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venerdì 11 settembre 2020

La peste è arrivata

E' da mesi che tutte le autorità europee monitorano la situazione, ed anche noi Gruppi Ricerca Ecologica abbiamo esaminato il fenomeno e denunciato il pericolo che la peste potrebbe comportare a livello globale. Per fortuna non parliamo (ancora) della peste bubbonica, focolai della quale sono stati registrati poche settimane fa in Mongolia [1] e in Cina [2]  e per i quali i sospetti questa volta sono stati fatti ricadere sulle marmotte (ci risiamo, dopo i pipistrelli o i pangolini). Parliamo della peste suina africana (PSA o ASF, dall'inglese african swine fever), una malattia incurabile che colpisce le specie animali appartenenti alla famiglia dei suidi (suini domestico e specie selvatiche, come i cinghiali): il tasso di letalità è del 100% e pertanto può causare gravi ripercussioni socio-economiche nei Paesi interessati. 

In Italia la sua presenza è endemica in Sardegna sin dal 1978, con andamenti epidemiologici oscillanti ma tendenzialmente in netto calo [3], e da anni è attivo un Piano di Sorveglianza Nazionale e di Eradicazione. Negli ultimi anni si è diffusa dall'Asia anche in Europa, causando, tra il 2016 e il giugno 2020, la perdita di 1,3 milioni di suini [4] [5] e pochi giorni fa ne è stata segnalato l'arrivo in Germania, (precisamente in un cinghiale nel Brandeburgo  [6], avvalorando la fantasiosa tesi che il maggiore rischio di diffusione è legato proprio al movimento della fauna selvatica, tesi scientificamente dimostrata come infondata [7], mentre l'attuale epidemiologia riconosce proprio nell'uomo il principale responsabile sia della trasmissione a lunga distanza che dell'introduzione del virus negli allevamenti di suini domestici [8] ) scatenando il panico tra gli allevatori [9].

 

Attualmente, contro la PSA non esiste alcuna cura efficace o vaccino [10] e quindi la prevenzione si basa interamente sulla biosicurezza ovvero la prevenzione del contatto tra il virus e l'ospite suscettibile [11]. Il virus (unico rappresentante della famiglia Asfarviridae) è in grado di diffondersi attraverso il contatto diretto tra animali infetti (ma anche i portatori clinicamente sani possono essere una fonte di nuove infezioni acute [12], la trasmissione indiretta può avvenire a seguito di ingestione di carne e prodotti derivati provenienti da animali infetti, rifiuti alimentari, scarti di cucina, frattaglie di cinghiali infetti o tramite il contatto con oggetti contaminati dal virus come attrezzature, veicoli e abbigliamento [13]. Tuttavia si sta indagando anche su potenziali vettori del virus quali ad esempio mosche [14] o zecche [15], e sulla sua persistenza nell'ambiente [16], elementi fondamentali per prevenire l'ulteriore diffusione della malattia e per comprendere la nuova epidemiologia.

I principali sintomi della peste suina africana sono i seguenti [17]:

  • febbre (40,5 - 42 ° C);
  • leucopenia e trombocitopenia a esordio precoce (48-72 ore);
  • arrossamento della pelle (nei suini bianchi) intorno a orecchie, coda, arti distali, addome e torace;
  • anoressia, cianosi e incoordinazione (si manifesta entro 24-48 ore prima della morte);
  • aumento della frequenza cardiaca e della frequenza respiratoria;
  • vomito e diarrea (a volte contenente sangue);
  • la morte di solito si verifica entro 6-13 giorni dall'infezione, tuttavia, può verificarsi anche dopo 20 giorni;
  • può provocare aborti alle scrofe;
  • il tasso di mortalità dei suini domestici è del 100%.

Ad ogni modo il riconoscimento e la diagnosi della peste suina africana possono essere difficili. Clinicamente, infatti, la malattia sembra identica alla peste suina classica e sembra molto simile a erisipela, salmonellosi, pasturellosi setticemica e altre malattie setticemiche.

Non essendo stato mai segnalato alcun contagio umano, l'opinione scientifica diffusa è che la PSA non sia una patologia zoonosica [5], ovvero una malattia infettiva che possa essere trasmessa dagli animali (escluso l'uomo) all'uomo (o viceversa), direttamente (contatto con la pelle, peli, uova, sangue o secrezioni) o indirettamente (tramite altri organismi vettori o ingestione di alimenti infetti). Pertanto il consumo di carne di animali infetti è vietato non a causa della minaccia di infezione per l'uomo, ma a causa della minaccia che il pericoloso virus possa diffondersi oltre l'area dell'infezione attraverso carne, sangue o organi interni [18]. Tuttavia, significative lacune conoscitive evidenziano l'urgente necessità di ricerca per indagare le dinamiche della trasmissione indiretta attraverso l'ambiente, le dosi infettive minime per l'ingestione di mangimi contaminati, la probabilità di contatti efficaci tra cinghiali infetti e suini domestici, il potenziale per gli animali guariti di diventare portatori e serbatoio per la trasmissione, la potenziale persistenza del virus all'interno delle popolazioni di cinghiali e l'influenza del comportamento umano per la diffusione della peste suina africana [19]

E' bene precisare che sono state scoperte nuove sequenze virali nel siero umano e nelle acque reflue che sono chiaramente correlate alla famiglia degli asfarvirus sebbene altamente divergenti dal virus della peste suina africana: il rilevamento di queste sequenze suggerisce comunque che potrebbe esistere una maggiore diversità genetica tra gli asfarvirus di quanto si pensasse in precedenza e aumenta la possibilità che si verifichi un'infezione umana da parte degli asfarvirus [20].

Al momento, comunque, il virus della PSA è "solo" un agente virale con un impatto significativo a causa dei suoi effetti devastanti sulle popolazioni di suini domestici durante le epidemie, ma che potrebbe andare ben oltre le perdite economiche e la destabilizzazione dell'industria della carne suina, compresi gli effetti a valle sulla salute umana: una minaccia notevole, infatti, è la potenziale carenza di eparina, un farmaco anticoagulante utilizzato per prevenire la formazione di coaguli di sangue, e pertanto rappresentante il principale intervento farmaceutico per la prevenzione degli attacchi di cuore durante gli interventi chirurgici e per l'uso nei pazienti in dialisi. Ma recentemente è stata avviata la sperimentazione dell'eparina  [21] nella versione non frazionata (altresì detta a basso peso molecolare) anche nel trattamento del Covid-19 (toh!) proprio per gli effetti che l'anticoagulante avrebbe avere sui trombi e per impedire il legame con le proteine spike ossia quelle proteine che il virus usa per legarsi ai recettori ACE2 delle cellule che prende di mira e quindi per infettare il corpo [22]: l'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) ha finanche pubblicato anche una scheda tecnica sull'utilizzo dell'eparina a basso peso molecolare nel trattamento dei pazienti con Covid-19 [23].

Il principio attivo contenuto nell'eparina viene estratto dall'intestino di maiale: in qualità di più grande produttore mondiale di carne suina, la Cina fornisce quasi l'80% dell'offerta globale degli ingredienti farmaceutici attivi necessari per produrre eparina. Ma l'epidemia di PSA ha portato a perdite significative di popolazioni di suini in Cina (si stima tra 150 e 200 milioni di suini) a causa della PSA in Cina [24] e pertanto si sono creati tutti i presupposti per una carenza globale di eparina che sta già allarmando diverse organizzazioni (come il produttore Fresenius Kabi in Germania e la Food and Drug Administration - FDA statunitense [25]). Esistono potenziali alternative ai suini, ma i prodotti a base di bovini sono stati interrotti già da tempo negli Stati Uniti per timori sulla malattia da prioni (degli "agenti infettivi non convenzionali" di natura proteica) e i prodotti a base di pecora e capra non sono mai stati testati sugli esseri umani. Se i focolai di PSA portassero a una carenza prolungata di eparina, gli ospedali e i sistemi sanitari potrebbero essere costretti a modificare le loro pratiche di routine.

Ad ogni modo anche la PSA ci insegna che insieme alla crescente globalizzazione, l'introduzione di malattie umane e animali rappresenterà una minaccia continua per la salute pubblica e del bestiame, il commercio di animali e dei loro prodotti e la sicurezza alimentare [26].

GRE LAZIO 

[1] Due casi di peste bubbonica in Mongolia: scatta il divieto di caccia alle marmotte
[2] Peste bubbonica, un morto in Mongolia. Villaggio in quarantena, allerta per tutto il 2020
[3] Ministero della Salute - peste suina africana
[4] EFSA - Peste suina africana: lentamente la malattia si propaga nell’UE
[5] OIE - Global situation of african swine fever - Report N°47: 2016 – 2020
[6] Rachel A. Taylor1, Roberto Condoleo, Robin R. L. Simons, Paul Gale, Louise A. Kelly, and Emma L. Snary - "The Risk of Infection by African Swine Fever Virus in European Swine Through Boar Movement and Legal Trade of Pigs and Pig Meat" - in Frontiers in Veterinary Science (09 January 2020)
[7] Tomasz Podgórski,  Krzysztof Śmietanka - "Do wild boar movements drive the spread of African Swine Fever?" in Transboundary and Emerging Diseases - Volume 65, Issue 6 Pages: i-ii, 1397-2056 December 2018
[8] Erika Chenais, Klaus Depner, Vittorio Guberti, Klaas Dietze, Arvo Viltrop & Karl Ståhl - "Epidemiological considerations on African swine fever in Europe 2014–2018" in Porcine Health Management volume 5, Article number: 6 (2019) 
[9] Germany confirms first case of swine fever in wild animal
[10] Hovakim Zakaryan, Yolanda Revilla - "African swine fever virus: current state and future perspectives in vaccine and antiviral research" - in Veterinary Microbiology Volume 185, 15 March 2016, Pages 15-19
[11] Mary Louise Penrith, Wilna Vosloo - "Review of African swine fever: Transmission, spread and control" in Journal of the South African Veterinary Association 80(2):58-62
[12] P.L.Eblé, T.J.Hagenaars, E.Weesendorp, S.Quak, H.W.Moonen-Leusen, W.L.A.Loeffen - "Transmission of African Swine Fever Virus via carrier (survivor) pigs does occur" -  in Veterinary Microbiology Volume 237, October 2019, 108345
[13] IZS dell'Umbria e delle Marche - peste suina africana
[14] Mateusz Fila, and Grzegorz Woźniakowski - "African Swine Fever Virus – The Possible Role of Flies and Other Insects in Virus Transmission in Journal of Veterinary Research, 2020 Mar; 64(1): 1–7
[15] Groocock, C. M. ;  Hess, W. R. ;  Gladney, W. J. - "Experimental transmission of African swine fever virus by Ornithodoros coriaceus, an argasid tick indigenous to the United States" in American Journal of Veterinary Research 1980 Vol.41 No.4 pp.591-594 ref.16
[16] Xander O’Neill, Andy White, Francisco Ruiz-Fons & Christian Gortázar - "Modelling the transmission and persistence of African swine fever in wild boar in contrasting European scenarios" in Scientific Reports volume 10, Article number: 5895 (2020) 
[17] State Food and Veterinary Service (SFVS) of the Republic of Lithuania - African swine fever
[18] BFR - Fragen und Antworten zur Afrikanischen Schweinepest (ASP) - Aktualisierte FAQ des BfR vom 11. September 2020
[19] Guinat, C., Gogin, A., Blome, S., Keil, G., Pollin, R., Pfeiffer, DU., Dixon, L.(2016) - "Transmission routes of African swine fever virus to domestic pigs: current knowledge and future research directions" in BMJ Journals - Veterinary Record 178, 262-267
[20] Joy Loh, Guoyan Zhao, Rachel M. Presti, Lori R. Holtz, Stacy R. Finkbeiner, Lindsay Droit, Zoilmar Villasana, Collin Todd, James M. Pipas, Byron Calgua, Rosina Girones, David Wang, Herbert W. Virgin - "Detection of Novel Sequences Related to African Swine Fever Virus in Human Serum and Sewage" in Journal of Virology DOI: 10.1128/JVI.00638-09