vitale.
[2] Legge regionale 1 marzo 2000, n 15. Tutela delle risorse genetiche autoctone di interesse agrario
[3] Allo stato attuale le aree agricole ad alto valore naturalistico (HNVF) sono distinte nelle seguenti tipologie:
· Tipo 1: Aree agricole con una proporzione elevata di vegetazione semi-naturale;
· Tipo 2: Aree agricole dominate da agricoltura estensiva o da un mosaico di aree seminaturali e coltivate, intervallate da tipici elementi strutturali di piccola scala, quali siepi, muretti a secco, ruscelli, boschetti.
· Tipo 3: Aree agricole che ospitano specie rare o una elevata percentuale di popolazioni o specie europee o mondiali.
[4] In particolare la Direttiva 92/43 (c.d. direttiva “Habitat”) che mira alla conservazione della biodiversità
[5] DPR 120/2003, art.6, comma 1
[6] Va superata la L.R. 39/2002, che non fornisce la caratterizzazione di dettaglio necessaria alla redazione di linee guida per l’attuazione dei Piani di Assestamento Forestale in aree ad elevato valore documentario afferenti alla Rete Natura 2000. Gli interventi selvicolturali devono tutelare i valori biologici intrinseci e lo stato di salute della vegetazione di tipo forestale nelle aree protette.
[7] Gli Inventari Forestali Regionali sono validissimi strumenti di monitoraggio di aspetti informativi e gestionali, in modo da poter avere una giusta identificazione e demarcazione degli ecosistemi forestali, da tutte le altre tipologie di ambiente. Essi permettono, inoltre, una integrazione di informazioni qualitative e quantitative dei seguenti aspetti:
-           definizione di un programma degli interventi selviculturali, con quantificazione delle masse legnose prelevabili;
-           stabilire e verificare le possibili destinazioni dei boschi in funzione della loro caratteristica, accessibilità e polifunzionalità; individuare gli interventi selviculturali più opportuni e idonei per il miglioramento delle potenzialità dei diversi boschi;
-           valutazione delle possibili evoluzioni dei singoli popolamenti in funzione delle caratteristiche fisiche stazionali e degli interventi proposti.
[8] Decreto del Capo Dipartimento delle politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale prot. n. 5450 del 19.12.2017 e redatto ai sensi dell'art.7 della legge 14 gennaio 2013, n. 10 e del relativo decreto attuativo 23 ottobre 2014
[9] Istituite da leggi regionali, queste figure di volontari ricoprono la qualifica di guardie particolari giurate. Inoltre, sono pubblici ufficiali ed agenti di polizia amministrativa e, quando espressamente previsto dalla normativa, rivestono il ruolo particolare di agenti di polizia giudiziaria.
[10] La legge regionale del Lazio, n. 50/85 disciplina l’attività della professione di guida, accompagnatore e interprete turistico in recepimento della normativa statale, legge 17 maggio 1983, n. 217 (Legge quadro per il turismo e interventi per il potenziamento e la qualificazione dell'offerta turistica), che stabiliva le funzioni ed i compiti amministrativi concernenti le professioni turistiche. Tali funzioni sono state svolte dalla Regione Lazio fino all’entrata in vigore della L. R. 6 agosto 1999, n. 14, art. 76, lett. d), che ha delegato l’esercizio delle stesse funzioni alle Province. La sopramenzionata normativa è stata di fatto superata dalla successiva Direttiva 2005/36/CE del Parlamento europeo relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali, pubblicata su Gazzetta ufficiale dell’Unione europea del 30.9.2005 e dal recepimento da parte dello Stato attraverso il D.Lgs. 9.11.07, n. 206. Il 3 settembre 2013 è entrata in vigore la legge n. 97/2013 (Disposizioni per l’adempimento degli obblighi derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea) che prevede all’art. 3, comma 1, che l’abilitazione alla professione di guida turistica sia valida su tutto il territorio nazionale.
[11]  Il collegato alla Legge di stabilità del 2015 ha disciplinato i Contratti di Fiume per legge, inserendoli nel Codice dell’Ambiente: «Art. 68-bis. – (Contratti di fiume). – 1. I contratti di fiume concorrono alla definizione e all’attuazione degli strumenti di pianificazione di distretto a livello di bacino e sottobacino idrografico, quali strumenti volontari di programmazione strategica e negoziata che perseguono la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali, unitamente alla salvaguardia dal rischio idraulico, contribuendo allo sviluppo locale di tali aree». La Regione Lazio, con deliberazione del 18/11/14, numero: 787, ha aderito alla Carta nazionale dei Contratti di fiume. La proposte di legge regionale sulla Disciplina dei Contratti di Fiume n. 254/2015 è stata recepita con modifiche nella Legge di Stabilità regionale 2017, approvata il 31 dicembre 2016, n. 17 e pubblicata sul BUR del 31/12/2016 n.105 (articoli 95, 96 e 97) con una dotazione di risorse assolutamente insufficiente: 100.000,00 euro per l’anno 2017, a 100.000,00 euro per l’anno 2018 e a 200.000,00 euro per l’anno 2019, iscritte a legislazione vigente, a valere sul bilancio regionale 2017-2019, nell’ambito del programma 01 “Difesa del suolo” della missione 09 “Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente”.
[12] D.Lgs. del 14/08/2015, n.150 di recepimento della Direttiva 229/128/CE (pubblicato in G.U. del 12/02/2014, n.35)