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martedì 16 luglio 2019

I grandi carnivori nel Lazio: ecco la mappa

L'ordinanza di cattura firmata dalla Provincia di Trento nei confronti dell'orso M49 e la sua straordinaria fuga dall’area faunistica del Casteller (realizzata nel 2007 a Trento Sud con la consulenza di ISPRA ed il cofinanziamento da parte del Ministero dell’Ambiente per gestire gli orsi dal comportamento problematico), hanno riproposto nel dibattito nazionale la questione dei grandi carnivori. 

Il lupo e l’orso bruno sono due grandi carnivori minacciati da seri problemi di conservazione in tutta l’Europa [1].
Da lunga data le due specie sono vittima di persecuzioni perpetrate dall’uomo allo scopo di proteggere il bestiame domestico e, inoltre, soffrono della perdita di habitat e del disturbo antropico, incluso quello legato alle battute di caccia al cinghiale: M49, ad esempio, è finito nel mirino delle istituzioni a seguito di numerosi attacchi ai danni degli allevamenti e degli alpeggi nell’area del Brenta.
Le persecuzioni, attuate in maniera diretta e con l’uso del veleno, hanno fatto scomparire queste specie da buona parte dell’Europa: l’orso è rimasto confinato in piccole aree dell’Europa settentrionale ed orientale mentre nell’Europa centrale ed occidentale è sopravvissuto soltanto in Spagna ed in Italia con un numero limitato di individui (circa 100 nel paese iberico e 60-70 nella penisola italiana); il lupo è scampato all’estinzione nell’Europa sud occidentale solo in Italia e nella Penisola iberica.

L’orso ed il lupo sono specie incluse nell’Allegato II della Direttiva Habitat 92/43/CEE, relativa alla conservazione degli habitat naturali e della fauna e della flora selvatica; figurano, inoltre, nell’Allegato II (che elenca le specie rigorosamente protette) della Convenzione di Berna, sulla conservazione della vita selvatica e dell’ambiente naturale in Europa.
Il rapporto dell'uomo con il lupo (l’unico progenitore selvatico di tutte le 400 e più razze canine ad oggi riconosciute) è sempre stato ambivalente: si è passato infatti da culture che lo hanno considerato un nume protettore e un grande maestro di caccia a culture in cui si sviluppò un vero e proprio processo di identificazione del lupo col male e una conseguente demonizzazione.

Oggi il lupo nel Lazio è presente non solo nell’Appennino ma anche nella Tuscia, sui Lepini, sui Aurunci, addirittura ai Castelli e nella campagna romana a nord e a ovest di Roma [2].

Molto pochi, invece, gli orsi (nel Lazio, nel territorio del Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, nonchè nel Cicolano), per giunta difficilissimi da studiare perchè elusivi e girovaghi: le stime più recenti riportano circa 50 individui (di cui 22 maschi e 28 femmine). Nonostante il numero elevato di nascite (tra il 2006 e il 2017 si sono riprodotte in media 4 femmine per anno e sono nati in tutto circa 95 cuccioli), l'elevata mortalità dovuta soprattutto al bracconaggio e ad altre cause legate direttamente o indirettamente all’uomo (per esempio gli investimenti stradali o le infezioni trasmesse dal bestiame) ne fanno una specie ad elevatissimo rischio di scomparsa [3].

Purtroppo spesso si parla di lupi ed orsi esclusivamente quando, spesso alla ricerca di cibo (o, nel caso dei lupi, entrati in dispersione: la via primaria utilizzata per colonizzare nuove aree disponibili e per mantenere uno scambio genetico all'interno della popolazione), si addentrano negli abitati o predino bestiame domestico (soprattutto ungulati). Il territorio montano con le sue bellezze e le sue asperità appartiene da millenni alle persone e agli animali selvatici che lo popolano e la condivisione degli stessi territori non è mai stata priva di conflitti.

Oggigiorno bisogna puntare alla convivenza, prevenendo i danni attraverso l'adozione delle strategie di difesa ritenute più opportune caso per caso in rapporto alla tipologia di conduzione e al rischio di predazione: nel caso dei lupi, ad esempio, si ottengono ottimi risultati con i cani da protezione e le recinzioni elettrificate, ma si stanno sperimentando anche altre strategie, ovvero i c.d. fladry e i dissuasori acustici. Naturalmente i plantigradi, invece, temono l'uomo e se ne tengono a distanza nè si ha notizia di attacchi da parte di orsi marsicani: i danni causati dagli orsi sono generalmente alla zootecnia, incluso il settore apistico, e sono comunque di valore contenuto. Per giunta nel Lazio, a causa dell'esiguità del numero di esemplari presenti nell'Appennino Centrale, i casi di danni sono pressochè rari.

Ma vediamo dove sono stati segnalati nella nostra regione:



[1] progetto LIFE Natura PLUTO
[2] Il lupo nel Lazio: una convivenza possibile - Direzione Capitale naturale, parchi e aree protette della Regione Lazio - gennaio 2019
[3] L'Orso bruno marsicano: presente nell'Appennino Centrale, Lazio compreso - Direzione Capitale naturale, parchi e aree protette della Regione Lazio - settembre 2018
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