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venerdì 29 dicembre 2017

Dal Tevere al Tirreno: i primi dati sul viaggio dei rifiuti

Tevere, ammasso di rifiuti sotto il Ponte Garibaldi


Le attività terrestri sono, senza dubbio, l'origine principale dei rifiuti marini, in particolare in un bacino marittimo chiuso altamente popolato quele è il Mar Mediterraneo.
Mentre, oggettivamente, la quantificazione degli input è un compito difficile, la valutazione delle linee di base delle tendenze e l'individuazione delle fonti sono di cruciale importanza al fine di supportare i responsabili politici nel miglioramento delle misure di riduzione dei rifiuti.

I fiumi sono i principali canali di immissione di rifiuti in mare. Per questo motivo, il Centro comune di ricerca - DG-JRC (una direzione generale della Commissione europea, che dispone di sette istituti di ricerca dislocati in cinque paesi membri dell'Unione europea) sta coordinando una rete di 36 unità di ricerca che monitorano, utilizzando il medesimo stesso protocollo, i rifiuti galleggianti aventi dimensioni superiori ai 2,5 cm dai punti di osservazione fissi situati nelle vicinanze delle foci dei fiumi (progetto RIMMEL - Riverine and Marine floating macro litter quantification, ovvero Quantificazione dei macro-rifiuti galleggianti in mare e nei fiumi).
La foce del fiume Tevere vista dal satellite (fonte Google Maps)

In Italia, uno dei fiumi rilevati è il Tevere, il terzo fiume più lungo d'Italia, che dopo aver attraversato la città di Roma si divide in due rami prima di entrare nel Mar Tirreno.

All'interno della rete RIMMEL, fin dal settembre 2016 l'Accademia del Leviatano ha avviato il monitoraggio visivo degli oggetti galleggianti sul fiume del canale di Fiumicino, sul ramo più piccolo del fiume, dal ponte pedonale situato a circa 100 metri dalla foce del fiume. Ed ora, dopo il primo anno di monitoraggio, Roberto Crosti (ISPRA), Antonella Arcangeli (ISPRA), Ilaria Campana (Accademia del Leviatano e Dipartimento di Scienze ecologiche e biologche dell'Università della Tuscia di Viterbo) e Miriam Paraboschi (Accademia del Leviatano), hanno pubblicato i primi risultati parziali, che siamo onorati di poter diffonfere.
Da una pista di osservazione di 15 metri (praticamente metà della larghezza del fiume) e alta meno di 5 metri, gli osservatori addestrati, eseguendo sessioni di monitoraggio regolari quasi ogni 10 giorni, hanno effettuato circa 40 ore di osservazioni durante un anno. 

Le categorie di rifiuti marini erano una selezione di quelle inserite nell'elenco principale predisposto dal MSFD - TGML (Marine Strategy Framework Directive - Technical Group on Marine Litter), secondo quanto previsto nel protocollo del progetto RIMMEL. Sono stati individuati 1.442 rifiuti di dimensioni più grandi di 2,5 cm, più dell'80% dei quali era rappresentato da "materiali polimerici artificiali" mentre l'8% era costituito da "carta/cartone". In totale, è stato stimato che, ogni ora, ben 85.4 (con uno scarto in più o in meno di 9.4) singoli rifiuti galleggianti arrivano in mare dal canale di Fiumicino.
Fiumicino. La storica passerella pedonale che da Torre Clementina porta a Viale Traiano colleganado il centro del comune con la località di Isola Sacra

I polimeri artificiali registrati più frequentamente sono stati: "pezzi di plastica <50 cm", "bottiglie", "coperchio / confezione", "pezzi di polistirolo <50 cm", "schiuma" e "sacchetti".

Altri oggetti comuni identificati fatti di diversi materiali sono stati: imballaggi di carta, articoli di carta, altri metalli, altri pezzi di gomma. Sono stati rilevati anche molti oggetti relativi al settore della pesca come boe, box per il pesce, corde e reti da pesca, che derivano dalla presenza della flotta peschereccia locale nel porto di Fiumicino.

I risultati permetteranno una migliore comprensione delle dinamiche dei rifiuti dagli ambienti di acqua dolce a quelli marini, contribuendo all'identificazione e alla quantificazione delle fonti, supportando così i responsabili politici per il miglioramento delle opzioni di gestione. I dati raccolti saranno utili per confrontare le tendenze della frequenza degli oggetti che entreranno nel mare nel prossimo futuro: l'andamento della frequenza dei rifiuti marini è, infatti, un indicatore pertinente per valutare l'impatto delle misure politiche intraprese nel quadro di entrambe le direttive dell'UE sui rifiuti e sulla strategia marina.