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venerdì 27 marzo 2020

Autocertificazione, i costi ambientali

Meme dalla rete
Sono ben quattro i moduli usciti finora per la cosiddetta autocertificazione di transito, ovvero quella necessario per uscire di casa in caso di legittima necessità nel periodo dell’emergenza coronavirus.
  • 11 marzo - esce il primo modulo, in cui veniva chiesto di essere a conoscenza delle misure di contenimento del contagio come da DPCM concernenti lo spostamento delle persone fisiche all'interno di tutto il territorio nazionale, nonché delle sanzioni previste in caso di inottemperanza, cui seguivano le motivazioni dello spostamento, e la parte propriamente dichiarativa che fungeva da contenuto della giustificazione.
  • 17 marzo - il modulo viene aggiornato: in aggiunta a quanto previsto nella dichiarazione del 15 marzo, viene chiesto anche di dichiarare di non essere sottoposto alla misura della quarantena e di non essere risultato positivo al virus (cosa, che ovviamente, nessun cittadino non avesse fatto il tampone poteva sapere). Inoltre compaiono le sanzioni previste per l’inottemperanza delle predette misure, configurando il reato contravvenzionale di cui all’art. 650 c.p.
  • 23 marzo - esce il terzo modulo, in cui bisogna indicare, oltre all'inizio dello spostamento e la sua destinazione, anche una motivazione rientrante nel novero delle situazioni di necessità scissa tra la “assoluta urgenza” e la “situazione di necessità” differendo l’una per trasferimenti in comune diverso, l’altra per spostamenti all’interno dello stesso comune, con il richiamo dei due DPCM rispettivamente del 22 marzo e dell’8 marzo 2020.
  • 26 marzo - il Ministero dell'Interno dirama il quarto modulo, quello in vigore, editabile online direttamente da questo link (ma poi va stampato e portato con sé).
Gli italiani si chiedono se questi continui aggiornamenti fossero davvero necessari, e soprattutto cosa si rischia a non stare al passo con questi continui aggiornamenti burocratici, per giunta in una condizione in cui la disponibilità di una stampante non è del tutto scontata (#iorestoacasa). Ed anche la rete si è scatenata sbizzarrendosi in ilarità e battute, al punto che è dovuto intervenire addirittura il capo della Polizia, Franco Gabrielli, per chiarire che gli aggiornamenti sono necessari perchè cambiano le disposizioni.

Ci siamo però posti il problema da un'altro punto di vista: la gente sta chiusa in casa... il Governo pretende un'autocertificazione cambiandone il modello 4 volte in due settimane... qual'è l'impatto ambientale di tale adempimento burocratico (per quanto possa essere importante in un momento così globalmente drammatico per l'intera razza umana)?

In Italia le famiglie sono circa 26 milioni. Supponendo che un terzo di queste famiglie si sia premunito - nel tempo - di tre copie di ciascuna delle quattro autocertificazioni, significa che sono stati stampati circa 104 milioni di moduli.
Considerato che in una risma di carta ci sono 500 fogli, significa che sono state utilizzate 208.000 risme di carta. Uno studio basato su stime del WWF e pubblicato sulla rivista Focus nel 2009, da un pino di diametro medio e alto 15 metri si ricava un metro cubo di legno, che secondo i calcoli si traduce in 159 risme di carta. Per stampare le autocertificazioni, quindi, gli italiani hanno dovuto "sacrificare" 1.308 alberi: poiché ogni albero di grandi dimensioni occupa uno spazio di circa 50 mq, la superficie di bosco consumata per la stampa delle autocertificazioni è pari a circa 6 ettari e mezzo - ovvero circa 10 campi da calcio, per utilizzare una dimensione comunemente nota.