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mercoledì 30 ottobre 2019

Impianto a biomasse a via Prenestina: perchè diciamo NO!

Una follia! Non intendiamo usare mezzi termini rispetto alla proposta di allocazione di un impianto a biomasse a via Prenestina, tra i quartieri Colle Prenestino e Colle Monfortani ed immediatamente a ridosso dell'Istituto Tecnico Agrario Statale Emilio Sereni, presentata in Regione Lazio da un imprenditore privato.

Ieri abbiamo inviato all'Area Valutazione di Impatto Ambientale le osservazioni che abbiamo predisposto in qualità di associazione di protezione ambientale riconosciuta dal Ministero dell'Ambiente e presentate insieme ai Comitati di Quartiere rappresentanti un territorio di oltre 250.000 romani: l'Unione dei Comitati del VI Municipi, il Comitato di Quartiere di Torre Angela, il Comitato di Quartiere Nuova Ponte di Nona, il Comitato di Quartiere Belvedere, l'Associazione di Quartiere Fontana Candida, il Comitato di Quartiere di Villaggio Breda, ilComitato di Quartiere Torrenova – Tor Vergata, il Comitato di Quartiere di Villaverde, il Comitato di Quartiere di Colle Mattia, il Comitato di Quartiere Colle Prenestino.

In questa sede vi sintetizziamo le ragioni della nostra ferma opposizione, rimandando alla corposa relazione presentata per tutti gli approfondimenti:


  1. in base alla vigente Disciplina regionale della Gestione dei Rifiuti del Lazio (Deliberazione del Consiglio Regionale 18 gennaio 2012, n. 14), ma anche in base alle modifiche allo stesso in corso di approvazione, il progetto in esame non appare coerente con le previsioni del Piano e con l’analisi dei fabbisogni.
  2. non è presente alcuno studio in merito alla compatibilità dell’impianto in questione sia con l’edificato esistente residenziale e non residenziale, sia con le trasformazioni in corso di programmazione all’interno dell’area vasta, sia con la vocazione alla produzione di prodotti a D.O. delle aree agricole in esame;
  3. non è presente alcun approfondimento in merito vulnerabilità sismica dell’impianto in relazione a quanto previsto per l’UAS di riferimento, ed anzi erroneamente riferendo le considerazioni finali ad una classificazione sismica differente da quella del sito in cui si vorrebbe realizzare l’impianto.
  4. i codici CER richiesti rendono urbanisticamente l’impianto non compatibile con il paesaggio e il tessuto agricolo circostante.
  5. non è presente alcuno studio attendibile delle previsioni di aumento del traffico né la definizione di uno scenario di esercizio dell’attività del nuovo impianto che evidenzi gli effetti che si avranno sulla rete stradale, sul rumore, sulle emissioni atmosferiche, e conseguentemente l’individuazione di possibili azioni di mitigazione.
  6. trattandosi di nuovo impianto ed essendo dichiarata la previsione della realizzazione di una strada interna al fondo (il cui tracciato viene per giunta ben evidenziato nella tavola “I03- Viabilità.pdf” presentata il 27 agosto 2019 ad integrazione dell’istanza originale), si ritiene indispensabile acquisire l’autorizzazione paesaggistica della Sovrintendenza Belle Arti e Paesaggio.
  7. non è presente alcuna valutazione in merito ai singoli CER per i quali è stata richiesta l’autorizzazione, né rispetto alle possibili interazioni dei rifiuti conferibili e posto che prima di concedere alcuna autorizzazione occorre conoscere con la massima precisione la composizione, la capacità di produrre colaticcio, il comportamento a lungo termine e le caratteristiche generali dei rifiuti da trattare, valutandone l’ammissibilità anche in funzione delle specifiche caratteristiche;
  8. la valutazione di rischio risulta carente rispetto alle caratteristiche chimico - fisiche e merceologiche dei rifiuti da ammettere al trattamento, in particolare a: idoneità del sito; caratteristiche, possibili effetti sulle emissioni dell’impianto in termini di produzione di percolato; idoneità dei presidi ambientali dell’impianto; idoneità delle modalità gestionali dell’impianto.
  9. lo studio dell’impatto ambientale non è stato effettuato riferendosi ai dati della centralina metereologica più prossima e pertanto i dati utilizzati risultano totalmente non riconducibili al sito oggetto del progetto.
  10. l’impatto ambientale complessivo dell’impianto proposto non è assolutamente sostenibile in un territorio già devastato dall’inquinamento e la cui popolazione presenta la più elevata incidenza di patologie tumorali dell’intera Regione Lazio.

Adesso la palla è nelle mani della Regione Lazio, che potrà archiviare il progetto o avviare l'iter convocando la Conferenza dei Servizi, a cui abbiamo già chiesto di essere presenti.

Vi terremo aggiornati!