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lunedì 30 marzo 2020

Covid-19, i risultati dei test ARPA sulle mascherine

L’esperienza dell’ARPA Lazio e del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” nel testare l’efficienza delle mascherine chirurgiche nell'abbattere l’aerosol atmosferico. 

L’ARPA Lazio e il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” collaborano nell'ambito di un protocollo di intesa su temi di comune interesse che riguardano tecniche analitiche innovative in campo ambientale. Allo scopo di favorire la produzione di DPI in questa fase di emergenza e di notevole richiesta da parte della popolazione a rischio di infezione, l’Università ha reperito mascherine chirurgiche prodotte in stabilimenti industriali nazionali riconvertiti. Le mascherine quindi non dispongono delle certificazioni di legge e necessitano di collaudo prima dell’utilizzo. Già in altre regioni si è andati incontro ad una situazione analoga e istituti di ricerca e universitari hanno approntato test per valutare in maniera fisica l’efficacia delle mascherine chirurgiche misurando la percentuale di particelle che oltrepassano i DPI.

Sulla scorta di tali esperienze, il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Chimiche dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” si è rivolto all’ARPA Lazio, che dispone di contatori di particelle basati sul principio del light scattering, per condividere la sperimentazione di un metodo di prova simile a quelli già utilizzati nelle altre regioni e la conseguente analisi dei DPI da utilizzare. 

Parte Sperimentale

La linea di analisi prevede una pompa a portata costante Analitica Strumenti Air Cube Gas settata a 6 L/min, un contatore di particelle FAI OPC, un sistema costruito in laboratorio su cui montare la mascherina da testare dove la mascherina rappresenta una parete filtrante tra una camera aperta ed una chiusa collegata alla pompa da vuoto (Fig.1).

Il metodo permette di determinare la percentuale di particelle trattenute dalla mascherina nelle diverse frazioni granulometriche misurate dal contatore. La procedura prevede il riempimento della camera aperta di aerosol acquoso prodotto da un vaporizzatore ad ultrasuoni commerciale (Fase1). Una piccola parte del volume viene misurato dal contatore di particelle (Fase2), successivamente viene accesa la pompa da vuoto per 2 secondi simulando un profondo atto respiratorio (Fase3).


Le particelle di aerosol nella camera aperta sono quindi filtrate transitando parzialmente nella camera chiusa, dove si esegue quindi la misura (Fase4). Il contatore fornisce conteggi per 8 intervalli dimensionali a partire da 0.28, 0.4, 0.5, 0.7, 1.1, 2.0, 3.0, 5.0 µm. Per ogni taglio dimensionale si può eseguire il semplice calcolo %Eff= (Ni – Nf)/Ni * 100 che rappresenta l’efficienza percentuale della mascherina. (Ni=conteggio iniziale, Nf=conteggio nella camera aspirante) Le mascherine sono state testate valutando il passaggio di aerosol sia nel senso dell’aspirazione che nel senso dell’espirazione, cioè montandole sulla linea nel senso naturale di utilizzo e capovolte. Le condizioni di analisi sono state scelte in maniera da simulare l’azione protettiva del DPI in una atmosfera fortemente contaminata da particelle di aerosol. E’ stata pertanto scelta la portata di 6L/min in riferimento ai valori medi di ventilazione polmonare reperiti in letteratura. Il tempo di 2 secondi è quello necessario a riempire il volume della camera di analisi evitando di rimuovere le particelle transitate attraverso la mascherina. Il tempo di acquisizione del contatore è quello di default (1 min) che garantisce misure riproducibili.

Le caratteristiche costruttive dei sette lotti di mascherine (Fig.2) sono riportati in tab.1, le mascherine con lotto, A, B, C, D, E, F sono state fornite da Consorzio mediterraneo Co.Med, Via per Torricella zona P.I.P. lotto 22, 74022 Fragagnano (TA). 

Risultati 

Su ogni lotto di mascherine si sono eseguite almeno 2 prove nei 2 sensi di aspirazione su 2 pezzi distinti per un totale di 8 prove per lotto. Avendo verificato che le mascherine chirurgiche certificate forniscono nelle condizioni descritte valori medi di efficienza di filtrazione pari a 97% o migliori, i lotti che hanno fornito valori medi minori del 95% sono stati scartati, mentre quelli che hanno dato valori maggiori o uguali al 95 % sono stati sottoposti di nuovo alle otto misure per confermarne il valore.

In tabella sono riportati i valori medi dei risultati ottenuti sulla frazione granulometrica totale (>0.28 µm).


A titolo di esempio si presentano i risultati di misura per i singoli intervalli dimensionali di un campione con %Eff a >0.28 µm minore del 95 % in confronto con l’aerosol in ingresso. 



I dati mostrano che per i lotti analizzati le mascherine con %Eff>95% in entrambi i sensi di aspirazione sono realizzate con tre strati di tessuto di cui di almeno due strati di tessuto non tessuto.

venerdì 27 marzo 2020

Autocertificazione, i costi ambientali

Meme dalla rete
Sono ben quattro i moduli usciti finora per la cosiddetta autocertificazione di transito, ovvero quella necessario per uscire di casa in caso di legittima necessità nel periodo dell’emergenza coronavirus.
  • 11 marzo - esce il primo modulo, in cui veniva chiesto di essere a conoscenza delle misure di contenimento del contagio come da DPCM concernenti lo spostamento delle persone fisiche all'interno di tutto il territorio nazionale, nonché delle sanzioni previste in caso di inottemperanza, cui seguivano le motivazioni dello spostamento, e la parte propriamente dichiarativa che fungeva da contenuto della giustificazione.
  • 17 marzo - il modulo viene aggiornato: in aggiunta a quanto previsto nella dichiarazione del 15 marzo, viene chiesto anche di dichiarare di non essere sottoposto alla misura della quarantena e di non essere risultato positivo al virus (cosa, che ovviamente, nessun cittadino non avesse fatto il tampone poteva sapere). Inoltre compaiono le sanzioni previste per l’inottemperanza delle predette misure, configurando il reato contravvenzionale di cui all’art. 650 c.p.
  • 23 marzo - esce il terzo modulo, in cui bisogna indicare, oltre all'inizio dello spostamento e la sua destinazione, anche una motivazione rientrante nel novero delle situazioni di necessità scissa tra la “assoluta urgenza” e la “situazione di necessità” differendo l’una per trasferimenti in comune diverso, l’altra per spostamenti all’interno dello stesso comune, con il richiamo dei due DPCM rispettivamente del 22 marzo e dell’8 marzo 2020.
  • 26 marzo - il Ministero dell'Interno dirama il quarto modulo, quello in vigore, editabile online direttamente da questo link (ma poi va stampato e portato con sé).
Gli italiani si chiedono se questi continui aggiornamenti fossero davvero necessari, e soprattutto cosa si rischia a non stare al passo con questi continui aggiornamenti burocratici, per giunta in una condizione in cui la disponibilità di una stampante non è del tutto scontata (#iorestoacasa). Ed anche la rete si è scatenata sbizzarrendosi in ilarità e battute, al punto che è dovuto intervenire addirittura il capo della Polizia, Franco Gabrielli, per chiarire che gli aggiornamenti sono necessari perchè cambiano le disposizioni.

Ci siamo però posti il problema da un'altro punto di vista: la gente sta chiusa in casa... il Governo pretende un'autocertificazione cambiandone il modello 4 volte in due settimane... qual'è l'impatto ambientale di tale adempimento burocratico (per quanto possa essere importante in un momento così globalmente drammatico per l'intera razza umana)?

In Italia le famiglie sono circa 26 milioni. Supponendo che un terzo di queste famiglie si sia premunito - nel tempo - di tre copie di ciascuna delle quattro autocertificazioni, significa che sono stati stampati circa 104 milioni di moduli.
Considerato che in una risma di carta ci sono 500 fogli, significa che sono state utilizzate 208.000 risme di carta. Uno studio basato su stime del WWF e pubblicato sulla rivista Focus nel 2009, da un pino di diametro medio e alto 15 metri si ricava un metro cubo di legno, che secondo i calcoli si traduce in 159 risme di carta. Per stampare le autocertificazioni, quindi, gli italiani hanno dovuto "sacrificare" 1.308 alberi: poiché ogni albero di grandi dimensioni occupa uno spazio di circa 50 mq, la superficie di bosco consumata per la stampa delle autocertificazioni è pari a circa 6 ettari e mezzo - ovvero circa 10 campi da calcio, per utilizzare una dimensione comunemente nota.





I Gre aderiscono alla campagna social #ricicloincasa

I Gruppi Ricerca Ecologica feriscono alla campagna social del Ministero dell’Ambiente #ricicloincasa rivolta a tutti i cittadini italiani. In questo periodo in cui #iorestoacasa è un imperativo, bisognerebbe approfittare del tempo a disposizione per adottare comportamenti green nel proprio appartamento, come ha già ricordato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa in occasione della giornata del riciclo. Chi vuole, quindi, può partecipare alla campagna pubblicando sul proprio profilo Facebook o Twitter una foto che lo ritragga mentre fa una corretta raccolta differenziata o dopo aver creato un oggetto riutilizzando gli scarti o durante la concimazione delle piante con il fondo del caffè e così via.

Spazio alla creatività, insomma, all’“artista” che c’è in ognuno di noi, all’arte di saper riutilizzare quello che apparentemente potrebbe essere subito buttato via, un po’ come facevano le nostre nonne. E’ importante mettere l’hashtag #ricicloincasa, così che il Ministero possa condividerlo.

Restiamo uniti e vicini, seppur a distanza, in questo periodo difficile per il nostro Paese – afferma il ministro dell’Ambiente Sergio Costa. Con questa nuova campagna social del ministero vogliamo unire idealmente l’Italia, da nord a sud, e darle l’occasione di mostrare il bello che c’è in lei, che c’è nei cittadini italiani. Il tempo che stiamo vivendo nelle nostre case, chi in famiglia, chi da solo, potrebbe essere ben speso adottando comportamenti amici dell’ambiente, a partire da una corretta e intelligente gestione dei rifiuti. Io #ricicloincasa. E voi?”.

Roma Capitale, il particolato non diminuisce nonostante il blocco

Dopo aver mostrato grazie all'elaborazione grafica operata dai Gruppi Ricerca Ecologica sui nuovi dati inviati dal satellite Copernicus Sentinel-5P come, a seguito del blocco voluto come misura di contenimento dell'epidemia da Covid-19, su Roma Capitale si sia avuto un calo del diossido di azoto (l'NO2 è un gas tossico di colore giallo-rosso, dall'odore forte e pungente e con un forte potere irritante, la cui origine primaria nei bassi strati dell'atmosfera è costituita dai processi di combustione e, nelle aree urbane, dai gas di scarico degli autoveicoli e dal riscaldamento domestico), grazie ad un'elaborazione in esclusiva GRE operata sulle misurazioni della qualità dell'aria rese disponibili da ARPA LAZIO, abbiamo indagato l'andamento di altri tre inquinanti:
  • il PM10 che identifica una delle numerose frazioni in cui viene classificato il particolato, ovvero il materiale presente nell'atmosfera in forma di particelle microscopiche che è pari al al 50% per il diametro aerodinamico di 10 micron. Le sorgenti legate all'attività umana sono soprattutto i processi di combustione (tra cui quelli che avvengono negli impianti di riscaldamento principalmente a biomasse, in molte attività industriali, negli inceneritori, nei motori a scoppio e nelle centrali termoelettriche), ma anche l'usura di pneumatici, dei freni e dell'asfalto. Il PM10 è in grado di penetrare nel tratto respiratorio superiore (naso e laringe), aumentando l'asma tutto l'anno e le bronchiti in inverno (a causa degli idrocarburi policiclici aromatici);
  • il PM2,5 che rappresenta circa il 60% dei PM10 ed è composto dalle particelle più piccole. E' una polvere toracica, cioè in grado di penetrare profondamente nei polmoni, specie durante la respirazione dalla boccale, in grado di raggiungere in 30 giorni le porzioni alveolari dei polmoni  e attraverso questi trasmettersi nel sangue. Il PM2,5 è un probabile fattore di rischio per l'insorgenza di tumori;
  • l'anidride solforica (SO2) che è stata in passato l'inquinante principale nelle zone industriali, soprattutto a causa della combustione di carboni ad alto tenore di zolfo: tale sostanza è un gas incolore, irritante, non infiammabile, molto solubile in acqua e dall'odore pungente, che reagisce facilmente con tutte le principali biomolecole. Essendo più pesante dell'aria, tende a stratificarsi nelle zone più basse. Le sorgenti antropiche sono date dalla combustione di materiali in cui sia presente zolfo quale contaminante, ad esempio gasolio, nafta, carbone, legna e altro, utilizzati in misura molto maggiore sino a qualche anno fa, per la produzione di calore, vapore ed energia elettrica.

Ricordiamo inoltre due tappe nella lotta all'epidemia da Covid-19, anch'esse tenute in considerazione:
  • il Dpcm 4 marzo 2020, che ha decretato lo stop all'attività didattica in tutta Italia dal 5 marzo inizialmente fino al 15 marzo nelle scuole e nelle università;
  • il Dpcm 9 marzo 2020, che ha esteso a tutto il territorio nazionale le misure di cui all'art. 1 del Dpcm 8 marzo 2020 "zona rossa". Ha inoltre vietato ogni forma di assembramento di persone in luoghi pubblici o aperti al pubblico, gli eventi e le manifestazioni sportive. Tali disposizioni hanno prodotto effetti dal 10 marzo e saranno efficaci fino al 3 aprile (ma tutto lascia presupporre che tale data verrà ampiamente superata).

Dalla nostra rielaborazione rappresentata sul grafico seguente, è confermato che a seguito della chiusure delle scuole e delle università si è avuto una forte riduzione del biossido di azoto (linea azzurra), chiaramente dovuta alla significativa contrazione del numero di veicoli circolanti. 

Di contro né il particolato (linee marrone e verde) né l'anidride solforica (linea gialla) sembrerebbero aver risentito delle misure adottate per il contenimento e il contrasto del diffondersi del virus Covid-19, ed anzi successivamente al 21 marzo (convenzionalmente considerato il giorno di inizio della primavera) si è avuto un picco, evidentemente connesso ad un forte ricorso al riscaldamento domestico in conseguenza dell'instabilità metereologica con temperature quasi invernali. E ciò ha influito finanche sui livelli di biossido di azoto.



Nelle prossime settimane, in cui è previsto un rialzarsi delle temperature ed un miglioramento metereologico complessivo, vedremo come varieranno i livelli di inquinanti stante il permanere del blocco degli spostamenti nonchè verosimilmente una riduzione del ricorso ai riscaldamenti domestici.

martedì 24 marzo 2020

Fungicidi SDHI, appello al Parlamento europeo

Ci sono voluti più di due anni di intensa battaglia, in cui ci si è dovuto difendersi dalle campagne diffamatorie orchestrate dagli agrochimici, per far si che l'ANSES, l'autorità sanitaria francese, finalmente riconoscesse che gli scienziati dell'Inserm e CNRS avevano ragione sin dal loro primo allarme: i test di pericolosità necessari per autorizzare la vendita di pesticidi non sono più adatti alle modalità di azione ultra complesse di nuove sostanze e i fungicidi ad ampio spettro SDHI (di cui in Europa vengono vendute centinaia di migliaia di tonnellate, ad esempio per l'impiego in  colture come viti, grano duro, orzo, fragole, insalate e mele) sono pericolosi assassini di api e in alcuni casi presentano persino rischi per la salute umana che le agenzie sanitarie non sono ancora in grado di misurare!

Questa è una svolta particolarmente preoccupante:

>>> ottobre 2017: gli scienziati Pierre Rustin, Paule Bénit e i loro colleghi del CNRS, dell'Inserm e dell'INRA avvisarono l'agenzia sanitaria francese dei rischi indotti dall'uso massiccio di pesticidi SDHI.

Non appena specialisti in malattie mitocondriali (che colpiscono la catena respiratoria delle cellule) e ricercatori del Robert-Debré Hospital scoprirono l'esistenza di questi pesticidi utilizzati MASSIVAMENTE in campo agricolo per sbarazzarsi dei funghi, avvertirono immediatamente avvertito l'ANSES su due criticità principali:
  1. queste sostanze non risparmiano altri organismi: gli SDHI inibiscono la respirazione cellulare di tutti gli organismi viventi - i funghi che dovrebbero sradicare naturalmente, ma anche api, lombrichi ...e gli esseri umani, in cui potrebbero innescarsi alcune malattie neurologiche, miopatie e tumori.
  2. i test normativi che hanno permesso di immettere queste sostanze sul mercato - e molti altri attualmente in circolazione - presentano gravi carenze perchè non tengono conto delle modalità di azione degli SDHI (assenza di test di mitotossicità), né di un gran numero di potenziali conseguenze identificate dai ricercatori (come gli effetti sulle cellule fetali nell'utero della madre esposta, o malattie epigenetiche, interrompendo l'espressione del patrimonio genetico o riprogrammazione metabolica, ad esempio uno dei principali attori della trasformazione del tumore). Né hanno in programma di studiare l'esposizione cronica di api e altri impollinatori essenziali per la riproduzione delle piante e degli alimenti di cui ci nutriamo, nonostante l'enorme evoluzione delle conoscenze scientifiche in questo settore.

Nonostante la serietà dell'allerta e la reputazione dei ricercatori che hanno sottoposto queste argomentazioni, il silenzio dell'ANSES è durato più di 7 mesi - nessuna risposta, nessuna posizione ufficiale!

>>> 15 aprile 2018: i ricercatori sono costretti a lasciare la loro riserva scientifica e denunciare pubblicamente l'esistenza e le modalità di azione degli SDHI in un forum pubblicato sulla rivista Liberation - per costringere ANSES a reagire.

L'industria agrochimica, preoccupata per la loro attività, ha immediatamente aperto i firewall e coordinato una prima serie di attacchi contro i ricercatori e la loro reputazione attraverso la propria rete di media compiacenti e trolls su Internet.

È l'inizio di una battaglia a lungo termine, che vede contrapposti:

  • da un lato, le lobby agrochimiche che difendono i loro interessi economici e si nascondono dietro una "scienza regolatoria" che essi stessi hanno contribuito a plasmare per la commercializzazione delle proprie sostanze;
  • dall'altro, gli scienziati della ricerca pubblica francese che difendono l'obiettivo della salute pubblica e la protezione della biodiversità minacciata e che sostengono una riforma normativa urgente affinché i progressi scientifici che hanno scoperto siano presi in considerazione prima che centinaia di tonnellate di sostanze dannose per l'ambiente vengano diffuse!
  • nel mezzo, l'autorità sanitaria francese (ANSES), che decide, nonostante il buon senso, di concedere il beneficio del dubbio agli industriali e di mettere un interesse economico davanti all'interesse generale che dovrebbe comunque proteggere. .

>>> 14 giugno 2018 - Posta sotto i riflettori, l'ANSES decide di riunire un GECU (gruppo di esperti collettivi di emergenza) per analizzare l'allerta lanciata dai ricercatori, i quali vengono finalmente ricevuti presso la sede dell'ANSES per presentare i loro studi ma restano sbalorditi per l'atteggiamento sprezzante e risolutamente non scientifico dei membri del GECU: 4 tossicologi che non erano a conoscenza né dell'enzima succinato deidrogenasi (SDH) né dei suoi inibitori (SDHI), uno dei quali addirittura "esperto" direttamente collegato agli interessi dei produttori di fungicidi!

>>> 15 gennaio 2019: quindici mesi dopo, la GECU presenta il proprio rapporto: gli SDHI (i pesticidi più utilizzati in Europa!) “Non fanno parte delle famiglie chimiche analizzate (nei programmi di monitoraggio dei pesticidi in Francia ed Europa ) ... Nessun dato sul biomonitoraggio umano ... nessun dato disponibile sull'esposizione professionale in agricoltura ... In questa fase, non ci sono piani per aggiungerli al programma ... " [1]

>>> 3 giugno 2019 - i nostri amici dell'associazione POLLINIS, i ricercatori dell'Inserm e quelli del CNRS decidono di presentare ricorso al Parlamento europeo e di presentare una petizione ufficiale (n°0548/2019) per il ritiro immediato di tutte le sostanze fungicide della classe SDHI fino a quando studi indipendenti non abbiano valutato in modo trasparente i pericoli reali derivanti dall'uso di questi pesticidi [2]. La petizione è stata dichiarata ricevibile a novembre 2019: con l'aiuto di migliaia di europei verrà fatta pressione sui parlamentari affinché la adottino con urgenza, dando vita a una proposta legislativa che eliminerebbe rapidamente dal mercato europeo questi fungicidi estremamente pericolosi per le api e per gli altri impollinatori.

>>> 7 novembre 2019: un importante studio francese, che ANSES ha rifiutato di finanziare, viene reso possibile grazie alla mobilitazione e al sostegno finanziario dei membri di POLLINIS. [3]

I risultati hanno confermato le peggiori paure dei ricercatori: dopo aver esaminato 8 sostanze della famiglia SDHI, hanno dimostrato che TUTTI hanno avuto preoccupanti effetti negativi sulle cellule di api, lombrichi e umani ... ma anche peggio: 2 di questi, tra i più utilizzati, SONO ANCHE PIÙ EFFICIENTI per fermare la respirazione cellulare delle api - quindi per uccidere le api stesse! - esclusivamente per uccidere muffe e funghi sulle colture!

Questi risultati sono stati approvati dal CNRS e da 450 scienziati a livello internazionale [4] ma immediatamente sono stati attaccati dall'industria, che ha finanziato una campagna di video su Internet con il tentativo di screditare lo studio ...

>>> Nello stesso mese, la Commissione nazionale per l'etica e gli avvertimenti professionali in materia di salute pubblica e ambiente (cnDApse) ha convalidato l'allerta lanciata nel 2018 dai ricercatori, contraddicendo efficacemente ANSES.

>>> 23 gennaio 2020 - l'Assemblea nazionale e il Senato hanno deciso di approfondire l'argomento e intervistare i ricercatori e il direttore dell'ANSES. Quest'ultimo ha riconosciuto che i test di approvazione a livello europeo sono insufficienti, ma ha rifiuta di mettere in discussione la valutazione degli SDHI ... [5]

>>> 28 febbraio 2020 - Un mese dopo, il direttore dell'ANSES ha ammesso che i "test di tossicità mitocondriale" dovrebbero essere rafforzati ... [6]

... Ma tuttora queste sostanze molto diffamate sono ancora commercializzate e utilizzate nei campi!

È essenziale riformare urgentemente le procedure di registrazione che consentono a tali pesticidi tossici di essere registrati e diffusi in natura, in modo da prevedere test adattati alle modalità  d'azione specifiche per questi pesticidi!

Con il tuo aiuto, dobbiamo costringeremo i deputati europei a risolvere il problema: ti preghiamo di dedicare qualche minuto per fare pressione sui tuoi deputati facendo clic di seguito:


L'Europa rappresenta oltre un terzo del mercato globale degli SDHI, con un fatturato di quasi un miliardo di dollari nel 2018. Il mercato è così promettente che le aziende prevedono di raddoppiare questa cifra nei prossimi 5 anni . Il loro obiettivo: raggiungere un fatturato globale di 6,4 miliardi di dollari nel 2024 ...

Se i cittadini non si uniscono ora in un fronte unito e determinato per chiedere ai loro rappresentanti parlamentari un ritiro immediato di questi nuovi assassini di api nulla impedirà alle aziende di raddoppiare o addirittura triplicare le quantità di fungicidi SDHI venduti in Europa e rilasciati nei campi.

Il danno alle api domestiche e selvatiche, e a tutti gli ecosistemi, potrebbe essere catastrofico ...

... Per non parlare dell'impatto sulla salute di migliaia di persone, in particolare i bambini e quelli vulnerabili alle malattie mitocondriali. Per questi pazienti, i ricercatori descrivono l'SDHI come una "bomba a orologeria" ...

Gli SDHI sono ovunque nell'ambiente, fino all'acqua che beviamo e all'aria che respiriamo. E nei nostri piatti: il boscalid, l'SDHI più venduto, prodotto dall'agroindustriale BASF, si trova in metà dei campioni di fragole testati, 71% di insalate, 86% di muesli non biologici ... [7]  Ci sono tracce di SDHI nei capelli del 63% delle donne in gravidanza studiate e dei loro bambini dopo la nascita. In totale, circa 600 tonnellate di SDHI vengono scaricate ogni anno nei campi francesi e migliaia di tonnellate in tutta Europa.

Gli scienziati avvertono: "È pazzesco usare i pesticidi SDHI in modo massiccio. Li abbiamo testati in laboratorio, uccidono l'enzima di lombrichi, api e anche umani, con conseguenze potenzialmente catastrofiche per l'ambiente e la salute ", avverte il professor Pierre Rustin, direttore presso il CNRS e Inserm, specialista in istiopatologia e terapia delle malattie mitocondriali presso l'ospedale Robert-Debré.

Cerchiamo di fermare il massacro prima che sia troppo tardi: chiedete ai vostri deputati il ​ritiro immediato dei fungicidi assassini delle api e la rivalutazione di questi pesticidi con test appropriati.

lunedì 23 marzo 2020

AEVF contribuisce allo sviluppo delle strategie dell’Unione Europea

La Via Francigena, itinerario culturale del Consiglio d’Europa fortemente promossa anche dai Gruppi Ricerca Ecologica Lazio, è fortemente impegnata nella cooperazione e partenariato internazionale nell’ambito del turismo, cultura e patrimonio.

L’Associazione Europea delle Vie Francigene, AEVF, è stata recentemente coinvolta nello sviluppo delle strategie della Macro Regione europea Alpina ed ha appena partecipato alla call internazionale Horizon2020 con due progetti.

1) Progetto Routes4U: fase finale
AEVF ha fortemente contribuito allo sviluppo delle strategie della Macro Regione europea Alpina rinforzando la cooperazione transfrontaliera tra gli Stati Membri della Via Francigena nello spazio della Macro Regione Alpina con il progetto Rutes4U, durato 6 mesi. Il progetto è stato finanziato dal Consiglio d’Europa in collaborazione con l’Unione Europea.
L'ambizioso progetto si è concentrato sulla diffusione del sistema di governance e sulla condivisione delle best practices tra partners pubblico-privato tra Italia, Svizzera, Francia. 

2) HORIZON 2020: presentati due progetti!
Il 19 marzo 2020 l’AEVF in cooperazione con partner internazionali, ha partecipato alla call con due progetti nell'ambito del sistema di finanziamento HORIZON 2020 dell'Unione Europea - il più grande programma di ricerca e innovazione dell'Unione europea con quasi 80 miliardi di euro di finanziamenti disponibili in 7 anni (2014-2020).

Il primo progetto intitolato “ACTIVE4OURDEST” – Azioni sul turismo culturale e sostenibile come strumento innovativo per lo sviluppo urbano e regionale” ha come obiettivo quello di accrescere le strategie culturali e di resilienza in ambito di turismo sostenibile. Il progetto è guidato dall’European Cultural Tourism Network in collaborazione con 30 partners e organizzazioni che comprendono anche i due itinerari del Consiglio d’Europa Iter Vitis e Rotta dei Fenici. AEVF verrebbe coinvolta nell'azione pilota per sviluppare un innovativo sistema di certificazione rivolto a stakeholders privati.

Il secondo progetto si chiama “rurALLURE – Promozione dei musei rurale e siti culturali in prossimità di itinerari di pellegrinaggio europei”. Esso è guidato dall'Università di Vigo in collaborazione con 15 partner internazionali, centri di ricerca, hubs di innovazione e associazioni. AEVF è coinvolta nel progetto pilota focalizzato sul patrimonio termale lungo il percorso. AEVF ha redatto le strategie complessive di comunicazione che governerebbe all'interno del progetto.

Entrambi i progetti aspirano ad un budget massimo di 4 milioni di euro per la durata di 36 mesi. AEVF auspica di veder approvati i progetti per poter contribuire maggiormente allo sviluppo del turismo sostenibile lungo la Via Francigena e nei suoi dintorni.

giovedì 19 marzo 2020

Coronavirus: anche su Roma Capitale meno inquinamento

I nuovi dati dal satellite Copernicus Sentinel-5P rivelano il declino dell'inquinamento atmosferico, in particolare le emissioni di diossido di azoto (NO2, un gas prodotto nei processi di combustione fortemente irritante delle vie polmonari), in Italia: questa riduzione, che coincide con il blocco a livello nazionale per prevenire la diffusione del coronavirus (che causa meno traffico e attività industriali), è particolarmente visibile in pianura Padana, ma grazie all'elaborazione grafica operata dai Gruppi Ricerca Ecologica è nettamente rilevabile anche sui cieli di Roma Capitale.

L'animazione mostra le fluttuazioni delle emissioni di diossido di azoto sul Lazio dal 1° gennaio 2020 all'11 marzo 2020, utilizzando una media mobile di 10 giorni. Questi dati sono stati elaborati grazie allo strumento Tropomi posizionato a bordo del satellite Copernicus Sentinel-5P, che mappa una moltitudine di inquinanti atmosferici in tutto il mondo: diossido di azoto, ozono, formaldeide, anidride solforosa, metano, monossido di carbonio e aerosol, tutti fattori che influenzano l'aria che respiriamo e quindi la nostra salute e il nostro clima.

L'epidemia da coronavirus (COVID-19) è stata recentemente dichiarata pandemia dall'Organizzazione mondiale della sanità, con oltre 218.000 casi attuali della malattia segnalati a livello globale a tutt'oggi [1]. In Italia, il numero di casi di coronavirus è aumentato vertiginosamente fino a superare i 35.700 contagi, rendendolo il paese con il maggior numero di casi al di fuori della Cina.

Nel tentativo di ridurre la diffusione della malattia, il Governo ha deciso il blocco di tutto il paese, misura che adesso stanno applicando anche altri Stati dell'Unione Europea.


Animazione ESA rielaborata dai Gruppi Ricerca Ecologica

[1] fonte: http://www.worldometers.info

domenica 15 marzo 2020

I rifiuti al tempo dell'epidemia

Come ovvio che fosse, la lotta all'epidemia non comporta una riduzione dei rifiuti prodotti: anzi questi sono differenti per tipologia e localizzazione rispetto a quanto i gestori avevano previsto nei piani organizzativi del servizio di raccolta dei RSU, che adesso necessitano di adeguamenti.

Mentre nella gestione dei rifiuti ospedalieri si stanno riscontrando diverse criticità non solo logistiche ma anche amministrative (quali la necessità effettuare le annotazioni sui registri aziendali delle movimentazioni dei rifiuti, le dichiarazioni MUD e PRTR, il pagamento dei diritti dell’Albo Gestori Ambientali), i cittadini che restano nelle proprie abitazioni devono continuare a fare normalmente la raccolta differenziata. Che, anzi, può essere anche un'occasione di educazione ambientale in cui coinvolgere i più piccoli.

Gli unici esentati sono i soggetti risultato positivo al coronavirus: come indicato dall'Istituto superiore di sanità, "in quarantena obbligatoria non va fatta la raccolta differenziata, ma l'immondizia va chiusa con due o tre sacchetti resistenti (uno dentro l'altro) all'interno del contenitore utilizzato per la raccolta indifferenziata, se possibile a pedale, facendo attenzione che gli animali domestici non accedano nel locale in cui sono presenti i sacchetti", mentre "se non si è positivi la raccolta differenziata può continuare come sempre, usando però l'accortezza, se si è raffreddati, di smaltire i fazzoletti di carta nella raccolta indifferenziata", raccomanda l'Iss.

In compenso, le esigenze igieniche e sanitarie stanno rendendo le città mediamente più pulite: le Amministrazioni stanno compiendo massicce opere di pulizia e sanificazione (in merito alle quali tuttavia abbiamo forti preoccupazioni sia ambientali che di efficacia, di cui tratteremo in uno specifico approfondimento) e - anche grazie all'azzeramento del traffico stradale - la raccolta dei rifiuti è più regolare nonostante nei grandi centri urbani come Roma ci sono giunte molte segnalazioni di rovistamento e spargimento rifiuti da parte di nomadi.

A Roma, ad esempio, i Centri di Raccolta Ama riservati ai rifiuti ingombranti, elettrici, elettronici e “particolari” fino al prossimo 3 aprile rimarranno aperti esclusivamente di mattina (dalle 7 alle 12, mentre solo la domenica fino alle 13) e con accessi scaglionati per consentire il mantenimento delle adeguate distanze di sicurezza, mentre resta comunque attivo il servizio di ritiro a domicilio dei materiali ingombranti “Riciclacasa” (anche se esclusivamente al piano stradale). A Civitavecchia la società CSP ha chiuso l'ecocentro comunale ed ha sospeso il servizio di raccolta di materiali ingombranti. A Fiumicino  è disposta la chiusura di tutti i cimiteri comunali e dei centri raccolta comunali, nonchè la sospensione di tutte le isole ecologiche itineranti. A Tivoli, l’incontro informativo sulla nuova raccolta dei rifiuti con i bidoni intelligenti a Villa Adriana è stata rinviata a data da destinarsi. Ad Anzio, la società Camassambiente sta operando una massiccia igienizzazione di mezzi e cassonetti. A Velletri  il centro di raccolta (isola ecologica) di via Troncavia 4 resta chiuso fino a nuova comunicazione. A Pomezia, Nettuno, Ardea Guidonia non si segnalano variazioni particolari.

A Rieti, l'Amministrazione ha chiesto al gestore ASM di intensificare la sanificazione dei mezzi utilizzati per la raccolta dei rifiuti nonchè degli autobus cittadini. 

Anche a Latina l’Azienda per i Beni Comuni di Latina ha già intensificato le attività di pulizia e di sanificazione dei mezzi utilizzati quotidianamente sui diversi servizi e degli spazi adibiti a spogliatoi e docce. A Terracina sono sospese fino al 3 aprile, invece, l’apertura dell’Infopoint di Piazza Mazzini; il conferimento presso le isole ecologiche di Via Morelle a Terracina e Via Pantani da Basso a Borgo Hermada; il servizio delle isole ecologiche itineranti. Mentre è incrementato fino al 3 aprile il servizio di ritiro a domicilio degli ingombranti, fino ad un massimo di 40 ritiri giornalieri. Ad Aprilia il Comune ha deciso di chiudere da questo pomeriggio l’Ecocentro comunale di via Portogallo e l’Ecosportello. Sospesi anche il servizio di raccolta degli sfalci d’erba del sabato in via Bulgaria e quello di raccolta domiciliare degli ingombranti. Garantito, invece, il servizio di raccolta dei rifiuti porta a porta, che rientra tra i servizi essenziali.

A Viterbo, l'azienda Viterbo Ambiente ha chiuso all'utenza i Centri di Raccolta Comunale di Viterbo – Grotte Santo Stefano – Via Lucca e Montefiascone – Strada Calandrelli snc, come anche sospesa è la distribuzione di sacchi per la raccolta delle frazioni “Imballaggi in plastica/metallo” e “Organico - rifiuto biodegradabile proveniente da mense e cucine” presso i locali della sede di Viterbo Ambiente in Viterbo – Strada Poggino 63 e presso le frazioni (primo venerdì del mese).

A Frosinone, la Saf non ha comunicato variazioni al servizio.

Ma che fine faranno i rifiuti raccolti, dal momento che la perenne emergenza della Regione Lazio è ben lontana da una soluzione? Dopo la chiusura dell'accordo con la Regione Toscana per accogliere 13.500 tonnellate di indifferenziata capitolina, che si aggiungono alle 90.000 tonnellate che complessivamente verranno inviate sempre da Ama nelle Marche e in Abruzzo, attualmente i rifiuti indifferenziati regionali vengono indirizzati ai tre impianti di Viterbo, Pomezia e Castel Forte, ma in teoria potrebbero andare (in deroga) a quelli di Frosinone e Civitavecchia che hanno ottenuto la deroga rispetto alle autorizzazioni originarie. Alcuni di questi però hanno solo la possibilità di effettuare il trattamento meccanico del rifiuto e non quello biologico. Critica resta invece la gestione dell'organico, per la gestione del quale al momento non c'è soluzione. 

Covid-19 e il falso pericolo

Probabilmente nulla sarà più come prima: l'epidemia da Covid-19 sta segnando profondamente la nostra società e soprattutto - eliminando ogni forma di socializzazione reale - ci sta privando del bisogno di socialità, soddisfatto esclusivamente in maniera virtuale. 

Ma mentre il disastro socio-economico che la situazione attuale genererà sarà oggetto di approfondimenti e ricerca di soluzioni per i futuri decenni, c'è chi ha provato a ricostruire scientificamente quanto accaduto negli ultimi tre mesi: Giorgio Iachella (educatore e ricercatore indipendente) e Pietro Massimiliano Bianco (ecologo e ricercatore presso l'Ispra del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare) hanno pubblicato un rigoroso lavoro che prova a evidenziare quanto, del coronavirus, sia vero o meno rispetto alle confuse informazioni che ci stanno giungendo dal mainstream. Al contempo tenendosi ben alla larga da allarmismi, da complottismi o dalle fake news.

Lo studio, condotto secondo un approccio multidisciplinare ed aggiornato al 12 marzo 2020, parte da numerosi interrogativi che a livello globale la comunità scientifica si sta ponendo, provando a dare una chiave di lettura coerente e a fornire delle indicazioni operative a chi da questa epidemia sta provando a difendersi.

Ringraziamo Giorgio Iachella e Pietro Massimiliano Bianco sia per il loro sforzo scientifico sia per averlo voluto mettere a disposizione dei Gruppi Ricerca Ecologica per la divulgazione.

Se volete leggere lo studio direttamente online, cliccate su questo link da Academia.edu

Per scaricarlo, così da poterlo leggere off-line o stampare, cliccate sul seguente link

venerdì 6 marzo 2020

I GRE aderiscono a M'illumino di Meno 2020

I Gruppi Ricerca Ecologica Lazio aderiscono a M’illumino di Meno, la Giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili lanciata da Caterpillar e Radio2 nel 2005: l’edizione 2020 torna venerdì 6 marzo ed è dedicata ad aumentare gli alberi, le piante, il verde intorno a noi.

Dall'inizio di M'illumino di Meno il mondo è cambiato: l'efficienza energetica è diventata un tema economico rilevante e le lampadine ad incandescenza che Caterpillar invitava a cambiare con quelle a risparmio energetico, adesso, semplicemente, non esistono più. Ma spegnere le luci e testimoniare il proprio interesse al futuro dell'umanità resta un'iniziativa concreta, non solo simbolica, e molto partecipata.
 
Si spengono sempre le piazze italiane, i monumenti - la Torre di Pisa, il Colosseo, l'Arena di Verona -, i palazzi simbolo d'Italia - Quirinale, Senato e Camera - e tante case dei cittadini. Si sono spenti per M'illumino di Meno la Torre Eiffel, il Foreign Office e la Ruota del Prater di Vienna. In decine di Musei si organizzano visite guidate a bassa luminosità, nelle scuole si discute di efficienza energetica, in tanti ristoranti si cena a lume di candela, in piazza si fa osservazione astronomica approfittando della riduzione dell'inquinamento luminoso.
 
Quest'anno l’invito di Caterpillar è piantare un albero, perché gli alberi si nutrono di anidride carbonica. Gli alberi sono lo strumento naturale per ridurre la principale causa dell'aumento dei gas serra nell'atmosfera terrestre e quindi dell'innalzamento delle temperature. 
Gli alberi e le piante emettono ossigeno, filtrano le sostanze inquinanti, prevengono l'erosione del suolo, regolano le temperature. 
Gli alberi sono macchine meravigliose per invertire il cambiamento climatico. Per frenare il riscaldamento globale bisogna cambiare i consumi, usare energie rinnovabili, mangiare meno carne, razionalizzare i trasporti. Tutti rimedi efficaci nel lungo periodo. Ma abbiamo poco tempo e il termometro globale continua a salire.
Gli scienziati di tutto il mondo concordano: riforestazione. 
 
Caterpillar invita Comuni, scuole, aziende, associazioni e privati a piantare un tiglio, un platano, una quercia, un ontano o un faggio.
Ma anche un rosmarino, un ginepro nano, una salvia, un'erica o una pervinca major: tutto quello che si può piantare su un balcone.
Sul davanzale un geranio. E maggiorana, basilico, timo e prezzemolo: piantare un giardino sulla finestra. 
Piantare viole del pensiero, ortensie e petunie  in un vaso appeso alla parete. 
Piantare erba gatta.
 
Col vostro aiuto vorremmo piantare un filare di 500.000 alberi che simbolicamente ci porti da Pino Torinese fino ad Alberobello, perché piantare alberi e piante aiuta a mitigare il riscaldamento climatico e a salvare il pianeta.