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mercoledì 17 aprile 2019

Forestale, e adesso? Quali scenari dopo il verdetto della Suprema Corte


In attesa di leggere la sentenza, la Corte Costituzionale ha preannunciato di aver ritenuto legittima la “riforma” Madia di soppressione del CFS e suo assorbimento/smembramento, udienza precedentemente rinviata per accorpare in un unico procedimento le sentenze dei vari Tribunali Amministrativi Regionali che si sono via via espressi sull'argomento, per giunta tutti sollevando l'incostituzionalità del decreto legislativo n. 177 del 2016: Abruzzo, Veneto e da ultimo il TAR del Molise. Nonostante la certezza della stroncatura da parte dei Giudici di Palazzo della Consulta, per la sentenza bisognerà attendere ancora, probabilmente anche un mese. 

Tramontata la via giudiziaria, la palla torna alla politica, anche perché in questi mesi si sono susseguite le iniziative parlamentari sull’argomento, in entrambe le articolazioni del Parlamento. Alla Camera dei Deputati hanno presentato una proposta l’onorevole Luca De Carlo di Fratelli d’Italia (che è anche sindaco di Calalzo di Cadore), l’onorevole Maurizio Cattoi del Movimento 5 Stelle, l’onorevole Silvia Benedetti del Gruppo Misto. Al Senato della Repubblica, invece, segnaliamo l’iniziativa del senatore Isabella Rauti di Fratelli d’Italia, dei senatori Claudio Barbaro e Paolo Arrigoni della Lega, del senatore Giuseppo Moles di Forza Italia. Tranne la proposta dell’on. Cattoi, che prevede la creazione di una forza di polizia nell’ambito del Dipartimento Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, tutte le altre proposte auspicano il ripristino dello status quo ante il decreto legislativo 177/2016, ovvero il pieno ripristino del Corpo Forestale dello Stato.

Ma è dall’Europa che potrebbe esserci un ripescaggio, dal momento che presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo pende un ricorso relativo alla militarizzazione del personale: seppure la presentazione di un ricorso alla Corte non ha effetti sospensivi e comunque la Corte di Strasburgo non interverrà a favore dei ricorrenti presso le autorità dello Stato contro il quale è stato presentato il ricorso, in casi eccezionali può richiedere a uno Stato di adottare determinate misure o di astenersi dal compiere determinate azioni, in attesa dell’esame del ricorso (si tratta in genere di casi in cui vi è il rischio concreto che il ricorrente possa subire danni gravi alla persona) ed inoltre per l’Italia vige l’obbligo di attuare le misure necessarie ad adempiere le sentenze di condanna (articoli 34 e 46 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo).