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giovedì 16 gennaio 2020

In ricordo di Christopher Tolkien, il 3° figlio di J.R.R. venuto a mancare stanotte

Con dolore abbiamo appresa della dipartita di Christopher Tolkien, figlio dell’autore del Signore degli Anelli nonché esecutore letterario di tutte le opere del padre (morto nel 1973): grazie a lui, ad esempio, è stata conosciuta la Storia della Terra-di-mezzo (i cui 12 volumi alla base del Signore degli Anelli e del Silmarillion sono stati pubblicati tra il 1983 e il 1996), il Silmarillion (questo pubblicato nel 1977), i Racconti Incompiuti (1980), I Figli di Hùrin (2007) e Beren e Lùthien (2017).

Novantacinquenne, Christopher si è spento in un ospedale a Draguignan, nel sud della Francia, dove da tempo si era riservatamente trasferito con la moglie ed i due figli dopo aver insegnato lingua inglese al New College di Oxford dal 1964 al 1975: era l'ultimo membro vivente degli Inklings, un gruppo di discussione letteraria riunitosi durante il periodo tra gli anni trenta e cinquanta presso l'Università di Oxford per la riconquista dell’epica nella modernità e la cui eredità è stata (in parte) raccolta dalla Mythopoeic Society (finalizzata allo studio e discussione della letteratura fantastica, specialmente nelle opere di Tolkien, Lewis e Charles Williams, i tre membri più famosi degli Inkilings).

Ma è grazie a Cris se abbiamo potuto godere della Natura Vivente tanto amata dal padre (“La natura deve essere rispettata perché è di tutti e se la distruggiamo, staremo tutti peggio”), della sacralità per ogni albero (alla domanda "Da che parte stai?", Barbalbero risponde laconicamente: "Non sto dalla parte di nessuno, perché nessuno sta dalla mia parte, non so se mi capite. Nessuno si dà pena per i boschi quanto me, neanche gli Elfi oggigiorno"), dello spirito (in via di scomparsa) della campagna, dell'amore per la natura in generale e per la flora in particolare nonché del maltrattamento sociale ed umano come conseguenza del maltrattamento ecologico.

J.R.R. amava profondamente Cristopher ed a lui ha affidato il testimone. In una delle tante Lettere che gli ha indirizzato, scrisse: «In realtà io sono uno hobbit (in tutto tranne che nella statura). Amo i giardini, gli alberi e le fattorie non meccanizzate; fumo la pipa e apprezzo il buon cibo semplice (non surgelato), ma detesto la cucina francese; mi piacciono, e oso persino indossarli anche in questi giorni cupi, i panciotti ornati. Vado matto per i funghi (raccolti nei campi); ho un senso dell’umorismo molto semplice (che anche i miei critici più entusiasti trovano noioso); vado a letto tardi e mi alzo tardi (quando mi è possibile). Non viaggio molto».

Addio, Cristopher!

Non marcerò per strade spente e piatte
per formule precise, frasi fatte
nel mondo immutabile ove chi fa
con l'arte di creare
nul parte ha.
Non chinerò il capo al Dominio di Ferro,
interrando il mio piccolo scettro d'oro.
                     Mitopoeia - da Albero e Foglia