A seguito delle attività di monitoraggio dei nostri volontari, vi presentiamo la classifica (in ordine crescente di quantità rilevate) dei rifiuti che è più frequente incontrare in spiaggia, soprattutto dopo le mareggiate. Tutte le foto sono state scattate dai Gre Lazio nel mese di giugno 2019.
10 - BOE
Esatto: boe. Enormi. Lunghe anche fino ad un metro, che di solito ancorate in un determinato punto allo scopo di segnalazione di zone pericolose per la navigazione (scogliere, secche, ecc.) o rotte da seguire in particolari zone (entrate di porti, ecc.), oppure destinate a realizzare un punto di ormeggio sicuro per navi e imbarcazioni in porti e rade, evitando così l'uso delle proprie ancore. E poi gavitelli, le boe di forma doppio conica molto diffuse per ormeggiare piccoli natanti a poche decine di metri dalla riva. Tutti in polietilene. E spesso ancora con pezzi di cima o catene attaccate.
9 - BOTTIGLIE DI VETRO

In spiaggia è possibile trovare con una certa frequenza secchi rotti: spesso sono del tipo utilizzato per le vernici, ma è molto probabile che il loro impiego sia legato in qualche modo alla pesca o comunque al trasporto di oggetti in barca. Il formato tipico è quello rotondo da 30 litri di colore bianco, ma a ben cercare se ne trovano di altri colori e misure. Evidentemente però non è infrequente che marinai distratti li lascino cascare il acqua, e il mare "gentilmente" ce li rende: rotti, quindi non pensate di poterli riutilizzare.
Le classiche cassette utilizzate per ortofrutta: robuste, sovrapponibili, sia forate che non. Le peggiori intemperie e il più cocente sole sembra che non possano nulla contro questi oggetti. Ed infatti sembrano quasi nuove o comunque in uno stato di conservazione così buono da poterne ipotizzare un recupero e riutilizzo. Lecito supporre che anche questi prodotti siano stati in qualche modo utilizzati da chi lavora in mare, sebbene il numero dei ritrovamenti inizia ad essere davero significativo.
Taniche e fusti legati con corde sapientemente intrecciate, spesso utilizzati per segnalare e ritrovare reti lasciate in mare. E proprio la forza del mare spesso li "libera", lasciandoli navigare fin sulle spiagge. E' un ritrovamento frequentissimo soprattutto nelle zone di pesca o comunque con elevata presenza diportistica.
5 - CONTENITORI IN PLASTICA PERLIQUIDI
Non ci riferiamo alle classiche bottiglie per acqua potabile, bensì agli innumerevoli contenitori di ogni forma, materiale, misura che ad esempio riempiono gli armadietti del bagno: quelli per detersivi o comunque sostanze chimiche, ad esempio utilizzare per la detersione. Talvolta anche molto pericolose: ne abbiamo infatti trovata finanche una contente cloruro, un composto chimico binario formato dalla combinazione del cloro con un altro elemento, utilizzato come disinfettante di basso costo e anche come agente sbiancante. Ma che può nuocere gravemente alla salute e risulta altamente tosssico e nocivo per l'ambiente acquatico, e che pertanto non andrebbe disperso nemmeno in quantità minime.
Sono contenitori ad uso alimentare spesso utilizzati nel settore ittico per l'imballaggio del pesce. Esistono di diverse tipologie: con fondo bucato, casse chiuse o forate, casse “pedanabili”, casse con buchi laterali o chiuse, casse per alici, casse per anguille, salmone. Sono molto utilizzate perchè idonee al contatto alimentare, isotermiche, talvolta pallettizzabili, talvolta con fondi assorbenti o atti alla tenuta di liquidi. Sono in polistirene, il cosiddetto polistirolo espanso. Sebbene riciclabili al 100%, non sono assolutamente biodegradabili e non di rado si frammentano in parti più piccole che potenzialmente possono anche essere ingerite da animali.
3 - SCARPE

2 - RIFIUTI DELLA MITILICOLTURA
Nei mari italiani una fonte importante di inquinamento è conseguenza della mitilicoltura: le Longline sono una sorta di filare, composte dall’installazione di funi di sostegno ancorate al fondo con dei pesi, e mantenute in verticale da una serie di galleggianti, a una profondità di 2-3 metri rispetto al pelo dell’acqua. Le cozze vengono allevate all’interno di reti tubolari in polipropilene chiamate “calze”, rette da corde lunghe tra i 2 e i 5 metri. Ma spesso queste calze vengono disperse in mare in grandi quantità, rappresentando un pericolo per i pesci e una degradazione degli ecosistemi. E poi, alla prima mareggiata, il mare ce ne ritira in faccia una certa quantità spiaggiandole.
1 - PLASTICHE MONOUSO
Bottiglie. Da 2 litri, da 1,5 litri, da 0,5 litri. Di ogni marca, forma, modello, colore. Con o senza relativi tappi. E poi bicchieri di plastica, tanti bicchieri di plastica. Eppure basterebbe riportarseli dietro o non lasciarli cadere dalle barche. Per fortuna dal 2021 non si potranno più utilizzare nell’Unione europea alcuni prodotti in plastica monouso come piatti, posate e cannucce. Ma nel frattempo in tanti enti locali stanno aderendo alla campagna #PlasticFreeChallenge lanciata dal Ministro dell'Ambiente Sergio Costa. Sebbene il problema resta (e non è marginale) per i paesi extra-UE e soprattutto quelli meno sviluppati.