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lunedì 18 ottobre 2021

Pubblicato lo studio «Una coccinella salverà i pini di Roma»

Exochomus quadripustulatus
Agenti patogeni di provenienza estera minacciano i pini di Roma e di numerose altre zone d’Italia; i pini a Roma, così come in tanti altri luoghi, costituiscono - seppur con alcune note criticità - le alberature presenti sulle strade, un fondamentale elemento del paesaggio.

Occorre una seria politica urbanistica che eviti ulteriori consumi di suolo, poiché la  superficie impermeabile - la più importante variabile dell'habitat - aumenta l'abbondanza di cocciniglie e degli agenti patogeni.

Ma senza i professionisti del settore non saremo in grado di affrontare le minacce: oltre ad adeguate risorse e a linee guide efficaci per il verde urbano vanno organizzate politiche di controllo e contrasto  perché agronomi, agrotecnici, ed in generale gli esperti del settore, diventino figure presenti nelle amministrazioni comunali, lasciate sole ad affrontare argomenti tecnico naturalistici che riguardano il benessere dell’ambiente che ci circonda.

SCARICA LO STUDIO SCIENTIFICO DEI GRE


 

giovedì 14 ottobre 2021

Concessioni grandi derivazioni, ecco le osservazioni GRE alla proposta di nuova legge regionale

 

Di seguito il testo della relazione sulla proposta di legge regionale di adeguamento agli obblighi euroei n. 293 del 5 maggio 2021 “Disposizioni in materia di concessioni di grandi derivazioni d’acqua a scopo idroelettrico in attuazione del decreto legislativo 16 marzo 1999 n. 79 (attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno dell’energia elettrica) e successive modifiche”, predisposta dal dott. Antonio Cruciani ed inviata al Presidente della VI Commissione Regione Lazio (Lavori pubblici, ingrastrutture, mobilità, trasporti) affinchè venga messa agli atti dell'audizione dei GRE nella seduta di lunedì 11 ottobre 2021.

 


Egregio Presidente Patanè, 

la presente relazione vuole essere un contributo atto a spiegare le motivazioni che hanno condotto alla Nostra richiesta di presenza presso la Commissione infrastrutture, lavori pubblici, mobilità e trasporti della Regione Lazio.

In primo luogo la norma che ha condotto la Regione Lazio a proporre un testo unico sulle Grandi Concessioni di derivazioni idriche a scopo idroelettrico, deriva dalla Direttiva Comunitaria 96/92CE sulle norme per il mercato interno dell’energia elettrica; pertanto, la Regione Lazio per regolare il mercato dell’energia elettrica da fonte rinnovabile, deve rispettare l’obbligo di imparzialità e trasparenza nel dettare norme in materia e non può non tenere in considerazione anche quelle concessioni che prevedono l’utilizzo dell’acqua a scopo potabile, ma che in realtà, attraverso condotte e balzi, produce energia elettrica, come accade nel caso di ACEA S.p.A. la quale utilizza l’acqua in tale duplice scopo.

La Regione, inoltre, rientrando in proprietà gratuita dei beni mobili ed immobili relativi alle concessioni idroelettriche, necessita che tali beni, come previsto dal R.D. 1775/33 e successive modificazioni, siano in perfetta efficienza ed in continuità di utilizzo.

Per rispettare tale requisito è necessario che il concessionario abbia nel tempo rispettato tutti gli obblighi di manutenzione previsti nei disciplinari di concessione, oltreché tutte le altre norme applicabili a tale fattispecie. Pertanto, la Regione, attraverso gli uffici del Genio Civile territorialmente competente, nel corso di validità della concessione deve aver effettuato in contraddittorio tutte le verifiche necessarie, attestandole negli appositi processi verbali, al fine di verificare l’esatto adempimento contrattuale.

Il controllo del Genio Civile deve assolvere al duplice scopo di verifica e controllo dell‘operato del concessionario, anche al fine di prevenire il dissesto idrogeologico. Infatti, nel momento in cui il disciplinare di concessione stabilisce che i concessionari debbano provvedere alla sistemazione degli argini dei fiumi e allo scavo del loro letto dai detriti al fine di riportare il fiume a contenere il giusto volume di acqua, anche ripristinando frane, smottamenti ecc., di certo si mitiga in maniera sostanziale il rischio di danno.

Oltre a depotenziare il rischio di dissesto idrogeologico,  tali controlli fanno sì che gli Enti di Area Vasta ed i comuni interessati, possano rimodulare i propri (e magri) bilanci, di fatto spostando ingenti somme vincolate agli interventi a tutela del territorio dissestato, ad altre attività istituzionali.

Ciò deve avvenire certamente secondo le norme previste dal codice ambientale, al fine di progettare attività in alveo fluviale o lacuale per tutelare gli ecosistemi interessati.

Altro principio da tenere in massima considerazione è appunto quello legato al tema ambientale, per cui è necessario raccordare la normativa oggetto della proposta di legge in esame al testo unico sulla pesca nelle acque interne del Lazio, contenuto nella L.R. 87/90 così come novellata con l’emanazione della Delibera di Giunta Regionale n. 335/2016,  che ha lasciato agli Enti di Area Vasta ed alla Città Metropolitana di Roma Capitale la competenza sulle norme a tutela della pesca.

La Direttiva Acque n. 2000/60/CE prevede che il territorio in cui insistono le concessioni di derivazione idrica sia vincolato attraverso i divieti che garantiscono la purezza delle acque ed i loro utilizzi, ma soprattutto stabilisce che vi sia un vero e forte ristoro da destinare alle funzioni di tutela ambientale: dunque, l’organo legislativo regionale non può prevedere un generico rimando ai bandi di concessione idrica in materia ambientale, ma la legge regionale in discussione deve necessariamente disciplinare in dettaglio il danno che tali concessioni producono sui territori e le conseguenti misure di ristoro.

Infine, vanno tenuti presenti il testo unico ambientale, D.lgs. 152/2006, la Delibera di Giunta Regionale n. 335/2016 art. 8 comma 2 lettera a), ed il D.lgs. 112/98 art. 29 comma 3 ed art. 89 comma 2.

Riguardo all’art. 30 della proposta di legge, occorre modificare gli importi indicati, in quanto gli uffici regionali non hanno considerato, ad esempio, la concessione di derivazione ACEA S.p.A., né tantomeno l’energia prodotta dalla concessione del Lago Scandarello, ma soprattutto hanno eliminato dal conteggio tutta l’energia prodotta nelle centrali idroelettriche di Terni, riguardante la derivazione ERG dei laghi del Salto, Turano e dei fiumi Velino e Peschiera.

Infatti anche se  è vero che sono localizzati in altra regione, tuttavia, la concessione è rilasciata dalla Regione Lazio ed  è comprensiva di tali centrali; quindi, delle due l’una: o la concessione originaria è stata sottaciuta, oppure il conteggio è errato in quanto nella tabella allegata alla relazione della proposta di legge prevede solo gli importi relativi all’energia prodotta dalla centrale di Cotilia, mentre il grosso dell’energia è prodotta proprio nelle centrali poste nel comune di Terni.

Infine, per quanto attiene ai canoni di concessione idroelettrica ed ai ristori che dovrebbero essere dati ai territori in cui insistono le concessioni di derivazione, mi sembra utile, affinché venga ben compreso quanto disposto dal legislatore nazionale all’art. 11-quater della legge 11 febbraio 2019 n. 12, dichiarato illegittimo dalla sentenza della Suprema Corte con sentenza 115/2020, chiarire quanto segue. La legge nazionale prevedeva che il 60% degli introiti dei canoni concessori fosse devoluto dalle regioni ai territori, Enti di Area Vasta e comuni, quale ristoro della presenza, con tutte le limitazioni che queste comportano, delle concessioni idroelettriche. La Corte Costituzionale ha però evidenziato, ma già la giurisprudenza è costante nel merito, che è competenza del legislatore regionale stabilire il quantum da erogare a questi territori.

Come espresso in commissione, diversi sono i modi scelti da altre regioni, già dal 2020, sulle modalità di erogazione di questi importanti introiti verso gli Enti di Area Vasta ed i Comuni. La Regione Lazio, ancor prima della legge 12/2019, dunque prima della sentenza della Corte Costituzionale, riscuote dai concessionari il canone di concessione, per gli usi consentiti: idroelettrico, potabile, irriguo, industriale, ecc., ma riscuote anche il pagamento dell’addizionale provinciale della concessione, che la regione stessa ha fissato al 10% del valore del canone di concessione e che dovrebbe inoltrare all’Ente di Area Vasta.

A valle della normativa e della sentenza sopra richiamate, la proposta di legge in esame non indica una percentuale di canone da riversare sui territori; la scelta quindi non è di tipo tecnico, ma puramente politico.

In base ai nostri studi e verifiche, che altre regioni hanno stabilito di tutelare maggiormente le “province montane”, ovvero quei territori che hanno maggiori quantità di acqua da derivare e sui cui territori vi sono maggiori opere di invaso e derivazione, ma di applicare anche il principio perequativo. Infatti, altre regioni utilizzano quale ristoro sia la concessione di energia elettrica gratuita, secondo i principi esposti negli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile di cui alla risoluzione ONU del 25 settembre 2015, sia la sua monetizzazione, indicando la tipologia di servizi ed utenti da servire gratuitamente e prioritariamente, quali, ad esempio, i servizi sanitari, socio-sanitari, assistenziali, educativi e scolastici, di protezione civile, sportivi.

Restiamo naturalmente a disposizioni per eventuali chiarimenti e delucidazioni.

Distinti saluti.

                                                                                                                                              F.to Dott. Antonio Cruciani

 

lunedì 27 settembre 2021

GRE: bird watching nella riserva Tevere - Farfa

Splenda giornata di birdwatching dei GRE Lazio nella Riserva Naturale Regionale Nazzano Tevere-Farfa, la prima area naturale protetta istituita dalla Regione Lazio nel lontano 1979 a seguito della realizzazione da parte dell’ENEL negli anni ’50 di uno sbarramento che creò una vasta area di terreni inondati, citata per la sua rilevanza internazionale nella Convenzione di Ramsar per la protezione delle aree umide.

I numerosi volontari che hanno partecipato hanno potuto osservare, in questo tratto in cui il fiume Tevere scorre lentamente formando ampie anse e meandri al punto da essere stato soprannominato il “regno dell’acqua”, la ricca presenza d'uccelli di cui pullula l’habitat lacustre.

Oltre agli anatidi come il germano reale, l'alzavola, il fischione e la moretta, nella riserva è possibile osservare lo svasso maggiore, la folaga, il martin pescatore e rapaci come il falco di palude e il falco pescatore.

Il canneto, costituito prevalentemente dalla cannuccia e dalla tifa, è talvolta impreziosito dalla gialla fioritura dell'iris di palude mentre, sui terreni argillosi, troviamo la bardana e l'equiseto tra le radici di salici bianchi e rossi. È questo il regno di moltissimi uccelli come il cannareccione, la cannaiola, il porciglione, la gallinella d'acqua e la nutria, mammifero alloctono d'origine americana naturalizzatosi da alcuni decenni in molte zone umide italiane.

L’ultimo tratto di bosco ripariale dell'intero basso corso del Tevere ospita la garzetta, l'airone bianco maggiore e l'airone cenerino.

La riserva è distante poco più di 30 minuti da Roma, ed il mezzo migliore per raggiungerla è l’auto. Da Roma si possono usare alternativamente la Strada Provinciale Tiberina fino al km 28,100, dove si trova la località Meana (frazione di Nazzano), oppure l’autostrada A1 in direzione Firenze, uscita Fiano Romano, seguendo poi le indicazioni per Nazzano e Torrita Tiberina. Da Rieti, invece, bisognerà percorrere la via Salaria in direzione Roma, uscendo sulla Strada Statale 313 in località Passo Corese. In treno, la stazione più vicina è quella di Poggio Mirteto Scalo.


 

giovedì 12 agosto 2021

Regione Lazio: l’opaca gestione delle concessioni idroelettriche

Il Lazio non fa nulla per contribuire a far uscire l’Italia da una procedura di infrazione comminata dall’Unione Europea per una norma che doveva essere emanata già da ottobre 2020: «In questi giorni la Regione Lazio ha tentato far approvare dalla Commissione Ambiente una proposta di legge urgente – ha affermato Tullio Carbonetti, Presidente dei Gruppi Ricerca Ecologica Lazio - che le avrebbe consente di acquisire tutti i manufatti mobili ed immobili con relative pertinenze degli impianti di produzione di energia idro-elettrica, al fine di poter dare in concessione con maggiore trasparenza le grandi concessioni idriche. Tuttavia, la Commissione Ambiente si è dichiarata incompetente in materia ed ha rinviato la norma alla Commissione Infrastrutture del medesimo Consiglio per un nuovo esame». «L’Unione europea – continua Carbonetti - ha prescritto in varie direttive e leggi, non ultima la “Direttiva habitat”, che gli Stati membri devono avere per l’acqua la massima cura ed attenzione, ma in Italia, e specialmente nel Lazio, alcuni la ritengono solamente un elemento chimico-fisico da sfruttare per i più svariati scopi, principalmente potabile ed idroelettrico, mentre per altri deve essere declinata come ambiente acquatico da cristallizzare. Va invece sottolineato che alcune regioni, come Lombardia e Veneto, hanno legiferato da tempo in materia di tutela del “patrimonio acquatico” e con risultati apprezzabili. Invece, nella Regione Lazio il tema dell’acqua non è stato né discusso né tantomeno legiferato».

La storica associazione ambientalista invita pertanto a porsi alcune domande, anche perché tra gennaio e marzo 2021 nel Lazio si sono verificate ben due inondazioni che hanno visto la città di Atina e la valle del Liri da una parte e la valle reatina dall’altra andare praticamente sott’acqua, con danni, paura e rabbia tra la popolazione: «In primis occorre ricordare – sostiene Carlo De Falco, Presidente nazionale dei GRE - che la concessione idrica prevede obbligatoriamente che venga redatto il cosiddetto disciplinare di concessione, in cui sono disposti gli obblighi che sottendono la concessione a pena di revoca da parte della Regione. Perciò, non si può in alcun modo parlare di eventi imprevedibili, dal momento che siamo di fronte ad anni di incuria da parte sia di chi gestisce le concessioni che della stessa Regione Lazio, in quanto principale responsabile dell’attività di polizia idraulica e di controllo delle concessioni e dei loro manufatti attraverso gli uffici del Genio Civile».

Ma chi conosce queste regole del gioco, o meglio, chi le dovrebbe conoscere, oltre al concedente (Regione) ed al concessionario (società / consorzi di bonifica)? «Anzitutto, i comuni nei cui territori sono stati costruiti i manufatti o, comunque, i cosiddetti enti rivieraschi visto che in caso di eventi calamitosi devono essere messi in condizione di tutelare i cittadini, le imprese ecc. – afferma l’avv. Antonio Cruciani, consulente dei GRE per le concessioni idroelettriche - in secondo luogo, gli attuali Enti di Area Vasta o Province che hanno competenza sui bacini idrografici minori, ma hanno anche compiti di controllo, seppur in maniera ridotta sui concessionari di grandi derivazioni idriche, ed ai quali è destinato un canone di concessione dovuto dal concessionario, ed hanno competenza esclusiva sulla fauna ittica e sul relativo habitat. Ma questi comuni e province conoscono fino in fondo i propri diritti ed i doveri che gli sono stati assegnati dalle leggi»?

Ad esempio, è recente la notizia che la società concessionaria per lo sfruttamento idroelettrico dei laghi del Salto e del Turano, da cui è arrivata l’acqua che ha sommerso parte del territorio reatino tra gennaio e febbraio del 2021, ha ceduto la propria concessione ad Enel: alcuni hanno visto la vendita che, si badi bene, deve essere perfezionata e quindi non è di fatto conclusa, come un’occasione per far partire un vero dialogo tra territorio e società per contemperarne gli interessi, altri come l’ennesima ingiustizia perché nessuno pagherà i danni per quanto accaduto.

Al momento la situazione è la seguente: «La Regione Lazio sta cercando in tutta fretta di far passare una norma in materia di idroelettrico che non tutela in alcun modo l’ambiente inteso come ecosistema acquatico, né il territorio in cui insistono queste concessioni – continua Cruciani - Va anche sottolineato che la norma in approvazione non menziona i manufatti che producono energia elettrica utilizzando i salti delle condotte dell’acqua potabile e lo fanno in barba alla Direttiva comunitaria sul libero mercato dell’energia. Si aggiunga che non esiste alcun richiamo ai poteri di controllo e verifica della corretta conduzione di opere e manufatti di proprietà della regione che verranno dati alle società che faranno affari con l’uso dell’acqua. Inoltre, va detto che i tempi di realizzazione di questo subentro della regione sono in alcuni casi talmente stretti che già da domani mattina gli uffici dovrebbero attivarsi per verificare, controllare, inventariare il tutto, tacendo stranamente sul fatto che altri uffici della medesima regione avrebbero dovuto controllare nel corso degli anni il corretto rispetto del disciplinare. Ci sembra che, volutamente o per sciatteria amministrativa, alla Regione Lazio la mano destra non sappia cosa faccia la mano sinistra».

«Appare ancora più anomalo che il dirigente degli uffici che seguono l’iter per la concessione idrica sia lo stesso che gestisce gli uffici del Genio Civile, nelle cui funzioni dovrebbe controllare proprio il rispetto queste concessioni – incalza De Falco - I concessionari, dal canto loro, devono mantenere in perfetta efficienza le opere per la produzione elettrica, e qui riteniamo lecito porsi altre domande: se un concessionario per vent’anni non ha mai fatto manutenzione straordinaria, non ha mai tolto sedimenti dai fiumi interessati o non ha mai sfangato una diga e ora compie investimenti per milioni di euro, quando le dighe transiteranno alla Regione Lazio la restante parte dei soldi non ammortizzati verranno pagati dalla Regione come previsto dalla norma in approvazione? Ma non erano opere che comunque andavano fatte e controllate dal Genio Civile? Ad esempio, se si dovesse verificare che un concessionario non faccia tutto quanto prescritto e nessuno controlli, e successivamente ci si accorge che vanno spesi soldi per ristrutturare quelle dighe, i lavori saranno finanziati dal famoso Piano Nazionale con fondi pubblici? E chi subentra nelle concessioni, peraltro soggetto quotato in borsa, dovrebbe essere messo al corrente di queste situazioni»?

Ha concluso Carbonetti: «Abbiamo fondati motivi di ritenere che solo alcuni Comuni conoscano il loro diritto di essere ascoltati quando si tratta di concessioni idriche, ma, e di questo siamo sicuri, nessun Comune o Provincia sa che i soldi spesi per fermare frane, smottamenti, rifare strade, ponti ecc., in molti casi non dovevano uscire dai propri bilanci, ma dalle società che hanno la concessione idrica, che si guardano bene dal mitigare gli effetti meteorici sui manufatti, le strade, i ponti intervenendo direttamente a proprie spese come previsto dai disciplinari di concessione».

Sull’argomento, i GRE hanno già inviato una lettera a tutti i presidenti di Provincia per informarli della situazione, nonché chiesto un’audizione alla Commissione Ambiente della regione Lazio sulla materia e la trattazione del tema in seno alla prossima riunione dell’Osservatorio Permanente per gli Utilizzi Idrici presso l’Autorità di bacino distrettuale dell’Appenino Centrale, rendendosi disponibili per approfondimenti nei confronti qualsiasi Istituzione.

giovedì 15 luglio 2021

Utilizzo idrico, richiesto incontro ai Presidenti delle provincie


I GRE LAZIO, fortemente preoccupati per l'utilizzo (potenzialmente improprio) delle risorse idriche sul territorio regionale da parte dei concessionari, hanno chiesto un incontro alla Sindaca della Città Metropolitana di Roma Capitale ed ai Presidenti delle Provincie di Viterbo, Rieti, Frosinone e Latina.

Di seguito il testo della lettera notificata.

 

Ill.ssimo Presidente,

con la presente, siamo a chiederLe un incontro al fine di poterLa informare sugli aspetti legati al tema dell’utilizzo idrico, sia nella declinazione di elemento fisico, sia come ecosistema acquatico.

Ciò alla luce della stratificazione normativa vigente, frutto sia dell’accoglimento delle direttive comunitarie, sia delle norme espresse dal legislatore nazionale e regionale.

Allo stato attuale, sul territorio da Lei amministrato, sono presenti utilizzatori del bene acqua (concessionari), che svolgono il proprio ruolo in virtù della concessione idrica rilasciata sia dalla Sua amministrazione, che dalla Regione Lazio (grandi derivazioni). Anche a valle della riforma della Provincia quale Ente di Area Vasta sono rimaste in capo all’amministrazione provinciale compiti di vigilanza e controllo su tale ambito, tali compiti hanno una importante ripercussione sul controllo del territorio e sul bilancio dell’Ente provincia, come anche sui bilanci dei comuni interessati da tali concessioni (cd. Enti rivieraschi).

Si tratta, nel dettaglio, del dovere di verifica e controllo riguardo all’assolvimento di tutti gli obblighi previsti sia dalla concessione, che dal disciplinare di concessione.

In capo al concessionario sussiste, infatti, il rispetto degli obblighi contenuti nell’atto di concessione, mentre in capo alle amministrazioni, tanto su quella concedente (es. regionale), sia sull’amministrazione nel cui territorio insiste la concessione ricade l’obbligo della verifica di tale assolvimento.

In capo alla Sua Amministrazione, pertanto, sussistono obblighi di controllo e verifica sia del rispetto delle norme civili, penali e amministrative, ma anche di verifica del pagamento delle somme da introitare quale canone addizionale della concessione o del canone ambientale annuale. Inoltre, tale controllo deve esercitarsi anche sull’effettivo svolgimento dei lavori, volti a prevenire e/o risanare danni a strade, terreni ecc. di competenza provinciale o comunale causati da eventi meteorici.

Tali obblighi, posti in capo ai concessionari svolgono il duplice effetto sia di contenere il rischio idrogeologico, sia di fare in modo che dai bilanci degli enti interessati vengano liberate importanti somme di denaro pubblico da impiegare nelle altre attività istituzionali.

Tutto ciò include il potere da parte del Presidente dell’Ente di Area Vasta di imporre all’Ente che ha rilasciato la concessione di sospenderla o revocarla.

Pertanto, stante l’importanza e la complessità della materia sin qui descritta e in considerazione di una nuova proposta di legge depositata presso la Regione Lazio, Le chiediamo un incontro volto ad approfondirne gli aspetti, a cui parteciperanno i nostri esperti in nelle materie idriche ed ambientali.

Certi di un positivo riscontro, ed in attesa di definire la data  dell’incontro, porgiamo distinti saluti.