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martedì 22 maggio 2018

Lago di Vico, i medici denunciano l'elevato inquinamento

Il lago di Vico per le particolari e pregiate caratteristiche del suo ecosistema è  stato classificato come Sito d'importanza comunitaria-Sic n. IT6010024  e Zona di protezione speciale-Zps n. IT6010057.
Proprio per proteggere questo delicato ecosistema, nel 1982, veniva istituita la Riserva naturale regionale del lago di Vico (legge regionale del 28 settembre 1982 n. 47 e successiva legge regionale del 24 dicembre 2008 n. 24 ) che tra  i vari compiti avrebbe dovuto anche " preservare l'equilibrio biologico del lago e l'effettiva potabilità delle sue acque" a tutela del diritto alla salute delle popolazioni che da questo lago attingono acqua ad uso umano. 
La compromissione della qualità delle acque del lago di Vico è  invece purtroppo nota da anni ed oggetto di studi, ricerche e progetti da parte di Enti e Università (Istituto superiore di Sanità, Consiglio nazionale delle Ricerche - CNR, Università della Tuscia, Università di Roma La Sapienza e Università degli Studi Roma Tre).
Essa si caratterizza per la marcata riduzione del quantitativo di ossigeno,aumento della clorofilla e della biomassa algale ed è da attribuirsi alle massive fioriture del Cianobatterio Plankthotrix rubescens, detto comunemente alga rossa e delle altre specie cianobatteriche in particolare: Limnothrix redekei e Aphanizomenon ovalisporum, presenze ormai stabili e consistenti dell'ecosistema lacustre vicano.
Nelle acque del lago di Vico sono anche persistenti ed elevati i valori di arsenico (secondo il parametro previsto dal Decreto Legislativo 31/2001 per le acque ad uso potabile ovvero 10 microgrammi/litro), elemento questo tossico e cancerogeno certo secondo la classificazione dell'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro - Iarc.
In  una riunione del tavolo tecnico istituito proprio sulle problematiche ambientali del lago di Vico, svoltasi presso la Provincia di Viterbo il 2 marzo 2010, riunione convocata dall'Assessorato all'Ambiente della Provincia di Viterbo sul tema specifico  "Attività di contrasto al degrado della qualità delle acque del lago di Vico", venivano presentati dati che evidenziavano nelle acque del lago anche la presenza di altre sostanze tossiche e cancerogene, che di norma dovrebbero essere estranee alle acque del lago (mercurio, idrocarburi policiclici aromatici - IPA) e sulla cui presenza e provenienza l'Isde ha più volte chiesto l'avvio di specifiche indagini.
Sempre in quella stessa riunione venivano confermati i livelli di concentrazioni rilevate nei sedimenti del lago per gli elementi : Arsenico - 647 mg/kg SS (valore soglia 20 mg/kg SS) -, Cadmio - 12 mg/kg SS (valore soglia 2 mg/kg SS) - e  Nichel - 566 mg/kg SS (valore soglia 120 mg/kg SS).
Questi elementi tossici sono tuttora presenti nei sedimenti del lago e per la loro concentrazione così elevata nei sedimenti lacustri si configurano come un ulteriore motivo di preoccupazione ambientale e sanitaria per il rischio derivante dalla loro possibile mobilizzazione e quindi rilascio nelle acque del lago e sono perciò una ulteriore e valida ragione perché si abbandoni al più presto la captazione di acque ad uso umano da questo lago.

Le cause
Il Lago di Vico
Le  cause che verosimilmente sono state e continuano ad essere all'origine del degrado di questo importante ecosistema e bacino idrico, sono state più volte indicate e  possono così essere riassunte:
  • uso ultradecennale di fertilizzanti e fitofarmaci chimici nelle vaste aree coltivate a noccioleti in prossimità del lago che ha favorito e favorisce le intense  fioriture del cianobatterio Plankthotrix rubescens e delle altre specie di cianobatteri;
  • possibile permanenza di scarichi fognari abusivi o non a norma sulle sponde e in prossimità del lago;
  • possibile azione residua di inquinamento dovuta agli agenti contaminanti individuati nel sottosuolo del dismesso Magazzino Materiali di Difesa Nbc di Ronciglione, ubicato anch'esso in prossimità delle sponde del lago;
  • possibili attività illecite condotte all'interno e in prossimità della Riserva naturale.


Il rischio sanitario
Gli acquedotti dei Comuni di Caprarola e Ronciglione sono riforniti in misura preponderante da acque captate dal lago di Vico e ormai da anni si susseguono ordinanze di non potabilità che attestano il potenziale  rischio per la salute dei cittadini che possono essere esposti, e ormai da lungo periodo, a microrganismi potenzialmente tossici e a diverse sostanze tossiche e cancerogene presenti nelle acque captate dal bacino lacustre attraverso principalmente il loro uso per bevande, preparazioni alimentari, per fini igienico-sanitari e attraverso il consumo di fauna ittica proveniente dal lago e prodotti vegetali irrigati sempre con acque lacustri.
I cianobatteri sono  infatti microrganismi capaci di produrre una serie di cianotossine patogene, al momento ne sono state descritte solo una parte, oltre 90 varianti tra cui la  microcistina LR classificata come cancerogena di classe 2 b secondo l'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro - I.a.r.c. e tossica per gli esseri umani, per la flora e la fauna con cui viene in contatto.
Questa cianotossina non è termolabile e quindi non è eliminabile attraverso i processi di bollitura dell'acqua e cottura degli alimenti.

Inefficacie potabilizzazione delle acque captate dal lago e destinate a consumo umano
Per  tutto l'anno 2017 come, quasi costantemente  negli anni precedenti,è stata erogata acqua non potabile dagli acquedotti di  Caprarola e Ronciglione come  certificato dai  giudizi sulla qualità delle acque, emessi dal Dipartimento di Prevenzione-Servizio Igiene, Alimenti, Nutrizione, Acque Pubbliche della Asl di Viterbo.
Dall'esito di diversi esami  per l'anno 2017 si rileva infatti  presenza nelle acque erogate di milioni di cellule/litro di Fitoplancton e Cianoficee in particolare del cianobatterio Panktothrix rubescen, detto comunemente Alga Rossa. Si evidenziano inoltre frequenti superamenti dei valori di parametro per Arsenico, Fluoro, Nickel e Boro e, in diverse circostanze, si riscontra anche la presenza di batteri Coliformi e di colonie di Enterococchi,  né risultano rappresentare  una valida soluzione, sempre per alcune gravi criticità riscontrate nella loro gestione, le cosiddette "casette dell'acqua" posizionate a Ronciglione e Caprarola.

Alcuni interventi necessari ed urgenti
Indichiamo alcuni interventi necessari ed urgenti per avviare il risanamento dell'ecosistema del lago di Vico e tutelare così la salute delle persone e in particolare dei bambini:
  • cessazione della captazione di acqua dal lago di Vico e contestuale reperimento di fonti alternative di approvvigionamento idrico;
  • avvio in tempi rapidi  di una drastica riduzione, fino alla completa abolizione, dell'uso di fitofarmaci in tutta la conca del lago di Vico con riconversione al biologico di tutte le attuali forme di coltivazioni agricole in essa presenti e netta riduzione dell'utilizzo di fertilizzanti;
  • costante controllo e periodica verifica di tutti gli scarichi fognari delle utenze private e pubbliche poste in prossimità del lago;
  • bonifica definitiva ed effettiva del deposito militare Nbc di Ronciglione;
  • intensificazione dei controlli di tutte le attività notturne e diurne all'interno e in prossimità della Riserva regionale del lago di Vico;
  • immediata installazione di impianti pilota per lo studio di una potabilizzazione extralacustre veramente efficace delle acque in relazione alle loro criticità e ricerca di nuove falde di captazione;
  • costante e approfondito monitoraggio di tutte le sostanze tossiche e cancerogene che possono contaminare le acque destinate a consumo umano, la fauna e la flora lacustre;
  • biomonitoraggio per  contaminazione da sostanze inquinanti della fauna lacustre, della flora lacustre e in particolare per le piante di nocciolo coltivate in prossimità del lago;
  • informazione ampia e diffusa ai cittadini, negli studi medici, nelle scuole, negli ambulatori della Asl e presso l'ospedale di Ronciglione;
  • inizio immediato di un monitoraggio di lungo periodo relativo allo stato di salute delle persone e in particolare dei bambini;
  • screening  gratuiti per le popolazioni esposte al cosiddetto "effetto cocktail" determinato dall'esposizione contemporanea a  più cancerogeni e sostanze tossiche presenti nelle acque del lago, anche se entro i limiti di legge, in particolare: cianobatteri, microcistine algali, arsenico, metalli pesanti e pesticidi.


Associazione medici per l'ambiente-Isde 
(International Society of Doctors for the Environment) di Viterbo

Lunedì 21 maggio 2108,  presso la  Prefettura  di Viterbo, si è svolto  un incontro sulle problematiche ambientali e sanitarie derivanti dal degrado della qualità delle acque e dell'ecosistema del lago di Vico.
Al termine dell'incontro la dottoressa Antonella Litta referente dell'Associazione medici per l'ambiente- Isde (International society of doctors for the environment) ha consegnato al dottor Giovanni Bruno prefetto di Viterbo tale documento di sintesi relativo al degrado e inquinamento dell'ecosistema del lago di Vico, al rischio sanitario per le popolazioni di Caprarola e Ronciglione e agli interventi per la tutela della salute e la salvaguardia ambientale e ulteriore documentazione.

martedì 15 maggio 2018

Domenica 20 maggio, Frutti Antichi del Lazio in mostra


lunedì 14 maggio 2018

Lotta ai pesticidi, Roma Capitale fa retromarcia


Puntuale come ogni anno, il 9 maggio 2018 la Sindaca Virginia Raggi ha emanato l’ordinanza n.86 ad oggetto «Provvedimenti per la prevenzione ed il controllo delle malattie trasmesse da insetti vettoried in particolare della zanzara tigre (Aedes albopictus) nel territorio di ROMA CAPITALE». Ma questa volta Roma Capitale si è caratterizzata per una totale autoreferenzialità: infatti, a differenza che nel passato, non ha assolutamente preso in considerazione le associazioni interessate al tema, come avvenuto in passato, e nemmeno le associazioni che proteggono gli ammalati di MCS.

Rispetto all’ordinanza 2017, che comunque non era stata ritenuta soddisfacente da numerose associazioni ambientaliste tra cui i GRE, il nuovo dispositivo è decisamente peggiorativo e pare segnare un vero e proprio ritorno al passato: evidentemente approfittando dell’”epidemia” di Chigungunya in provincia di Roma, verrà permessa di fatto la lotta chimica adulticida da parte di privati con deboli sistemi di controllo e nessuna attenzione allo sviluppo di metodologie ecocompatibili e a basso impatto per la salute umana, sia addirittura anche nel corso degli interventi pubblici operati da AMA o da suoi fornitori. La piccola epidemia di Chigungunya del 2017 (156 casi confermati e 126 probabili), è stata, grazie ai mass media, utilizzata per una vera e propria campagna di terrorismo psicologico che ha favorito innanzitutto le multinazionali dei pesticidi: certo si tratta di una malattia fastidiosa, ma sicuramente meno mortale di certe influenze e coinvolge soprattutto viaggiatori in paesi dove essa è endemica e a persone con esse immediatamente in contatto. Nell’attuale situazione, oltre a una adeguata gestione igienica delle aree urbane e delle acque di superficie sia pubbliche che private, fondamentale pilastro della “prevenzione primaria” è un efficiente servizio sanitario in grado di segnalare tempestivamente casi o focolai d’infezione ed un efficace sistema di informazione per limitare l’accesso della popolazione a nazioni e in periodi a rischio.

La Raggi e la Montanari hanno quindi vanificato tutti gli sforzi di cambiamento compiuti nel 2017 in primis grazie al Presidente della Commissione Ambiente Daniele Diaco, di fatti reintroducendo dal 2018 l’impiego di prodotti adulticidi. Mentre nel 2017, Roma Capitale, per tutelare la salute dei cittadini affetti da Sensibilità Chimica Multipla, adottò “come uniche azioni di contrasto la prevenzione e la lotta larvicida, privilegiando l’uso di prodotti biologici”, tale impostazione è stata di fatti declassati a intenzione di “adottare prioritariamente azioni di prevenzione”: ed infatti, proseguendo nelle lettura dell’ordinanza si ravvisa la possibilità di “effettuare trattamenti adulticidi, per tutelare la salute pubblica e salvaguardare l’ambiente”. Per quanto riguarda il fastidio arrecato da questi insetti normali interventi di profilassi urbana e individuale con azioni differenziate verso focolai individuati, opportunamente gestiti e monitorati, sono in grado di garantire un efficace controllo come già dimostrato in altri grandi Comuni. Si afferma di “effettuare trattamenti contro le zanzare adulte nelle aree di pertinenza, solo in presenza di manifeste condizioni d’infestazione” senza specificare come monitorare questa eventualità e si permette l’uso di atomizzatori e nebulizzatori per quale si allegano “consigli di prudenza non esaustivi” come si legge.

Contestualmente al mancato coinvolgimento della Commissione permanente ambiente, non possiamo non rilevare pertanto come la nuova ordinanza possa arrecare particolare giovamento alle ditte irroratrici, in danno della salute e dell’ambiente. Tale inversione di rotta è clamorosa, non solo da un punto di vista del percorso avviato l’anno scorso e irrimediabilmente compromesso, ma soprattutto perché gli assalti al Tar da parte delle ditte nel 2017 sono stati tutti vani: i giudici amministrativi, infatti, hanno ritenuto totalmente legittima l’azione di Roma Capitale.

Virginia Raggi, Sindaca di Roma Capitale


Ma le peggiori novità introdotte sono l’eliminazione del divieto di tutti quei prodotti tossici, nocivi per il feto e per la fertilità e soprattutto i prodotti tossici per l’ambiente e le acque che nel 2017 avevamo ottenuto di introdurre e che adesso invece potranno essere liberamente utilizzati. L’anno scorso, ad esempio, era stato vietato l’utilizzo di tutti i prodotti mutagenici (ex codice di rischio R46 ed R68, ovvero quelli che possono causare mutazioni ereditarie in cellule germinali umane, in mammiferi o sull’uomo senza trasmissione alla progenie), quelli cancerogeni (ex codici R45, R49 ed R40), quelli tossici per la riproduzione (ex codici R60 ed R61): il divieto di utilizzo di tali prodotti non è stato ritenuto da rinnovare dalla Sindaca Raggi. Così come il divieto di utilizzo di quei prodotti molto tossici per l'ambiente e gli organismi acquatici (ai sensi del CLP, Regolamento della CE 1272/2008), fenomeno che storicamente si verificava per dilavamento a seguito degli interventi sulle sponde del Tevere e dell’Aniene (le cui acque sono tutelate anche dalla direttiva 2000/60/CE e dall’adesione ai Contratti di Fiume), che evidentemente non stava a cuore nemmeno dell’Assessore all’Ambiente. Come se ciò non bastasse, torna la possibilità di utilizzare atomizzatori e nebulizzatori, seppur mitigata da una ridicolo appello ad utilizzare tali attrezzature in modo razionale limitando la deriva incontrollata: con gli atomizzatori e i nebulizzatori, gli interventi non sono mirati ma a tappeto, nuocendo in maniera non selettiva agli “insetti non fastidiosi”, come le api che sono anche specie protetta, nonché agli uccelli ed ai piccoli mammiferi come cani e gatti, ma soprattutto minacciando l’intera biodiversità di Roma e delle sue enormi aree verdi.

Giuseppina Montanari, Assessora alla Sostenibilità Ambientale


Secondo i nostri esperti scientifici, è fondato il rischio che quest’anno la gestione del processo possa non essere controllato nemmeno solo da un punto di vista burocratico, dal momento che gli interventi, soprattutto nelle aree private, si concentreranno nell’arco di poche settimane e quindi rendendo praticamente impossibili le verifiche da parte delle pattuglie della Polizia di Roma Capitale assegnate ai singoli Municipi, dal momento che le comunicazioni di intervento devono essere inviate 7 giorni prima dello stesso.

La nuova ordinanza lascia tali interventi al libero arbitrio di amministratori e disinfestatori privati che devono solo comunicare la necessità dell’intervento, ma senza che si preveda un serio monitoraggio scientifico delle situazioni di reale emergenza, lasciato al giudizio di privati in conflitto di interesse non essendo previsto alcun efficace strumento di controllo, né garantendo un adeguato processo di trasparenza (anche ai sensi della Direttiva 2003/4/CE sull’accesso ai dati di interesse ambientale). Nemmeno si indica come monitorare l’efficienza dell’eventuale lotta preventiva e adulticida magari in collaborazione con altri Enti ed Università.

Purtroppo il trattamento adulticida, seppur più costoso, viene favorito dai condomini perché vi si ricorre nel momento in cui la percezione del fastidio è massima, mentre una corretta politica realmente nell’interesse dell’ambiente e a tutela della salute dei cittadini dovrebbe puntare esclusivamente sulla prevenzione, assolutamente possibile e con risultati soddisfacenti e duraturi. È nostro parere che assolutamente da ridurre al minimo “la lotta adulticida alle zanzare” condotta con irrorazioni di insetticidi chimici non biologici, perché nessuno è mai riuscito con essa a eliminare le zanzare riducendone stabilmente il numero. Anzi, ha ulteriormente squilibrato a loro favore i sistemi biologici (del cui degrado sono indizi) uccidendo proprio i loro nemici: pipistrelli, anfibi e uccelli insettivori. Attraverso l’utilizzo di atomizzatori e nebulizzatori, invece, avremo la città irrorata di prodotti mutagenici, tossici e cancerogeni senza una reale possibilità di controllo: è per questo che il nostro appello lo rivolgiamo ai cittadini affinché, sia singolarmente che nell’ambito di eventuali contesti condominiali o consortili, indirizzino le proprie scelte esclusivamente verso prodotti ammessi in agricoltura biologica. Solo interventi preventivi di efficace gestione urbana (pulizia di caditoie, grondaie, tombini, istruzione della popolazione, immissione e protezione di predatori) sono realmente efficaci per ridurre il loro numero. Inoltre l’uso massivo di pesticidi favorisce la resistenza delle zanzare togliendo efficacia, come è accaduto con gli antibiotici nei confronti dei batteri, ad armi che potrebbero essere preziose in caso di reali eventi epidemici.

L'uso massiccio di pesticidi irrorati nelle campagne, nelle città e per uso domestico ha avuto come risultato la crescita della resistenza in popolazioni di zanzare nonostante l’utilizzo di formulati, coadiuvanti e sinergizzanti, in modo simile a quanto accaduto con antibiotici e batteri. Questo fenomeno si sta verificando in tutto il mondo in tutte le principali specie di zanzara vettore e si diffonde ad un ritmo rapido. Di fatto la possibilità di innaffiare con pesticidi anche aree verdi (con la sola esclusione di quelle protette) favorisce l’ulteriore desertificazione delle aree urbane. Questi interventi, come è stato largamente dimostrato dagli infruttuosi interventi di “eradicazione” in Africa, hanno distrutto o gravemente alterato interi ecosistemi, eliminato i predatori e resi più forti i vettori, peggiorando sia la condizione ambientale che sanitaria delle popolazioni locali.