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martedì 24 ottobre 2017

Roma, perchè gli alberi crollano

Un'altra tragedia sfiorata, in piazza delle Cinque Giornate, dove un maestoso pinus pinae si è abbattuto sulla carreggiata stradale schiacciando un taxi e ferendone il conducente fortunatamente in modo non grave.

Ma perché per le strade di Roma cadono così frequentemente alberi?
Intanto ripercorriamo velocemente gli incidenti di quest'anno:

5 gennaio, via delle Tre Fontane (Eur)
7 gennaio, Villa Pamphili (Monteverde)
13 gennaio, 100 alberi tra Prati e Nomentano
6 marzo, via Angelo Emo (Trionfale)
7 marzo: via dell'Agricoltura (Eur)
7 marzo: Villa Bonelli, Appio e Valle Aurelia
15 aprile, via Tacito (Prati)
21 aprile, via Dalmazia (quartiere Trieste)
26 aprile, lungotevere Flaminio
27 aprile, via Candia
20 maggio, via Cola di Rienzo
23 maggio, via Monte Zebio (Prati)
31 maggio, via Nomentana
14 giugno, Circonvallazione Ostiense
26 giugno, piazza della Libertà (Prati)
27 giugno, via Veneto
28 giugno, via Ennio Quirino Visconti (Prati)
29 giugno, via Trenta Aprile (Trastevere)
30 giugno, via Taranto

Bene, ma cosa è successo al pino caduto ieri mattina? Proviamo ad esaminare nel dettaglio le caratteristiche della pianta, aiutandoci con Google Earth e Google Maps:
l'albero schiantatosi si elevava di quasi 15 metri rispetto al piano stradale, una dimensione sicuramente importante ma certo non tra le più alte presenti in città.

Inoltre la pianta era collocata in un'aiuola abbastanza ampia, seppur nelle immediate prossimità della carreggiata. Anche gli interventi di potatura sembrano essere stati regolarmente effettuati.

Ma osserviamo la pianta da alche angolazioni:
                         
Il pino appare visibilmente inclinato verso la strada, forse di 10° o addirittura 15°: è per questo che era già stato incluso nell'elenco di quelli che Roma Capitale avrebbe dovuto tenere sotto osservazione, come dichiarato dall'Assessora Pinuccia Montanari.

Nostra elaborazione da Google Earth Pro
Adesso osserviamolo dall'alto: con un raggio di oltre 8 metri, l'area della chioma del pino arrivava a superare i 200 metri quadri.

Foto da Il Messaggero (Caprioli/Ag.Toiati)
Di contro, l'apparato radicale appare assolutamente inadeguato, con un diametro di "appena" 20 metri quadri: dunque appena il 10% della superficie occupata dalla chiome 15 metri più in alto. Tenendo presente che le radici del pinus pinea si presentano fittonanti e fascicolate, sono indicate anche le radici cordiformi (reiterazioni centrali cordiformi) e il caratteristico rigonfiamento basale al colletto. Ma le radici orizzontali sono state ripetutamente tagliate e, comunque, impedite nel loro allungamento tanto dalle pareti del contenitore che dal terreno esterno alla zolla di lavorazione. In pratica,gli elementi fascicolati hanno seguito stabilmente il profilo della zolla stessa,divenendo radici avvolgenti.

Nonostante la spiccata adattabilità alle condizioni urbane che presenta questa specie tra le più rappresentative del paesaggio italiano, pertanto, interventi assolutamente impropri nonché l'inevitabile "costrizione" ha comportato il verificarsi di cedimenti strutturali.