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lunedì 14 maggio 2018

Lotta ai pesticidi, Roma Capitale fa retromarcia


Puntuale come ogni anno, il 9 maggio 2018 la Sindaca Virginia Raggi ha emanato l’ordinanza n.86 ad oggetto «Provvedimenti per la prevenzione ed il controllo delle malattie trasmesse da insetti vettoried in particolare della zanzara tigre (Aedes albopictus) nel territorio di ROMA CAPITALE». Ma questa volta Roma Capitale si è caratterizzata per una totale autoreferenzialità: infatti, a differenza che nel passato, non ha assolutamente preso in considerazione le associazioni interessate al tema, come avvenuto in passato, e nemmeno le associazioni che proteggono gli ammalati di MCS.

Rispetto all’ordinanza 2017, che comunque non era stata ritenuta soddisfacente da numerose associazioni ambientaliste tra cui i GRE, il nuovo dispositivo è decisamente peggiorativo e pare segnare un vero e proprio ritorno al passato: evidentemente approfittando dell’”epidemia” di Chigungunya in provincia di Roma, verrà permessa di fatto la lotta chimica adulticida da parte di privati con deboli sistemi di controllo e nessuna attenzione allo sviluppo di metodologie ecocompatibili e a basso impatto per la salute umana, sia addirittura anche nel corso degli interventi pubblici operati da AMA o da suoi fornitori. La piccola epidemia di Chigungunya del 2017 (156 casi confermati e 126 probabili), è stata, grazie ai mass media, utilizzata per una vera e propria campagna di terrorismo psicologico che ha favorito innanzitutto le multinazionali dei pesticidi: certo si tratta di una malattia fastidiosa, ma sicuramente meno mortale di certe influenze e coinvolge soprattutto viaggiatori in paesi dove essa è endemica e a persone con esse immediatamente in contatto. Nell’attuale situazione, oltre a una adeguata gestione igienica delle aree urbane e delle acque di superficie sia pubbliche che private, fondamentale pilastro della “prevenzione primaria” è un efficiente servizio sanitario in grado di segnalare tempestivamente casi o focolai d’infezione ed un efficace sistema di informazione per limitare l’accesso della popolazione a nazioni e in periodi a rischio.

La Raggi e la Montanari hanno quindi vanificato tutti gli sforzi di cambiamento compiuti nel 2017 in primis grazie al Presidente della Commissione Ambiente Daniele Diaco, di fatti reintroducendo dal 2018 l’impiego di prodotti adulticidi. Mentre nel 2017, Roma Capitale, per tutelare la salute dei cittadini affetti da Sensibilità Chimica Multipla, adottò “come uniche azioni di contrasto la prevenzione e la lotta larvicida, privilegiando l’uso di prodotti biologici”, tale impostazione è stata di fatti declassati a intenzione di “adottare prioritariamente azioni di prevenzione”: ed infatti, proseguendo nelle lettura dell’ordinanza si ravvisa la possibilità di “effettuare trattamenti adulticidi, per tutelare la salute pubblica e salvaguardare l’ambiente”. Per quanto riguarda il fastidio arrecato da questi insetti normali interventi di profilassi urbana e individuale con azioni differenziate verso focolai individuati, opportunamente gestiti e monitorati, sono in grado di garantire un efficace controllo come già dimostrato in altri grandi Comuni. Si afferma di “effettuare trattamenti contro le zanzare adulte nelle aree di pertinenza, solo in presenza di manifeste condizioni d’infestazione” senza specificare come monitorare questa eventualità e si permette l’uso di atomizzatori e nebulizzatori per quale si allegano “consigli di prudenza non esaustivi” come si legge.

Contestualmente al mancato coinvolgimento della Commissione permanente ambiente, non possiamo non rilevare pertanto come la nuova ordinanza possa arrecare particolare giovamento alle ditte irroratrici, in danno della salute e dell’ambiente. Tale inversione di rotta è clamorosa, non solo da un punto di vista del percorso avviato l’anno scorso e irrimediabilmente compromesso, ma soprattutto perché gli assalti al Tar da parte delle ditte nel 2017 sono stati tutti vani: i giudici amministrativi, infatti, hanno ritenuto totalmente legittima l’azione di Roma Capitale.

Virginia Raggi, Sindaca di Roma Capitale


Ma le peggiori novità introdotte sono l’eliminazione del divieto di tutti quei prodotti tossici, nocivi per il feto e per la fertilità e soprattutto i prodotti tossici per l’ambiente e le acque che nel 2017 avevamo ottenuto di introdurre e che adesso invece potranno essere liberamente utilizzati. L’anno scorso, ad esempio, era stato vietato l’utilizzo di tutti i prodotti mutagenici (ex codice di rischio R46 ed R68, ovvero quelli che possono causare mutazioni ereditarie in cellule germinali umane, in mammiferi o sull’uomo senza trasmissione alla progenie), quelli cancerogeni (ex codici R45, R49 ed R40), quelli tossici per la riproduzione (ex codici R60 ed R61): il divieto di utilizzo di tali prodotti non è stato ritenuto da rinnovare dalla Sindaca Raggi. Così come il divieto di utilizzo di quei prodotti molto tossici per l'ambiente e gli organismi acquatici (ai sensi del CLP, Regolamento della CE 1272/2008), fenomeno che storicamente si verificava per dilavamento a seguito degli interventi sulle sponde del Tevere e dell’Aniene (le cui acque sono tutelate anche dalla direttiva 2000/60/CE e dall’adesione ai Contratti di Fiume), che evidentemente non stava a cuore nemmeno dell’Assessore all’Ambiente. Come se ciò non bastasse, torna la possibilità di utilizzare atomizzatori e nebulizzatori, seppur mitigata da una ridicolo appello ad utilizzare tali attrezzature in modo razionale limitando la deriva incontrollata: con gli atomizzatori e i nebulizzatori, gli interventi non sono mirati ma a tappeto, nuocendo in maniera non selettiva agli “insetti non fastidiosi”, come le api che sono anche specie protetta, nonché agli uccelli ed ai piccoli mammiferi come cani e gatti, ma soprattutto minacciando l’intera biodiversità di Roma e delle sue enormi aree verdi.

Giuseppina Montanari, Assessora alla Sostenibilità Ambientale


Secondo i nostri esperti scientifici, è fondato il rischio che quest’anno la gestione del processo possa non essere controllato nemmeno solo da un punto di vista burocratico, dal momento che gli interventi, soprattutto nelle aree private, si concentreranno nell’arco di poche settimane e quindi rendendo praticamente impossibili le verifiche da parte delle pattuglie della Polizia di Roma Capitale assegnate ai singoli Municipi, dal momento che le comunicazioni di intervento devono essere inviate 7 giorni prima dello stesso.

La nuova ordinanza lascia tali interventi al libero arbitrio di amministratori e disinfestatori privati che devono solo comunicare la necessità dell’intervento, ma senza che si preveda un serio monitoraggio scientifico delle situazioni di reale emergenza, lasciato al giudizio di privati in conflitto di interesse non essendo previsto alcun efficace strumento di controllo, né garantendo un adeguato processo di trasparenza (anche ai sensi della Direttiva 2003/4/CE sull’accesso ai dati di interesse ambientale). Nemmeno si indica come monitorare l’efficienza dell’eventuale lotta preventiva e adulticida magari in collaborazione con altri Enti ed Università.

Purtroppo il trattamento adulticida, seppur più costoso, viene favorito dai condomini perché vi si ricorre nel momento in cui la percezione del fastidio è massima, mentre una corretta politica realmente nell’interesse dell’ambiente e a tutela della salute dei cittadini dovrebbe puntare esclusivamente sulla prevenzione, assolutamente possibile e con risultati soddisfacenti e duraturi. È nostro parere che assolutamente da ridurre al minimo “la lotta adulticida alle zanzare” condotta con irrorazioni di insetticidi chimici non biologici, perché nessuno è mai riuscito con essa a eliminare le zanzare riducendone stabilmente il numero. Anzi, ha ulteriormente squilibrato a loro favore i sistemi biologici (del cui degrado sono indizi) uccidendo proprio i loro nemici: pipistrelli, anfibi e uccelli insettivori. Attraverso l’utilizzo di atomizzatori e nebulizzatori, invece, avremo la città irrorata di prodotti mutagenici, tossici e cancerogeni senza una reale possibilità di controllo: è per questo che il nostro appello lo rivolgiamo ai cittadini affinché, sia singolarmente che nell’ambito di eventuali contesti condominiali o consortili, indirizzino le proprie scelte esclusivamente verso prodotti ammessi in agricoltura biologica. Solo interventi preventivi di efficace gestione urbana (pulizia di caditoie, grondaie, tombini, istruzione della popolazione, immissione e protezione di predatori) sono realmente efficaci per ridurre il loro numero. Inoltre l’uso massivo di pesticidi favorisce la resistenza delle zanzare togliendo efficacia, come è accaduto con gli antibiotici nei confronti dei batteri, ad armi che potrebbero essere preziose in caso di reali eventi epidemici.

L'uso massiccio di pesticidi irrorati nelle campagne, nelle città e per uso domestico ha avuto come risultato la crescita della resistenza in popolazioni di zanzare nonostante l’utilizzo di formulati, coadiuvanti e sinergizzanti, in modo simile a quanto accaduto con antibiotici e batteri. Questo fenomeno si sta verificando in tutto il mondo in tutte le principali specie di zanzara vettore e si diffonde ad un ritmo rapido. Di fatto la possibilità di innaffiare con pesticidi anche aree verdi (con la sola esclusione di quelle protette) favorisce l’ulteriore desertificazione delle aree urbane. Questi interventi, come è stato largamente dimostrato dagli infruttuosi interventi di “eradicazione” in Africa, hanno distrutto o gravemente alterato interi ecosistemi, eliminato i predatori e resi più forti i vettori, peggiorando sia la condizione ambientale che sanitaria delle popolazioni locali.