Horizontal Popup Menù with Images
consigli e idee dalla rete news dalle Istituzioni aree protette energie in circolo

domenica 17 marzo 2019

Riciclaggio della carta, l'inchiostro che fine fa? #differenziAMOci 17/28

 #differenziAMOci 17/28
 
Cosa succede all'inchiostro una volta rimosso dalla carta?
Il processo di riciclaggio di materiali cellulosici prevede la rimozione di tutte le impurità: per ridurre il materiale fibroso in fibre elementari è necessaria la sua flottazione o spappolamento in acqua.
 
La pulitura del materiale fibroso avviene per via meccanica / chimica (generalmente impiegando una o più resine sintetiche scelte in funzione del tipo di carta da macerare e un solvente altobollente) e, da qualche tempo, per via enzimatica (ad esempio tramite l’uso di composti specifici come i surfattanti non ionici): tramite dei depastigliatori (il cui scopo è quello di sciogliere grumi o nodi di fibre che non si sono completamente aperti nella fase si spappolatura) e la successiva depurazione fine, i contaminanti chimici vengono separati dalle fibre a cui sono saldamente ancorati.
 
Oltre alle graffette,inchiostri, adesivi, resine e oli siccativi vengono intrappolati nella schiuma prodotta durante la disinchiostrazione. Per rendere più facile il loro allontanamento, è necessario che le particelle di inchiostro vengano agglomerate tra loro: a tal fine si ricorre a un processo chimico-fisco che si basa sul diverso grado di bagnabilità (idrofilia) delle particelle disperse nella massa. Un agitatore meccanico introduce aria nell’elemento rotante provocando la formazione di bolle. L’ambiente che si crea, favorisce, per le diverse proprietà superficiali, l’attrazione delle particelle inquinanti e dei pigmenti sulle bolle generate, favorendone il galleggiamento. Questo materiale viene raccolto e gran parte dell'acqua utilizzata vien recuperata e reimmessa in circolo.
 
Nel caso di disinchiostrazione per via enzimatica vi sono due metodi per liberare le particelle d’inchiostro dalle fibre: per idrolisi dei carboidrati come le cellulose e le pectine, oppure con l’idrolisi degli oli siccativi presenti negli inchiostri. Inoltre, anche gli enzimi degradanti della lignina e l’idrolisi dell’amido possono contribuire positivamente nel distacco delle particelle inquinanti. Quale conseguenza del miglioramento del distacco e la maggior efficienza della flottazione ottenuta con il trattamento enzimatico, può essere ridotto l’uso di chimici alcalini nel processo della disinchiostrazione con possibile riduzione dei costi.
 
Il materiale rimanente, che è ancora il 30% -50% di acqua, contiene anche fibre molto piccole che sono state lavate via dalla polpa durante il processo di disinchiostrazione: i fanghi inviati allo smaltimento e sottoposti a trattamenti che li rendano completamente inerti rispetto all’ambiente.

Lo smaltimento dei fanghi avviene attraverso il processo d’incenerimento, ottenendo calore, primaria fonte energetica per ogni cartiera. I residui della combustione che si ricavano vengono poi utilizzati per gli usi più disparati, come la realizzazione di sottofondi di drenaggio, la produzione di malte cementizie, ecc.
 
Il metodo di smaltimento scelto è anche in funzione del tipo di materiale. In un tipico impianto di disinchiostrazione, ogni 50 tonnellate secche di carta recuperata posta nel pulper, genereranno risulterà fino a 17 tonnellate secche di inchiostro, collanti e piccola fibra da smaltire.